Gli scavi che riportarono alla luce i resti del Teatro romano e dell’impianto delle terme, iniziarono negli anni ’50 per merito dello studioso volterrano Enrico Fiumi. Negli scavi per riportare allo splendore, l’importante monumento, il Fiumi fece ricorso all’aiuto di una squadra di malati ricoverati presso l’ospedale psichiatrico della città, come impresso in una targa all’ingresso, a ricordo del loro contributo.
Durante gli scavi venne ritrovata un’epigrafe, ora conservata al museo Guarnacci, dalla quale apprendiamo che furono alcuni membri della famosa famiglia volterrana dei Keikna, che già aveva preso la denominazione latina ‘Caecina’, che si impegnarono a costruire a loro spese il teatro. Il teatro appare parzialmente addossato nello scosceso pendio naturale; una galleria aperta semicircolare permetteva l’accesso del pubblico alla ‘cavea’, la zona delle gradinate occupata dagli spettatori, che ora è quasi completamente franata.
La ‘caeva’ aveva due ordini di gradini, fatti con ‘tufo di Pignano’ o in marmo, che portavano incisi delle famiglie più influenti della città. In parte conservate anche le gradinate a raggiera di Selagite, la pietra di Montecatini. Ai piedi della caeva un semicerchio ospitava l’orchestra, il proscenio e un palco coperto per gli attori. Il frontescena lungo quasi 36 metri (122piedi romani) era costruito a 2 piani colonnati, con altezza superiore a 16 metri.
Verso la fine del III° secolo il teatro fu abbandonato e si ipotizza che potesse aver subito dei danni a causa di un terremoto. Intorno al IV° secolo, in prossimità dell’edificio scenico del vecchio teatro venne istallato un impianto termale, recuperando i materiali in disuso del teatro stesso. Si conservano ancora parti dei muri inferiori e dei pavimenti a mosaico dal quale si accedeva al frigidario di forma quadrangolare e a un altro vano a forma ellittica con riquadri policromi che portava al calidario e al tepidario. Un annesso focolare, tramite intercapedini ricavate sotto il pavimento, rilasciava il suo calore. In epoca medievale la costruzione delle mura cittadine, inglobarono la parte più alta che restava delle gradinate del teatro, che in seguito diventò una grande area di rifiuti che lo seppellirono per secoli, fino agli anni 1950.
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