Nel 1908, dopo lunghi anni di vane progettazioni, finalmente la città di Volterra vide coronato il sogno di essere raggiunta dalla strada ferrata, che già dal 1863 congiungeva Cecina con Saline.
Si dette subito inizio ai lavori, per la realizzazione di un prolungamento di 8 km e 345 metri, in parte armato di cremagliera, che permetteva di raggiungere la città estrusca, superando un dislivello di ben 500 metri.
Il 15 settembre 1912, alla presenza delle autorità cittadine, dei rappresentanti del governo e di tutta la cittadinanza, venne così inaugurato il tanto anelato tratto ferroviario, con grandi festeggiamenti che si protrassero per ben 2 giorni.
Per la progettazione e la realizzazione dell’opera, il principe Paolo Ginori Conti, che si era personalmente prodigato come membro della Camera dei Deputati, ricevette dall’amministrazione comunale un encomio particolare e una medaglia d’oro. Il fatto venne anche ricordato con una lapide apposta nel palazzo comunale.
La realizzazione della linea ferroviaria, ritenuta un progetto tecnicamente ardito, non fu cosa facile, per la natura del terreno argilloso e estremamente instabile delle colline volterrane, che resero necessarie accurate opere di consolidamento, come passaggi, cavalcavia e ponti. Venne anche costruita una costosa variante di ‘regresso’, che permetteva di raggiungere a marcia indietro un troncone ferroviario, per la manovra che avrebbe ricondotto il trenino in stazione, nella posizione giusta per ripartire verso Saline.
La lunghezza totale del percorso, dalla stazione di Saline a quella di Volterra era di circa 8 km e 345 metri, di cui un tratto, di circa 3700 metri, in ascesa pari al 100 per mille, che venne appositamente armato a cremagliera con sistema ‘Strub’.
All’inizio vennero commissionate 3 locomotive, costruite in Svizzera, in grado di trainare o spingere convogli fino a 70 tonnellate. In seguito ne furono assegnate al percorso altre 4 che potevano raggiungere una velocità di 40 km/h nei tratti normali e di 15 Km/h nei tratti di salita a cremagliera. Per consentire una maggior spinta durante la salita la locomotiva (della potenza di 325 kw), era sempre collocata in coda, in modo da spingere i vagoni, sfruttando al massimo la sua potenza. Durante la discesa invece, veniva collocata davanti ai rimorchi, per svolgere la sua funzione frenante nei tratti più ripidi. I convogli erano composti da carrozze di I-II-III classe, dai reparti bagaglio e postale, dallo scompartimento del capo-treno e perfino da un canile. Venne anche costruito un apposito carro-cellulare per il trasferimento dei carcerati dalla casa di reclusione volterrana.
La linea divenne indispensabile per il trasporto di persone e merci come legname, carbone, masserizie, ma soprattutto di alabastro grezzo e lavorato. Ogni corsa effettuata dal trenino era sempre molto frequentata, essendo Volterra, sede di importanti uffici amministrativi e di tribunale. Nella giornata ne erano previste 5 in ciascuna direzione, che permettevano di raggiungere Volterra in soli 39 minuti, rispetto alle 2 ore necessarie in diligenza.
Rimasta indenne durante il passaggio della guerra, la ferrovia arrivò allo scontro col competitivo boom automobilistico. La situazione del tratto ferroviario, aggravata dai costi di manutenzione per continue frane e smottamenti, fece sì che dopo oltre 46 anni di servizio onorato, lo sbuffante trenino di Volterra, alle 16,20 del 21 novembre del 1958, effettuò la sua ultima corsa, sostituito da un servizio di autobus della ‘SITA’.
Le 4 locomotive della serie ‘980’ che avevano viaggiato sul tratto Saline-Volterra, continuarono il loro lavoro a Bagnoli (Na), dove trainavano vagoni di carbone e materiale ferroso verso gli altiforni dell’ILVA. In seguito, non più utilizzate, ne venne salvata solo una, la ‘002’ portata presso il deposito di Roma e in seguito trasferita a Merano in attesa di essere spostata in un museo. Quando nel 1982 fu inaugurato il ‘Museo Ferroviario di Pietrarsa’, vicino Napoli, vi venne prontamente collocata, la storica locomotiva, onorevole testimonianza di un pezzo di storia di casa nostra.
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