Sul “Poggio di Spartacciano” che sovrasta il bagno di San Michele, si possono osservare i resti di un antico eremo, la cui struttura è oggi ridotta a pochi frammenti di muri che lasciano appena intravedere le linee della vecchia chiesa.
Si ipotizza che anticamente, intorno alla fine del 400, nel luogo fosse stata già edificata una chiesa in seguito a un'apparizione miracolosa di San Michele Arcangelo. Altre documentazioni attestano che sia il Bagno di San Michele sia la chiesa stessa, già nel 1300 fossero sotto la giurisdizione del Comune di Montecerboli.
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Solo dopo l'epidemia di peste del 1348 che spopolò la Val di Cecina, i monaci Celestini giunsero sul Poggio di Spartacciano dove vi costruirono un convento. Vi rimasero nonostante il susseguirsi di guerre i invasioni fino al 1690, ma la situazione di degrado dell'edificio, bisognoso di importanti interventi di manutenzione, fece allontanare definitivamente i monaci, verso la fine del 1700.
Il monastero viene popolarmente chiamato “San Michele alle formiche”, per un'antica leggenda che sembra ancora rinnovarsi ogni anno nei giorni intorno al 29 settembre (giorno di San Michele). Si racconta che già nei secoli passati, sciami di formiche alate amassero riunirsi intorno alla camapana della chiesetta, per morire nei giorni successivi.
Finché nel XVIII secolo, la piccola campana venne prelevata dal monastero ormai fatiscente e collocata sulla torre civica del Marzocco a Pomarance. La tradizione popolare racconta che ogni anno, verso la fine del mese di settembre, file e sciami di formiche alate, visibili sulle mura delle case di tutto il rione, facciano ritorno per visitare la loro campana, magari con l'intento di poterla riportare indietro fino sul Poggio di Spartacciano, ai ruderi della piccola antica badia.
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