Boschi e vecchie miniere |
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13.9 km, 06:10:45 |
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Galleria foto 20 immagini
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DESCRIZIONE Un trek appassionante nel cuore delle Colline Metallifere
Un’ escursione veramente interessante e coinvolgente, che ci farà guadagnare le vette dei nostri poggi più alti, alla scoperta di vecchi siti minerari che hanno caratterizzato da sempre questa zona, attraversando boschi ricchi di tante specie inaspettate.
Abbiamo scelto come luogo di partenza del nostro immancabile anello, Fontalcinaldo, una località posta nei pressi della strada provinciale che dalla sr 439 porta al paese di Montieri. (coord:43°58’56,9” N 10°58’04” E alt.627 m). Parcheggiata l’auto, dopo i rituali preparativi, imboccheremo una vecchia pista sassosa che si inoltra nel bosco in direzione Sud Est. Da subito avremmo la piacevole impressione di addentrarci in un ambiente speciale, dove il silenzio e la maestosità del bosco, creano un'atmosfera che ci mette a nostro agio. Fin dai primi passi, osserveremo dei grandi carpini che per lo più costituiscono questo primo tratto di bosco; faremo attenzione al primo bivio dove dovremmo svoltare a sx (sent n°30), abbandonando la carrareccia. Ci troveremo in un irto sentiero che costeggia la parte alta del fosso Rio Torto, un profondo impluvio che ci accompagnerà nella prima parte del cammino e che ci sorprenderà per la sua selvaggia bellezza, profondamente infossato nel bosco, da sembrare in certi momenti, una vera e propria forra. Continuando a salire, dopo circa km1,8 dalla partenza, sbucheremo sulla larga strada bianca nelle vicinanze del casale “Il Troscione”, riadattato come sezione Cai della vicina Massa Marittima. Da qui svoltando a dx, proseguiremo nella salita lungo la strada bianca e dopo aver percorso ancora 400 metri presteremo attenzione all’incrocio sulla nostra sx del sentiero n°30 che ci farà entrare di nuovo nel bosco. Questa volta ad accoglierci saranno i soliti immancabili pini impiantati, che per fortuna di lì a poco lasceranno di nuovo spazio a stupendi carpini neri e altissimi cerri. Quello però che più ci sorprenderà in questa parte di cammino, sono le numerose quanto inconsuete presenze di piante di agrifoglio che impreziosiscono l'ambiente. Finché alla fine del viottolo, scopriremo con piacere che qualcuno aveva già pensato ad intitolare questo passaggio come “Sentiero degli Agrifogli”! Ed eccoci di nuovo sulla stradina bianca, che percorreremo svoltando sulla dx e iniziando di lì a poco a salire in maniera decisa. Lungo questo tratto, saremo incuriositi dalla presenza di un gran numero di piante di piccoli frutti spontanei, che sembrano allietare il cammino: ai bordi della strada alcuni ciliegi si fanno largo tra lo stretto intrigo di rovi, pianticelle di nespoli selvatici spuntano tra le sponde di prugnoli stracarichi di bacche, accompagnati qua e là da arditi alberelli di peri e di meli selvatici. Ben presto ci ritroveremo davanti ad un’ insolita struttura in muratura, con antistante fontanella ed abbeveratoio e un cartello ci illustrerà che siamo giunti alla sorgente di “Fonte Canali” alt.788m. Ancora poche decine di metri fino a un crocevia, che passeremo proseguendo ancora a dx continuando nella salita, fino a dove la strada sembra scollinare. Qui dei puntuali cartelli, ci indicheranno di trovarci ad un incrocio, da cui verso sx andremmo al Poggio della Croce e verso dx sul Poggione. (Approf.) Deciso di prendere verso dx, continueremo a salire su un sentiero piuttosto roccioso, da prima al fresco di giovani cerri e ornielli, per sbucare di lì a poco in un insolito ambiente montano costituito da praterie steppose. Il camminamento è ben marcato, così come è marcata anche la costante salita che ci impone un passo lento e cadenzato, ma che ci permette di apprezzare, mano a mano che saliamo, scorci panoramici di grande suggestione. Con poche, dure centinaia di metri guadagneremo la cima del “Poggione”, attraversando un pianoro intermedio che ci permetterà di riprendere fiato. Poco oltre passeremo a fianco di estesi cespugleti di prugnoli carichi di frutti azzurri che insieme agli alberelli di nespolo selvatico, sembrano impreziosire l’ambiente che ci circonda. Dalla sommità del Poggione, ancora ansimanti per il dislivello superato, spazieremo con lo sguardo in ogni direzione, facendo a gara nell’individuare e riconoscere i luoghi lontani che si riescono a scorgere da questa posizione che primeggiando sulle Colline Metallifere, si allunga fino al profilo della Costa Toscana e di tutto l’Arcipelago fino alla lontana Corsica. Ad emozionarci di più ancora, sarà sicuramente il silenzio e quiete che qui dominano insieme al frusciare del vento che pulisce l’aria liberando la vista all’orizzonte! Dopo la sosta e l’immancabile riposo sdraiati sull’erba della prateria, a malincuore inizieremo a discendere lentamente per tornare verso la strada. Da qui se il tempo a disposizione lo permetterà, varrà sicuramente la pena fare una puntatina al roccioso Poggio della Croce, (raggiungibile dalla strada in meno di un chilometro, da cui si gode di una superba veduta sul grazioso borgo medievale di Prata. Tornati al crocevia principale, inizieremo di nuovo a scendere decisamente in direzione ovest continuando a seguire il sentiero 30 lungo la comoda carreggiabile per trovarci dopo 400 metri, davanti un incrocio di strade. Noi terremo la sx in direzione sudovest passando al margine di un insolito boschetto di abeti che poco più avanti lascerà il posto ad una più consona presenza di carpini neri e cerri. Lambiremo sulla dx una stazione per il rilevamento sismico sulla quale svetta una curiosa....diabolica antenna metallica. Senza particolari emozioni, giungeremo ben presto ad un incrocio, al quale dovremmo fare attenzione. Qui lasceremo la strada bianca per incamminarci lungo la vecchia carrareccia che si inoltra nel bosco (sent.n°28) e che in costante e leggera discesa ci condurrà a quota 610 metri circa, dove incontreremo un vasto pianoro. In prossimità di una vecchia baracca metallica seguiremo il nostro sentiero cambiando in maniera decisa la direzione. Spostandoci ora verso dx, costeggeremo i vasti pascoli tra il verde del bosco dove non è raro incontrare daini e caprioli. Seguendo il nostro cammino confortati dagli sbiaditi segnali bianchi e rossi, ci inoltriamo di nuovo su una carrareccia in un basso, giovane bosco e proseguiamo fino ad intravedere tra gli alberi la ferrosa e massiccia struttura della vecchia miniera di “Calamina” in località Pietriccio. La Calamina è un silicato basico di zinco, o meglio un miscuglio di silicati e carbonati, che venivano utilizzati soprattutto dall’industria farmaceutica e cosmetica. Servivano per la preparazione di creme antisettiche e per irritazioni cutanee. Si ritrova ancora come componente all’interno di pomate, polveri di talco, ciprie, dentifrici e creme-sapone. Camminando ancora avanti, usciremo dal bosco e costeggeremo un ripido argine servito una volta come discarica della miniera. Qui attratti dal luccichio delle pietre bianche e argentate che ricoprono la collinetta, non possiamo fare a meno di fermarci per scegliere qualche piccolo frammento di minerale da portare a casa. Seguiamo ancora il percorso n.28 che ci porterà proprio all’interno dell’ area mineraria dove sarà possibile, sbirciando dai traballanti finestroni, osservare ancora il vecchio argano ed altri macchinari che servivano per l’estrazione del minerale di calamina. Passeremo poi sotto la rugginosa torre metallica, per continuare il cammino in direzione ovest, che ci farà sbucare dopo poche centinaia di metri, in un vasto piazzale a ridosso del monte Gai (m650), dal quale sembrerà di toccare il profilo della vicina Cornata. Da qui guidati ancora dalla puntuale segnaletica verticale volteremo a dx lungo la comoda pista di terra battuta seguendo la direzione di Aia Vecchia. Marciando pressoché in piano lungo la piccola strada, attraverseremo il cortile di un vecchio fabbricato rurale in pietra, recentemente recuperato, che torreggia nel mezzo al verde del prato, supportato da una possente base scarpata, con curiose porte-finestre che sembrano aprirsi nel vuoto a metà della struttura dell’edificio. Qualche centinaio di metri più avanti, il nitrito di un cavallo ci anticipa la presenza di una grande casa colonica contornata da pollai e recinti con animali di ogni specie. Ci incuriosiscono le molteplici varietà di pollame, oche, pavoni e i piccoli di Cinta Senese, fino a un curato allevamento di cani da caccia, dotato di botti adattate come cuccia. Superato il grande podere e il fragore dell’abbaiare dei cani, guadagneremo di nuovo la pace del bosco lungo un sentiero che da lì a poco scenderà scosceso e pietroso lungo il crinale di un profondo impluvio. I ciottoli pietrosi che renderanno più difficoltoso il nostro cammino, fanno parte di diverse formazioni della Serie Toscana e sarà un alternarsi di calcare cavernoso, di calcari neri a aetavicula contorta, fino a formazioni arenacee di macigno. Ci troveremo dopo una salita, davanti ad una sorgente conosciuta come Fonte di Montalto 630m., con le sue vasche piene d’acqua che si riversano nel profondo impluvio, fino a scavare un botro. Da qui il bosco si fa di nuovo alto e possente e l’ambiente che ci circonda torna ad essere ricco di vegetazione. Durante questo cammino in leggera e costante ascesa, faranno bella mostra di sé numerose piante di Corniolo, che in questo periodo ci invitano con le rosse bacche succose. Ancora più in alto ci troveremo a passare a fianco del rudere di un grande fabbricato, intorno al quale tra i numerosi olmi campestri, spuntano gli immancabili arbusti da frutto, come sorbo, fico, piccoli peri, nespoli selvatici e innumerevoli essenze della macchia mediterranea, cariche di coloratissime bacche autunnali. Saliremo ancora lungo la vecchia strada delimitata da muriccioli di pietra che da lì a poco ci condurrà ad un ennesimo crocevia di sentieri dove proseguendo a dritto. Abbandoneremo la vecchia strada selciata seguendo ora il sentiero n.30 che da lì a poche centinaia di metri ci ricondurrà al nostro punto di partenza chiudendo questo straordinario circuito, ricco di un insolito interesse naturalistico e paesaggistico, che ci ha piacevolmente sorpreso e che abbiamo apprezzato per l’intero tragitto. |