La campagna ritrovata
Coordinate punto di partenza
43°17'20.18"N 10°53'11.01" E
DESCRIZIONE
Tralasciando per una volta le selvagge vallate e gli anfratti più remoti dei nostri torrenti, ci siamo proposti di riscoprire le bellezze della familiare campagna pomarancina, con un percorso diverso, che solo apparentemente, potrebbe sembrare più semplice e conosciuto. Abbiamo camminato su antiche e nuove strade rurali, costantemente sorpresi dalla piacevolezza dei luoghi, lambendo campi e ordinate olivete, toccando i simboli della vita contadina di un tempo, ancora ricchi di curiosità, di storia e di un pizzico di mistero.
Siamo partiti dalla strada comunale del ‘Palagetto’, lasciando l’auto dopo poche decine di metri 43°17’20’’N 10°53’10,7’’E, iniziando il cammino sulla stradina verso sx, in direzione del ‘Palazzo di Corneto’. Sempre sulla nostra sx, scorgiamo poco dopo una struttura con adiacente recinto per l’equitazione e ancora un poco più avanti, dopo un piccolo boschetto di lecci, la stradina in leggera salita passa davanti al vecchio podere ‘Venturello’, fresco di ristrutturazione, che ricalca lo stile semplice ed essenziale di tanti altri poderi disseminati nella nostra campagna. Proseguendo ancora scopriamo una prima bella veduta di Pomarance, che ci mostra il suo antico cuore storico affacciato sulle rupi tufacee del Marzocco. Camminiamo ancora in leggera salita per deviare sulla sx alla volta del grande ‘Palazzo di Corneto’, un tempo signorile residenza della famiglia Bicocchi, ricchi proprietari terrieri della zona.
Il seicentesco palazzo, dopo un primo rifacimento intorno agli inizi del 1800 da parte dei Bicocchi,è stato recentemente ristrutturato e arricchito di elementi architettonici, che lo hanno reso un’ accogliente residenza turistica.
Da questo punto, si possono apprezzare ampi panorami che ci mostrano di nuovo il nostro paese, i borghi di Micciano e Libbiano, incastonati tra il verde delle rispettive colline e dalla parte opposta la città di Volterra contornata a est da tanti piccoli borghi della campagna Senese; fino alla caratteristica vallata di Larderello coi pennacchi di vapore delle sue centrali.
Continuiamo a camminare aggirando un grande capannone agricolo e scendiamo lungo una piccola stradina al margine dei campi, fino ad intercettare, nei pressi di un insolito baldanzoso spaventapasseri, di nuovo la strada comunale del Palagetto, che continueremo in direzione Poggiamonti.
All’incrocio che si presenta su un’ampia curva davanti a noi, continueremo sulla dx , tra annessi agricoli e piccoli orti, ignorando momentaneamente, dopo poche decine di metri, l’incrocio che porterebbe verso Pian di Zano. Ci concederemo così una piccola deviazione che oltrepassato l’agriturismo ‘Poggiamonti’, ci permetterà di ammirare una delle più belle ed interessanti residenze coloniche della nostra campagna, localizzata in una posizione veramente incantevole. Provenendo dall’antica strada ornata di signorili cipressi, non appena raggiungiamo la spaziosa aia adiacente al podere, rimarremo sorpresi dalle splendide vedute che si aprono davanti a noi. Sembra proprio che la natura si sia data molto da fare per disegnare e colorare questi stupendi panorami, come vere opere d’arte.
La grande casa colonica di San Vittore, con i suoi numerosi annessi agricoli, si presenta sobria e ben ristrutturata, tanto che sembra aver mantenuto inalterate nel tempo, le caratteristiche costruttive della tipica architettura contadina toscana con tutta la sua autentica maestosità di vecchia e solida dimora di campagna.
Come se tutto ciò non bastasse questo luogo non finisce di stupirci e, guidati dalla gentile disponibilità del custode, ci inoltriamo nel piccolo poggetto adiacente, anticamente chiamato ‘Poggio Casalone’ o ‘Rocca al Santo’. Ci lasciamo sorprendere dalla bellezza dei lecci secolari che ricoprono la piccola altura e cerchiamo tra la vegetazione i resti delle antiche mura di un convento che presumibilmente dovrebbe risalire intorno all’XI° secolo. In prossimità del margine di un boschetto, facendo attenzione alla ripida parete su cui sporge, godiamo di un affaccio incomparabile sulla dolce valle del torrente Possera. Con la massima cautela e un po’ di audacia, sfrutteremodei piccoli camminamenti, per andare a curiosare tra le ampie fenditure e i profondi crepacci che si aprono in mezzo alla formazione tufacea della collinetta, sorprendendoci per gli effetti delle correnti ventose che si formano nelle aperture. Poco più in basso un’altra bella parete di tufo, che è stata oggetto anche di studi geologici, racchiude un’infinità di gasteropodi e bivalve fossilizzate e ce le mostra come un ennesimo regalo.
Proseguiamo ora nel nostro viaggio, percorrendo a ritroso circa 400metri fino all’incrocio lasciato in precedenza, dove voltando a dx seguiremo le indicazioni per ‘Pian di Zano, Poder Nuovo e Sant’Elisa’, iniziando da subito a scendere in maniera decisa. Dopo aver lambito una grande frana, il terreno torna a spianare e sulla nostra dx e oltre la grande distesa di olivi, intravediamo la rupe rocciosa dalla quale poco prima eravamo affacciati. Continuiamo la nostra marcia oltrepassando un paio di poderi adibiti ad agriturismo e agricampeggio, fino a giungere dopo circa 2 km dall’incrocio, sempre in discesa il podere di Sant’Elisa, che per rispetto della proprietà privata lo supereremo lungo la recinzione che si trova sulla dx, con una piccola strada che si fa largo nei campi argillosi.
Lasciati alle spalle gli ultimi annessi del grande podere scendiamo ora in maniera decisa lungo la medesima stradina che si affaccia verso la piana del Cecina.
Continueremo a seguire il fangoso tracciato, prendendo come riferimento la vetusta passerella in cemento armato che attraversa il torrente Possera, che già vediamo in lontananza, un elemento che purtroppo stona decisamente in un panorama così bello. Ci passiamo vicino mentre guadiamo il piccolo corso d’acqua e ci immettiamo per breve tratto, sulla strada proveniente da Lanciaia, puntando verso dx. Dopo appena 200 mt volteremo a sx di nuovo lungo un tracciato di terra battuta che costeggia un ampio coltivo, seguendo un argine cespuglioso dove già spicca la tipica vegetazione ripariale. Camminiamo per circa 600 m, dopo aver lasciato l’asfalto, nella medesima direzione puntando verso l’alveo del fiume e dopo aver superato delle ampie pozzanghere, cerchiamo di individuare tra il fitto cespuglieto, il cammino fino alla riva del Cecina, che in questo periodo ci accoglie con le sue acque limpidissime. Raggiungiamo così proprio il punto in cui diversi anni fa, è stato creato nel fiume uno sbarramento artificiale, in parte visibile anche in superficie che favorisce l’emungimento per il nostro acquedotto. Iniziamo da qui a discendere piacevolmente un piccolo tratto del Cecina cercando di trovare di volta in volta il passaggio migliore, alternando tratti di alveo a tratti di intricato ‘rattaio’ .
Mano a mano che proseguiamo si intravedono in lontananza le campagne da cui siamo discesi, con le belle colline movimentate che alternano il colore ambrato del tufo, al grigio delle argille plioceniche, mentre cerchiamo gradatamente di guadagnare di nuovo la strada asfaltata. Attraversiamo proprio nel punto in cui dalla parte opposta si trova l’inizio di una nuova sterrata (coord43°18’59,9’’N-10°54’00,7’’E), che conduce a sx ad una cava di pietrisco e a dx, risalendotra le colline, verso alcuni casolari. Ci avvicineremo così ad una delle mete più importanti di questo nostro insolito viaggio. In cima all’irta salita infatti riusciamo già a scorgere tra gli alberi, i fascinosi ruderi della vecchia villa del Palagetto, conosciuta purtroppo oggi, con la negativa fama di ‘villa stregata’, ma che resta comunque una delle principali e importanti costruzioni che una volta arricchivano e impreziosivano di signorilità la nostra campagna.
La villa oggi si presenta come il rudere fatiscente di una vecchia dimora, invaso dalla vegetazione che inesorabilmente tenta di inghiottirlo; sfregiato in maniera sinistra da scritte grottesche con cui qualche scriteriato fanatico del mistero, ne ha imbrattato i muri. Nel tempo è stato asportato dalla bella residenza ogni genere di suppellettili, mobili, marmi dei pavimenti e ogni tipo di elementi decorativi .Però nonostante questa spiacevole realtà ad una attenta osservazione, la vecchia dimora mostra ancora inalterato il suo stile fascinoso che ci rimanda ad un tempo in cui questi luoghi erano vissuti con prosperità e lavoro. Un paesaggio che testimonia come nella nostra zona ci fosse ricchezza e lungimiranza, tanto da far scegliere a una nobile famiglia francese, proprio questo luogo, per fissare la propria residenza. (Approf: Villa Palagetto) (Approf:’Ferrovia mancata’)
Continuiamo ancora osservando a distanza i particolari architettonici della grande villa, cercando di immaginarla nel momento del suo massimo splendore e continuiamo il nostro viaggio percorrendo l’ampio viale contornato, in maniera inusuale, da pini domestici e grandi cipressi. Passiamo anche davanti a una casa ristrutturata che in passato ospitava il fattore e la sua famiglia.
Scegliamo nei dintorni un punto riparato e molto panoramico per concederci una pausa - ristoro, sedendoci comodamente alla base di alcuni grandi pini. La campagna che ci appare davanti, ha un aspetto molto curato, il paesaggio collinare è dolce, ma estremamente movimentato e alterna prosperose olivete, a boschetti dai colori autunnali. I campi appaiono ondulati sfumati dal verde che germoglia tra il grigiore dell’argilla e comincia a ricoprirli. Distratti dall’ebrezza dei panorami, ci accorgiamo che si sta facendo tardi e a malincuore decidiamo di riprendere il cammino, che da qui si presenterà in costante salita. Raggiungiamo ben presto la strada comunale e dopo aver svoltato a sx e camminato per poco più di 350m, giungiamo nei pressi di un altro antico casale circondato da cipressi secolari e vecchi annessi agricoli, che appare ancor oggi in fase di ristrutturazione.
Si tratta della ‘Fattoria del Palagetto’, una grande dimora che troviamo descritta già nell’antico ‘Catasto Leopoldino’, appartenuta alla famiglia francese del deputato D’Aulan’, comproprietario di alcune fabbriche di Larderello, che spesso era solito ospitare nella sua grande residenza di campagna, personaggi illustri come i De Larderel, il Tabarrini vice presidente del senato ed altre persone di spicco.
Finito di curiosare e di scattare alcune foto nei pressi dell’antico edificio, continuiamo il cammino guadagnando di nuovo la via asfaltata, che sempre in salita ci condurrà verso la fine del nostro viaggio. Durante questa parte del cammino abbiamo più volte la possibilità di vedere Pomarance da una prospettiva diversa dal solito, che mette in risalto il profilo della parte più antica del paese affacciata sulla grande vallata del Cecina. Poco più avanti incontreremo diverse residenze coloniche, di cui alcune completamente abbandonate, altre riportate ai vecchi splendori, alternate a poderi adibiti ad attività agricola e pastorizia, che appaiono circondati da disordinati capannoni e vecchi attrezzi agricoli. Sulla sx invece, allieteranno il nostro cammino le belle vedute sulla vallata, che si spingono fino ai luoghi più remoti del Berignone. Superato dopo un paio di curve il podere la Fornace, ci apparirà sulla sx, l’antica struttura della Fonte Santa Margherita, che custodisce nella parte più alta un’immagine sacra e apre la sua grande nicchia su una vasca di pietra. (coord43°17’49,1’’N-10°53’25,4’’E).
Subito dopo, la strada si fa dritta mostrando i singolari muretti a secco dell’oliveta di San Francesco, uno dei punti più caratteristici delle nostra campagna e del nostro viaggio di oggi.
In passato il podere di San Francesco veniva chiamato ‘Poggiamontino’, in quanto la piccola altura su cui si trova, era già descritta su antiche mappe col toponimo di ‘Poggio al Montino’, adiacente ad un’altra collinetta poco più elevata denominata ‘Poggio ai Monti’. Tutto il piccolo rilievo è da epoca immemorabile sapientemente modellato in gradoni, delimitati e sorretti da ampi muri a secco realizzati con blocchi di pietra tufacea, che come piccole fortezze accolgono centinaia di piante di olivo. Sul lato nord, l’altura termina in un dirupo, al margine di un meraviglioso boschetto di lecci secolari. E’ impossibile accertare se la piccola collina abbia anticamente ospitato un eremo, o come si dice, fosse addirittura un luogo sacro agli Etruschi. Di certo si sa che il vecchio podere, fu acquistato dalla famiglia De Larderel, che nel 1838 lo restaurò completamente, come ci ricorda una lapide e uno stemma, apposti sulla facciata principale dell’edificio.
Dopo l’interessante visita torniamo sui nostri passi riscendendo verso la strada comunale, che attraverseremo inoltrandoci in una piccola vecchia via sterrata.(Coord43°17’41,5’’N-10°53’31,9’’E).