La più grande necropoli della Città etrusca, fu ritrovata lungo l’antica strada che da Volterra conduce verso il piano dell’Era, in una zona interessata da scavi fin dal 1700, quando Curzio Malaparte, tramite antiche carte, era presumibilmente riuscito a identificare, la presenza di monumenti funerari. Ma purtroppo, la frenesia di accrescere le collezioni di ricchi privati, fece disperdere allora, la maggior parte dei materiali reperiti, che solo in parte confluirono in seguito al Museo Guarnacci. Nel 1828 parte dei preziosi reperti furono acquistati dal Granduca Leopoldo II° e quindi ceduti al Museo Archeologico di Firenze, dove ancora sono conservati.
Negli ultimi scavi eseguiti , intorno agli anni 1970-71, sono state rinvenute una ventina di tombe parzialmente danneggiate e inaccessibili, con sepolture risalenti al 4°-5° sec. a.C. Le più accessibili che possiamo tuttora visitare sono i 2 ipogei dei ‘Marmini’ risalenti a un periodo, stimato intorno al 3°-1° sec a.C. Nella prima tomba si accede tramite un lungo ‘dromos’ con doppia rampa di scale che scendono in profondità, dove si apre un unico ampio locale, con grande pilastro centrale di tufo, che sostiene la volta ricavata in un blocco di pietra panchina. Circonda la parete un’ampia banchina funebre semicircolare, dove erano allineate le urne fatte di pietra arenaria e di alabastro, finemente decorate con raffigurazioni della vita del defunto. Insieme alle urne, erano deposti dei vasi e il corredo funerario, che comprendeva cibo, bevande e oggetti di uso quotidiano. Naturalmente non mancavano i bellissimi gioielli e gli strumenti tipici del lavoro esercitato in vita, utensili in osso, avorio e monete. Anche nella seconda tomba i corredi funerari rinvenuti erano simili, come le urne e i vasi in terra cotta, calcare locale o alabastro. Come per l’altro ipogeo, si accede da un ampio vestibolo quadrato nel quale si aprono 4 piccole nicchie funerarie dove sono presenti le banchine per la deposizione delle urne cinerarie.
Le tombe furono probabilmente in uso fino agli inizi del primo secolo d.C. e vi risultavano deposte diverse generazioni di Etruschi.
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