MONTECASTELLIIl piccolo borgo di Montecastelli Pisano sorge su un'altura che sfiora i 500 metri, affacciata sulla stretta gola del torrente Pavone. Si presume che le sue origini possano risalire all' epoca medievale, quando i Longobardi controllavano le ricche risorse minerarie della zona. Ma lo troviamo per la prima volta, ufficialmente nominato in atti del 1194, che già attestano le controversie tra i vescovi di Volterra e l'imperatore Arrigo VI°. Finché intorno al 1200 il Vescovo Ildebrando Pannocchieschi e Guasco della Rocca edificarono insieme il castello, dividendosene il dominio. Più volte in seguito, fu oggetto delle numerose e interminabili contese tra Comune e Vescovi di Volterra, che non trovarono tregua nemmeno dopo l'atto di sottomissione, che Montecastelli giurò nel 1319 nei riguardi del Comune. Rimanevano infatti di proprietà della Chiesa tutte le miniere della vallata del Pavone, ricche di minerali di rame e argento, naturalmente oggetto delle aspre rivalità. In seguito, dal 1370 al 1381, il borgo passò sotto i Fiorentini. Sempre al centro di controversie, nel 1431 fu occupato dalle truppe di Niccolò Piccinino e nel 1447 subì l'assedio di Alfonso d'Aragona, re di Napoli, che però non riuscì a conquistarlo e il paese tornò sotto il definitivo dominio di Firenze. Oggi Montecastelli conserva ancora una interessante struttura urbanistica medievale. Ha una porta di ingresso, quasi intatta, edificata con blocchi squadrati di pietra, con arco a tutto sesto che mostra ancora una chiusura. Il borgo è circondato da 2 assi stradali principali che mettono in comunicazione le piccole case di pietra disposte su più livelli, tramite passaggi, vicoli e strette scalinate. Inglobati nelle costruzioni esterne restano visibili ancora tratti delle antiche mura medievali. Il paese è dominato dalla possente torre quadrangolare dei Pannocchieschi del XII secolo. Fatta erigere nel 1215 dal vescovo Pagano dei Pannocchieschi, fu distrutta dopo pochi anni dalle milizie del Comune di Volterra, per essere ricostruita nel 1343 da Felice Belforti. Vicino alla torre, posta in cima a una scalinata, si trova la pieve romanica dedicata ai Santi Filippo e Jacopo, una delle più belle della val di Cecina. Ancora intatta nella sua struttura, che risale circa al 1300, mostra la bella facciata a tre navate, realizzata in filaretti di pietra tufacea locale. Sulla fiancata destra, dove si apriva in passato una porta, rimane ancora visibile un'apertura con architrave a sesto acuto, dove si notano scolpite delle raffigurazioni di caccia e delle decorazioni floreali, logorate dal tempo. All'interno della chiesa è conservato un apprezzato dipinto attribuito a Cosimo Daddi, che raffigura l'Immacolata Concezione tra gli angeli e i santi Antonio, Orsola e Francesco.
BUCA DELLE FATE
Vicino al paese, sulla strada che conduce a Castelnuovo V.C., si trova una tomba etrusca gentilizia, risalente al VI secolo a.C. che testimonia gli antichi insediamenti umani nella zona. Si presenta come una cavità scavata nel masso calcareo, a pianta quadrangolare, con la volta sorretta da un pilastro centrale. Ai lati si aprono piccoli cunicoli scavati direttamente nella roccia, come pure i giacigli che accoglievano i corpi dei defunti. In tempi remoti, questo piccolo ipogeo è stato depredato del corredo funerario e ha inoltre costituito un rifugio per i fedeli al tempo delle persecuzioni cristiane e ariane effettuate in epoca romana, come attesta la simbologia scolpita nelle pareti e sul pilastro che sorregge la volta.
|