Leccia e dintorni |
||
9.9 km, 05:36:55 |
||
Galleria foto 16 immagini
|
||
DESCRIZIONE Storia, arte, archeologia sono gli ingredienti di questo bel percorso ad anello che attraversando l’alta Valle del Cornia, ci porta a scoprire alcuni siti storici ed archeologici di grande valore. Il luogo di partenza da noi scelto, è a valle dell’antico borgo della Leccia, lungo la provinciale SP 49 provenendo da Larderello. Superato l’abitato della Leccia in prossimità di un’ampia curva, si imbocca una piccola carreggiabile verso dx (strada delle Mulina), che percorreremo fino in fondo alla ripida discesa. Approfitteremo dello slargo sulla dx per parcheggiare l’auto ed iniziare da qui il nostro percorso. Ci incammineremo lungo stretta strada, da prima asfaltata, che costeggiando l’alveo del fiume Cornia ci porta verso il vecchio abitato delle Mulina, dove oggi sono collocate grandi serre purtroppo utilizzate saltuariamente. Subito dovremo affrontare il primo ostacolo della giornata cimentandosi nel guado del piccolo corso d’acqua Riorso (affluente destro del Cornia). Svolteremo subito dopo verso sx, costeggiando ancora altre serre ed arrivando ben presto ad un secondo e più importante guado, che ci farà attraversare la Cornia. In prossimità di una costruzione, che probabilmente in passato ospitava un mulino, troveremo sulla nostra dx un incrocio (43° 11’ 07,1"N-10° 49’ 22,8"E) che ci indirizzerà verso il Castelluccio di Cornia, un’antica torre che spicca tra la folta vegetazione su un poggio che fa da spartiacque tra il fosso Turbone e il fiume Cornia. Inizieremo a percorrere la piccola strada che dopo appena 600mt ci porterà di nuovo a guadare la Cornia, per poter superare subito dopo, un cancello metallico e percorrere in salita un tratto di poche decine di metri, facendo ben attenzione sulla sx ai flebili segni bianchi e rossi che ci indicano al di là dell’argine sx, il sentiero verso la “Torraccia”. (43°10’57,4"N-10°49’02,1"E). Il bosco all’inizio è piuttosto fitto a prevalenza di lecci e tende ad aprirsi mano a mano che si sale, lasciando spazio alle diverse varietà tipiche della Macchia Mediterranea, sorprendendoci per i grandi e floridi esemplari di fillirea e tanti olivi inselvatichiti che biancheggiano tra gli altri alberi. Giunti alla sommità, compare all’improvviso di fronte a noi l’antica fortificazione in parte ancora ben conservata, con i suoi filari di belle pietre squadrate e i curiosi beccatelli alla sommità, circondata intorno da ruderi di antiche mura.(Approf) Dopo la visita e le immancabili foto, torneremo indietro per la stessa stradina percorsa fino a raggiungere di nuovo l’incrocio in prossimità del vecchio mulino. Questa volta però gireremo verso dx e percorsi circa 500 metri dall’incrocio, i cartelli della sentieristica ci indicheranno di svoltare a sx per raggiungere il Bagnone. La carrareccia si presenta subito ampia e ben pulita, rendendo il nostro cammino in salita meno faticoso. Il bosco che ci circonda è costituito per lo più da alti cerri e numerosi carpini neri. A circa metà del cammino, potremo notare sulla dx, un po’ nascoste dalla vegetazione, delle singolari ed imponenti pareti di conglomerati che rendono l’ambiente molto suggestivo. (43°10’ 52,8”N-10° 49’ 44,3”E) Nel punto in cui il bosco termina, il sentiero sbuca in prossimità di un vecchio pozzo geotermico; ne seguiremo la rete di recinzione e poco dopo scopriremo davanti a noi la vasta area archeologica del “Bagnone”, che con le sue grandi tettoie protegge i preziosi scavi archeologici che hanno portato alla luce un importantissimo complesso termale etrusco-romano.(Approf.) Ad est dell’area di scavo scorre un piccolo corso d’acqua proveniente da una sorgente calda termale, che sgorga fumante dalle fenditure del terreno formando delle piccole conche, dove non di rado alcuni turisti e visitatori amano immergersi per sfruttarne il piacevole beneficio emulando gli antichi etruschi. Nei pressi del complesso, sono presenti anche delle piccole aree ristoro, dove se la giornata lo consentirà, sarà piacevole concedersi una sosta per uno spuntino. Continueremo poi per l’ampia strada di accesso, che in leggera salita ci porta innanzi ad un cancello metallico in prossimità di un vecchio podere, dove volteremo a sx seguendo la strada principale e in circa 1 km arriveremo ad incontrare la strada provinciale proveniente da Sasso Pisano, diretta verso La Leccia. La seguiremo, svoltando a sx nella discesa, fino ad attraversare di nuovo il Cornia su un alto ponte di cemento armato. Subito dopo, si inizia a salire sempre lungo l’asfalto, arrivando con ulteriori 800m verso l’abitato della Leccia. Il grazioso borgo medioevale arroccato sullo sperone di roccia, merita sicuramente di essere visitato, per apprezzarne il suo fascino tra gli angusti vicoletti che lasciano intravedere resti di mura e di torri e gli antichi edifici medievali in pietra, oggi sapientemente restaurati. Sarà anche possibile, previo contatto con la gentilissima signora Fosca, una visita alla chiesa del paese risalente al XIII° secolo e intitolata a San Bartolomeo, dove è custodito il famoso quadro della “Madonna del Libro”. Approfittando della gentile disponibilità della signora, ci potremmo fare accompagnare anche al vicino santuario andino, che intravediamo affacciandosi dalle mura del borgo, tra filari di cipressi in tutta la sua unicità. La piccola chiesa fu restaurata con le caratteristiche tipiche dello stile peruviano, per volere del pittore Matteo Gondi da Leccia, rientrato intorno alla fine del 1500 dal suo soggiorno a Lima. Precedentemente, circa un secolo prima era stata eretta per onorare un voto a seguito di un’apparizione della Vergine che prometteva il paese salvo dalla guerra dell’allume del 1472.(Approf.) Ristorati dalla bella atmosfera che si respira in questo luogo, riprenderemo il cammino verso la conclusione e seguendo la segnaletica di fronte all’ingresso del santuario, in poche centinaia di metri ci ritroveremo nel luogo dove abbiamo lasciato l’auto. Ma prima di ripartire, concedendoci ancora qualche decina di minuti, sarà interessante visitare l’antica “Fonte del latte”(43° 11’ 17,6”N-10° 50’ 25,8”E). Arriveremo così in fondo alla discesa, prendendo a sx in un pianetto incolto e camminando per circa duecento metri costeggiando il fiume, giungeremo alla famosa sorgente. Un tempo da questa fonte sgorgava un’acqua leggermente tiepida che vantava la miracolosa capacità di aumentare il latte alle neo-mamme. Anche se non rimane alcuna traccia, nel secolo XIV° venne costruita vicino alla fonte miracolosa, una chiesetta con una nicchia che accoglieva i pegni che le donne lasciavano in offerta alla Madonna. Ma una piena del Cornia, distrusse il piccolo oratorio del quale fu salvata solo una campana con un’iscrizione latina che riporta da data del 1333 e che ora si trova nella piccola torre campanaria della chiesa di san Bartolomeo a La Leccia. Purtroppo da qui dovremmo concludere la nostra escursione, che in poco più di 10 km ci ha portato a fare un tuffo nel passato, mostrandoci tesori e meraviglie di un territorio così ricco di storia, arte e natura incontaminata.
|