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La Farneta è un’area prevalentemente boschiva, che si trova nella parte orientale della Riserva di Monterufoli. Ha una superficie approssimativa di 200/230 ettari,   con un’altitudine massima di 482 m. slm  (Puntone di Farneta)

E’ delineata a Sud dal Secolo e a Ovest/Nord Ovest dal Trossa, due torrenti che hanno saputo modellare nel tempo, un paesaggio  veramente esclusivo, grazie anche alla bassa antropizzazione e alla totale assenza di aree urbane nelle zone circostanti.

Il complesso forestale della Farneta, con la sua elevata copertura arborea (circa l’85%), rappresenta un’importante risorsa  naturalistica della Riserva di Monterufoli, caratterizzata da particolari microclimi, dove è possibile trovare addirittura, specie relitte provenienti dalla flora del Terziario (da 65 a 2 milioni di anni fa), come l’Alloro (Lauro Nobilis) e il Tasso (Taxsus Baccata), insieme a vaste foreste di cerro, leccio e quercia, che si alternano alla Macchia Mediterranea.  L’ambiente è unico e selvaggio, con aree percorse di nuovo dal lupo e che vedono la presenza di ungulati, rapaci, uccelli di ogni tipo e numerosi anfibi.

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Nel versante di Sud-Est e nelle vicinanze dei corsi d’acqua, gli affioramenti serpentinosi, offrono paesaggi lunari, aridi, che rendono difficile la colonizzazione delle piante, modificandone la forma e l’aspetto, data la presenza di metalli pesanti nel substrato ofiolitico. Nella discontinuità di copertura boschiva, tipica di queste rocce, sono presenti piccoli alberi di ginepro e di fillirea, come veri bonsai naturali, che con le loro ridotte dimensioni, sopravvivono tenacemente a questo ambiente estremamente inospitale. All’inizio della primavera, l’aspetto aspro di queste garighe, è ingentilito dalle fioriture dei bei cuscini di Euforbia Spinosa, dall’Iris Lutescens e dal profumato Elicrisum Italicum. appr. Le intrepide piante delle ofioliti

Le aree palustri, i rigagnoli, i fossetti e le innumerevoli purissime sorgenti, purtroppo dimenticate e ignorate dalla attuale sentieristica, ci fanno notare, in mezzo alla vegetazione lussureggiante, la ricchezza di acqua di questa zona. L’ottimo stato di conservazione dell’ambiente umido e di forra, è regno di anfibi come la “Rana Italica”, l’Ululone dal ventre giallo, la Salamandrina con gli occhiali” ed altri.

Da sempre, anche nella memoria dei nostri nonni, la Farneta, ha significato abbondanza e ricerca di funghi. Ma allo stesso tempo, questa grande area così fittamente boscata, è sempre stata temuta, perché spesso era facile, che le persone che vi si addentravano, si smarrissero e fossero costrette a passarci la notte. Ma questo bosco, così misterioso, temuto e impenetrabile, è stato anche testimone, di episodi che raccontano la Resistenza Partigiana. Luogo che offriva protezione e sicurezza, fu rifugio dei partigiani di Berignone, provenienti dal Poggio di Spartacciano e che in seguito, ingannevolmente, vennero tratti in arresto.

Anche nel podere “Monna”, situato nella pendice di Nord-Est, così romito, così nascosto, hanno trovato ospitalità gli sfollati dei paesi e delle campagne vicine, durante il secondo conflitto mondiale.

Verso la fine del mese di luglio 2012, nelle vicinanze di questo podere, un vasto incendio distrusse l’area Nord-Orientale di questi meravigliosi boschi, annientando una parte del patrimonio naturalistico della Farneta, che in quella zona contava anche esemplari plurisecolari di Ginepro Rosso.

Probabilmente la “ Farneta” prende il suo nome dal grande numero di querce, che da sempre hanno ricoperto questi boschi.

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