Cala Martina, Cala Violina  e Cala delle Civette

anna stefano paolo

11.8 km, 05:41:22

Coordinate punto di partenza: 42°52'48.72"N 10°46'45.89"E   google maps cane-libero estate-no
- Percorso il :  25/01/2023 - Tempo impiegato: 05:41:00 h - Tempo in movimento: 04:14:00 h
- Distanza percorsa: 11,40 km - Dislivello tot. In salita: 517 m - Pendenza: med. 7,6% max. 37,0%
Verificato il:25/01/2023
- Note:  il numero riportato per l’ identificazione dei sentieri, è stato rilevato dalla cartellonistica cartografica presente sul percorso
- Difficoltà : E
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DESCRIZIONE
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Non appena l’inverno ci regalerà una giornata serena con buona visibilità, non ci lasceremo sfuggire l’ occasione per goderci un bel percorso costiero, spingendosi sulle ripide coste della Maremma alla scoperta di piccole e famose cale. 

Il nostro itinerario si svolgerà nella fascia costiera della ‘Bandita di Scarlino’, una grande Riserva Naturale della Maremma Toscana di ben 8700 ettari, che deve il nome proprio ai ‘bandi’ indetti per la compravendita dei lotti del suo bosco.

Abbiamo deciso di iniziare il nostro cammino dalla località Puntone di Follonica e più precisamente alla sua estremità sud, nei pressi del ristorante “Cantuccio”, dopo aver  parcheggiato l’auto nell’ampio spazio adiacente. (coord. 45°52’48,7”N 10°46’45,8”E)

Partiremo in direzione sud, passando proprio in mezzo alle piccole costruzioni, imboccando l’ampia strada sterrata che si trova subito dopo la sbarra (Sent.1). Camminiamo agevolmente e in solitudine, grazie al periodo invernale che tiene lontano il gran numero di turisti e bagnanti, che durante la bella stagione affollano questo tragitto.

Da subito saremo circondati dalla tipica vegetazione mediterranea, che ricopre rigogliosa le morbide colline fino a lambire le spiagge. Oltre alle piante di Leccio e ai soliti arbusti che compongono la Macchia, saremo attratti dalla presenza della Barba di Giove, (scheda) degli Olivastri e dei Cisti(scheda) che delimitano la stradina, colonizzando le pendici più rocciose che scendono fino al mare.

Dopo circa km2,4 di comodo cammino, ci troveremo in prossimità del piccolo promontorio di Punta Francese, oltre il quale a poche decine di metri scorgiamo sul margine sx della strada l’epigrafe dedicata all’eroe dei due mondi, che nel settembre 1849, dopo una rocambolesca fuga attraverso la Toscana, si imbarcò da qui per raggiungere la salvezza verso la Liguria.

Proveniente da S. Dalmazio dove si era rifugiato negli ultimi giorni di agosto durante la sua 'trafila', Garibaldi insieme al capitano Leggero giunsero a Cala Martina la mattina del 2 settembre 1849 dove alcuni patrioti avevano organizzato la loro fuga.  Si imbarcarono prontamente sul peschereccio 'Madonna dell'Arena', che li stava attendendo e proseguirono verso l'Isola d'Elba e quindi verso la salvezza in Liguria. 

Si racconta che nel 1886, un gruppo di reduci garibaldini, per commemorare l'impresa del loro eroe, abbia gettato in mare nel punto dell'imbarco un blocco di granito che ancora si vede a pochi metri dalla spiaggia.

In ricordo di Garibaldi il 2 ottobre 1949 è stata ufficialmente inaugurata una stele in travertino con la figura in bronzo dell'eroe, opera dello scultore grossetano Telemaco Faccendi.

le 3 cale 019Proprio di fronte, un ampio e battuto camminamento in mezzo ai lecci e a un basso cespuglieto, ci condurrà  alla piccola baia di Cala Martina, dove l'assoluto silenzio e il mormorio del mare ci fanno respirare un’aria surreale. Gli scoscesi costoni che delimitano la spiaggia ciottolosa, contrastano con il loro colore ocra, l’azzurro di un mare limpidissimo, sfoggiando la loro particolare conformazione alveolata. L’azione erosiva dell’acqua, del vento e del sole hanno scavato nel tempo, piccoli fori e striature nella roccia calcarea, da farla sembrare punteggiata da elaborati ricami. 

Ripresi i nostri zaini e le nostre cose, dopo aver guadagnato di nuovo la strada, continueremo il nostro viaggio verso sud, accompagnati da suggestive vedute che si aprono sporadicamente sul litorale. Poco più avanti, dopo poco più di 1 km e mezzo di cammino in prossimità di una piccola discesa, contornati dalla rigogliosa presenza degli Olivastri e del Ginepro fenicio,(Scheda) ci appare la grande distesa sabbiosa di Cala Violina.

le 3 cale 020Questa è sicuramente la più famosa e conosciuta delle spiagge della Maremma, che per l’unicità del suo fascino naturalistico è stata addirittura considerata da ‘Legambiente’ tra le 11 spiagge più belle d’Italia. Acceleriamo il cammino impazienti di calpestare  quella sabbia incantata e dopo pochi metri ancora imboccheremo il camminamento che ci porta direttamente sulla spiaggia. A differenza di Cala Martina, questa baia è molto più grande, contornata dalla rigogliosa vegetazione della Macchia che arriva fino a lambirne la spiaggia. La sabbia è sottile, bianchissima ed invoglia a camminarci sopra. E’ composta da minuscoli granelli di quarzo, che quando vengono calpestati nel silenzio, sembra che riproducano il suono di un violino, da cui la fantasia popolare avrebbe attribuito il nome a questa affascinante cala. 

La sabbia di Cala Violina è costituita da minuscoli granelli di quarzo, che se calpestati danno uno speciale suono che ricorda la melodia di un violino. Pare che le onde sonore provocate dallo spostamento dei piccoli granelli, emettano una particolare frequenza percepita da noi come una musica.  Un misterioso fenomeno acustico, che nel mondo caratterizza solo un centinaio di altri luoghi, dove si può ritrovare questa particolarità.  In tempi più antichi, anche Marco Polo ha descritto una simile curiosità riscontrata in Cina nelle dune di Mingshashan (Monte delle sabbie canore), nel Deserto di Dunhang.                                                  

Spingendoci sulla spiaggia fin quasi al bagno-asciuga, scorgiamo con stupore numerose orme di animali selvatici che prima di noi durante la notte, hanno voluto anticipare la nostra passeggiata.

Qui ci concederemo un breve riposo, seduti sui grandi tronchi che le mareggiate invernali hanno trasportato fino a riva, insieme a piccole spugne e a ciottoli di pomice, dopo di che riprenderemo il cammino verso Cala delle Civette, l’ultimo promontorio prima di Punt’Ala.

le 3 cale 018Proseguiamo per un ulteriore chilometro, sino ad arrivare in prossimità di un’area recintata che costeggia  un sentiero scosceso che in poche decine di metri ci condurrà fin sulla spiaggia. Questa si presenta un po’ più nascosta e selvaggia, con una bella striscia di sabbia  chiara larga circa 20metri, dominata dall’alto da un massiccio edificio e una torre che la sovrasta e da cui prende il nome di Cala delle Civette. Purtroppo la zona è in parte delimitata dalla recinzione di una proprietà privata, ma curiosando qua e là e spingendosi fino al margine della caletta, ci possiamo soffermare ad osservare il susseguirsi di pieghe geologiche che ne delimitano il versante nord. Nella scogliera scoscesa che degrada fino al mare, particolarmente limpido e azzurro, scorgiamo la presenza di numerose piante di fichi d’india, che danno all’ambiente un aspetto ancor più esotico ed esclusivo. Mentre davanti a noi il promontorio di Punta Ala si allunga nel mare come per voler raggiungere il piccolo 'Isolotto dello Sparviero'.

La bianca torre che sovrasta e dà il nome alla Cala delle Civette, appare immersa tra la rigogliosa macchia mediterranea, su un promontorio che precede il Golfo di Punta Ala. Risalente al XVI° secolo, ha una forma quadrangolare, costruita su più livelli che poggiano su una preesistente fortificazione di origine medievale, con  funzioni di controllo e avvistamento. A causa di interventi di consolidamento e di ristrutturazione, il suo aspetto originale è stato più volte modificato, come nel 1700  e nella prima metà del 1900; mentre oggi fa parte di una vasta proprietà privata.

Di fronte al promontorio caratterizzato dalle alte falesie di roccia arenacea, si scorge l'Isolotto dello Sparviero detto anche 'Scoglio della Troia' a causa di alcuni caratteristici scogli allineati che ricordano vagamente dei porcellini allineati intenti a succhiare il latte della mamma. La piccola isola ospita i resti dell'antica torre degli Appiani, che ha costituito fin dal medioevo, un punto strategico di avvistamento e uno degli avamposti per la sicurezza della costa meridionale della Toscana. Divenuta una delle fondamentali fortificazioni per il Principato di Piombino, la torre venne completamente ristrutturata dagli Appiani nel 1561. Ma il luogo divenuto in seguito, scenario di violente azioni piratesche, che causarono danni e perdite umane, venne pian piano abbandonato lasciando solo i ruderi degli edifici.

 

   

le 3 cale 022le 3 cale 021Da qui, inizieremo a pensare alla via del ritorno, decidendo di comune accordo, di ripercorrere a ritroso il breve tratto che da questa bella insenatura ci porta in prossimità di Cala Violina, punto dal quale ci indirizzeremo decisamente verso l’entro terra per compiere, attraverso le verdi colline, la seconda parte del nostro viaggio.

Lasciamo ora l’ampia strada (sent 1) che costeggia il litorale per addentrarci in leggera salita sulla ns dx, camminando ancora su una via ampia. Dopo poco il cammino ci fa svoltare leggermente verso sx e continuando a salire manterremo questo tracciato (2 A) ignorando i vari incroci a sx che troveremo.

Dopo circa 1 km, al termine di questo tratto in salita, troveremo un grande crocevia,  dove una ripida cessa tagliafuoco incrocia la nostra strada. Da qui svolteremo nettamente verso sx incamminandoci lungo la scoscesa via che si inerpica sul fianco della collina di Poggio Sentinella(sent.8). Ci troveremo immersi tra alti cespugli di Cisto di Montpellier, di Mirto che mostra ancora le sue bacche scure e in un susseguirsi di fioriture di Lavanda selvatica (scheda), che rendono piacevole e meno faticoso il forte dislivello che raggiunge quasi il 70%. Dietro di noi ci accompagnano le panoramiche vedute su tutto il golfo, mentre il nostro scosceso viottolo ricoperto di ciottoli di arenaria quarzosa, luccica sotto il sole.  Dato il grande sforzo per la salita, in prossimità di un piccolo tratto appena un poco più pianeggiante, ci  concediamo la panoramica deviazione sulla nostra sx che ci eviterà l’ulteriore ascesa al punto massimo del poggio (216 m. slm). Una volta raggiunto di nuovo il largo tracciato della linea tagliafuoco, iniziamo a scendere alla volta del Poggio La guardia, da dove continueremo a deliziarci con le magnifiche vedute sulle isole dell’Arcipelago e sulle belle insenature del Golfo di Follonica. Ci dirigeremo poi, sempre lungo la via tagliafuoco, in direzione ovest (sent.7). Dovremmo ignorare i prossimi due incroci a sx che troveremo,  per continuare verso nord fino al successivo incrocio, dove volteremo decisamente a sx (sent 5, Coord. 42°52’29,8”N  10°46’54”E). Da qui scenderemo agevolmente fino a scorgere tra la vegetazione le strutture del ristorante, dietro il quale passa il nostro sentiero, che ci porta a sbucare proprio di fronte al piccolo piazzale dove abbiamo le nostre auto.

Questo bel percorso ad anello con una dozzina di km e un discreto dislivello, ci ha portato a conoscere un meraviglioso tratto di costa toscana, che insieme alla sua storia ci ha mostrato anche le sue bellezze naturali, concentrate in splendidi angoli disegnati dal mare.

NB: il numero riportato per l’ identificazione dei sentieri, è stato rilevato dalla cartellonistica cartografica presente sul percorso.