Da Poggio al Pruno al Castiglioncello di Bolgheri

anna stefano paolo

13.6 km, n/a

Coordinate punto di partenza: 43°15'3.97"N 10°40'26.34"E   google maps cane-guinzaglio estate-no
- Percorso il : 30/10/2014 - Tempo impiegato: 05:49:00 h - Tempo in movimento: 04:30:00 h
- Distanza percorsa: 13,60 km - Dislivello tot. In salita: 625 m - Pendenza: med. 7,6% max. 30,4%
Verificato il: gen. 2017
- Note: Niente da segnalare.
- Difficoltà : E
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DESCRIZIONElinea sep

Allargando un po’ i nostri orizzonti di viaggio, abbiamo pensato di andare a visitare una curiosa costruzione posta su di un altura subito a sudest di Bolgheri, che tante volte abbiamo visto in lontananza e ci ha incuriosito durante le consuete escursioni al margine occidentale del bosco di Caselli.
Raccolte un po’ di informazioni su quel luogo e studiato sommariamente il tragitto, siamo partiti decidendo di raggiungere la Sassa, piccolo borgo medievale arroccato su uno sperone roccioso affacciato sulla Valle del torrente Sterza. Abbiamo attraversato con l’auto le sue piccole vie, per raggiungere la sommità di Poggio al Pruno dove abbiamo lasciato la nostra macchina nello spiazzo adiacente al cancello di una grande villa. (Coord.45°15’04” N 10°40’26,4'' E).
Incamminati lungo la stradina che passa a sx del grande edificio e percorse alcune centinaia di metri, abbiamo svoltato a sx imboccando un sentiero segnato convenzionalmente, che ci ha permesso di addentrarci nel bosco in costante discesa. Andando avanti nel nostro cammino, il bosco si è fatto sempre più alto, i piccoli cespugli di macchia mediterranea e il giovane bosco lasciavano il posto ad alti cerri e ad un sottobosco praticamente pulito dove si potevano notare, come nel resto del percorso, evidenti tracce di appassionati di mountain bike.
Dopo circa poco più di un km di cammino, pressoché tutto in discesa, già all’interno della Macchia della Magona, siamo sbucati nei pressi  di una strada bianca sulla nostra sx per dirigersi verso il culmine occidentale del bosco di Caselli.
Camminato ancora per 700 metri in leggero dislivello, siamo giunti di fronte alla sbarra che divide il bosco della Magona da quello di Caselli.
Da questo punto, già conosciuto in occasione di altri percorsi, abbiamo imboccato il sentiero n.16 (Macchia della Magona), che seguendo la linea di confine sul crinale, in meno di 500 metri ci ha condotto al Passo di Golazze Aperte. Questo magnifico affaccio, a 475metri sul livello del mare, prende il suo curioso nome proprio dal fatto di aprirsi all’improvviso su alcune gole che ci offrono una vista mozzafiato sull’intera Macchia della Magona con i suoi 1600 ettari di estensione verde sconfinato. Nelle giornate più limpide, si può spaziare con lo sguardo fino alla Costa Livornese e alla Corsica.
Abbiamo continuato seguendo ancora il sentiero n.16 nella stessa direzione, addentrandoci nel fitto bosco a predominanza di essenze mediterranee, dove abbiamo avuto modo di notare una serie di termini di pietra, che riportavano antiche sigle di lettere e numeri, a testimoniare come il crinale di questo bosco sia stato da sempre un punto di confine.
Siamo quindi arrivati al singolare crocevia dei “3 Confini”, conosciuto popolarmente come “Terminone”. Infatti al centro dell’ incrocio dei viottoli, dove si incontrano e si congiungono i percorsi provenienti dalla Macchia di Bolgheri, da quella della Magona e dal Bosco di Caselli, vi è posto un antico cippo circolare di imponente struttura costruito in pietre e mattoni con un’altezza di circa 2 metri, che appare più volte rimaneggiato per il costante abbassamento delle piccole strade scavate nei secoli, dall’azione erosiva delle acque piovane.
Per continuare il nostro viaggio, a questo punto abbiamo scelto uno dei tre sentieri che confluiscono al Terminone, prendendo quello che mantiene più o meno la stessa direzione da cui siamo provenuti. (verso la dx il n.16 scende verso “Immaginetta”, quello a sx invece porterebbe verso Poggio Donato). Con un po’ di attenzione abbiamo proseguito per 600 metri il nostro percorso per tracce, perché il viottolo risulta poco pulito e privo di segnature e dopo aver attraversato in costante discesa, tratti di macchia mediterranea alternate ad ampie scamporate, ci siamo ritrovati di nuovo su una carreggiabile. Svoltato sulla nostra sx, dopo aver comodamente percorso ulteriori 1800 metri circondati da corbezzoli, sorbi e lecci, ci è apparsa improvvisamente una curiosa croce di pietra in mezzo ad un crocevia piuttosto ampio. Continuando a dritto, abbiamo seguito tratti di antiche mura di recinzione al margine della strada, fino a una grande struttura colonica in pietra parzialmente restaurata, spesso circondata da stoccaggio di legnami in attesa di carico.
Qualche decina di metri più avanti, abbiamo preso verso sinistra sulla diramazione della strada che inizia a salire in mezzo al bosco, fino a scorgere dopo alcune centinaia di metri, sempre sulla nostra sx un piccolo antico cimitero che, con le costruzioni adiacenti, anticipa le prime strutture del castello. Proseguendo ancora in ripida salita, ci siamo soffermati meravigliati dall’estesa veduta che uno spazio tra il bosco, sulla nostra dx ci ha regalato, aprendosi sulle verdi colline che sembravano scivolare sulla pianura fino al mare.
A sx invece, un selciato alberato in salita ci ha condotto all’ingresso dell’antico castello, che mostra da subito la sua sobria e austera sagoma, tipica di una ricca residenza fortificata. Salendo lungo la stradina che porta al grande portone d’ingresso, abbiamo notato la curiosa cancellata in ferro che introduce in un largo cortile alberato davanti alla chiesetta di San Bernardo. Dato che l’ingresso alla chiesetta è solitamente consentito una volta all'anno, per le cerimonie del 16 luglio, dedicate alla Madonna del Carmelo,  ci siamo concessi largo giro intorno alle mura e ai cortili della struttura per osservarne i particolari e la maestosità. (Approf.)
Intorno al poderoso maniero siamo accompagnati da un rilassante silenzio, mentre da ogni lato il suggestivo e variegato panorama spazia dal mare mostrando l’Arcipelago Toscano, la Sardegna e la Corsica, al verde dei boschi che si perdono all’infinito.
Coinvolti da questa atmosfera, a malincuore abbiamo ripreso la via del ritorno, scattando le ultime foto, mentre la sagoma del castello si allontanava mano a mano che si scendeva dal piccolo bosco di lecci sottostante.
Purtroppo questa volta, nella nostra escursione, non abbiamo potuto pianificare il consueto anello, perciò ripercorso lo stesso tracciato compiuto all’andata, ci siamo gustati compiaciuti il ricordo di questa interessante passeggiata.