l'anello della Cornata

anna stefano paolo

7.4 km, n/a

Coordinate punto di partenza: 43° 8'49.61"N 10°58'35.08"E   google maps cane-guinzaglio sempre
- Percorso il : 31/05/2014 - Tempo impiegato: 04:44:00 h - Tempo in movimento: 03:45:00 h
- Distanza percorsa: 7,64 km - Dislivello tot. In salita: 535 m - Pendenza: med. 12,4% max. 40,6%
Verificato il:   22 mag. 2022
- Note: Niente da segnalare.
- Difficoltà : E
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Se si dovesse decidere di salire “più in alto”, quale occasione migliore di farci un bel giro sulla Cornata! La cima più alta di casa nostra, che con i suoi 1060 metri, domina un vasto territorio che spazia dal Golfo di Follonica al panorama Senese. Appr.Cornata

 

Il nostro percorso è costituito dall’immancabile anello, con una lunghezza piuttosto contenuta (7,7km) e un discreto dislivello (di circa 480mt), che ben si adatta ad un’escursione che impegna solo una mezza giornata.

Il periodo migliore, ovviamente scegliendo una giornata di buona visibilità, è alla fine del mese di aprile, fino al mese maggio. In questo periodo infatti, oltre alle solite belle vedute panoramiche, vi sono stupende e ricercate fioriture di piante endemiche.

Il punto di partenza del nostro tragitto, (come per un altro dei nostri itinerari in questa zona: Gerfalco - Ritrovoli), avrà inizio proprio da Gerfalco, l’arroccato borgo di minatori (43°08’47,8”N 10°58’33,7” alt c.a732) dalle lontane origini sassoni.

Parcheggeremo l’auto poco prima del paese e proseguiremo a piedi, svoltando a sinistra in prossimità dell'ex colonia Montana Santa Maria, lungo la strada che porterebbe al podere le Lame.

Una chiara segnalazione di direzione, ci farà imboccare il sentiero dietro ad alcuni pollai e dei piccoli orticelli. Da qui subito, il camminamento inizia a salire dolcemente lungo il pietroso tracciato di roccia chiara sul crinale esposto a Sud-Est.

Mano a mano che si sale, volgendo lo sguardo si scorge la sagoma del piccolo borgo e si può notare ed apprezzare la vegetazione che per lo più è costituta da boschi di caducifoglie, con Carpino nero e bianco, Roverella, Orniello e Leccio, insieme a piccoli arbusteti, che sfidano la dura roccia ricoprendo parzialmente il versante che stiamo risalendo. Gli ampi spazi pietrosi lasciati liberi dagli alberi, sono colonizzati da una grande varietà di fiori e piante erbacee, che proprio in primavera esplodono in una tavolozza di colori, dalle fragoline selvatiche, a svariate specie di orchidee, fino ad arrivare alla tipica violetta etrusca, al narciso, all' alisso montano e a vere e proprie rarità come la fritillaria tenella, che fanno parte della preziosa flora di questi luoghi.

Presi dall'osservazione della grande varietà di piante e impegnati in mille scatti che inevitabilmente rallentano il nostro cammino, quasi non ci accorgiamo della costante ascesa, che in 3km ci fa salire di  circa 350metri.

In prossimità della cima, le vedute si fanno più ampie e affacciandosi dalle bianche rocce,  possiamo tirare il fiato e cercare di orientarci nelle vaste vedute all’orizzonte. Prima della vetta, ci accompagnano i bei costoni calcarei, che con il loro bagliore chiaro, danno più che mai risalto alle belle e colorate fioriture.

Vicini alla cima, attraverseremo boschetti di alte conifere che con la loro fresca ombreggiatura, ci danno la piacevole sensazione di trovarci ad altitudini maggiori. In uno dei punti  più alti, facciamo il primo incontro con i curiosi “ometti” di pietra e ancora più in giù, all’inizio della discesa dell’altro versante, avremmo modo di trovarne altri, ancora più grandi.

Questi strani coni di pietre minuziosamente accumulate, sono chiamati “Cairns”, da una parola di origine celtica.  Vogliono semplicemente essere segnalatori di vetta, di territorio, o segnavia ecologici,  studiati in tutto il mondo, da geografi e antropologi, perché il loro utilizzo sembra perdersi fin dal Neolitico!

La discesa del versante Ovest si presenta molto più ripida e assai meno interessante, con una  vegetazione più fitta, a tratti più intricata.  In poco più di un chilometro, raggiungeremo la stessa quota della partenza e in brevissimo tempo ci troveremo al di sopra della grande cava di “Rosso ammonitico” detto anche “marmo rosso” che è servito per la pavimentazione e l’abbellimento del Duomo di Siena. Continuando ancora la discesa, che da questo punto si fa un po’ più dolce e meno impervia, costeggeremo il reticolo di una stazione per il rilevamento sismico, per poi subito dopo oltrepassare ed ignorare, l’incrocio con il sentiero n°11 (detto  “Viottolo dei Selciaini” diretto verso il Poggio dei Coltelli e Ritrovoli). Appr. Rosso ammonitico

Cammindo ancora lungo il tracciato, divenuto ora una vera e propria carrareccia, lambiremo un nuovo punto panoramico che si apre sulla nostra dx, mentre dalla parte opposta, una breve deviazione, in pochissime decine di metri ci porterà fino a un'altra grande cava di Rosso ammonitico. Ritornaniamo quindi sulla via principale e scendiamo ancora fino a 'Campo alle Rose' (quota 758 mt circa), dove vecchi ruderi di edifici fanno mostra di se’ nel bel mezzo di una grande cava di  detrito di calcare massiccio, chiamata “Cava di Romano”.

Dopo le fatiche della salita e della ripida discesa, ci incammineremo ora per la larga e comodissima strada  di ghiaia bianca, che in assenza di dislivello ci farà costeggiare tutta la base meridionale del monte, passando nei pressi del piccolo edificio religioso della “Cappella dell’Avveduta”.

Oltrepassata la chiesetta di circa 300 metri, sulla nostra sx troveremo l’imbocco di una stradina secondaria che si dirige di nuovo in direzione del monte (43°08’53,8”N 10°57’47,3” E alt. 784 mt circa), che attraversando un’ombrosa abetaia impiantata, ci ricondurrà in seguito, ancora con un pò di dislivello, ad intercettare il viottolo percorso all’inizio, provenienti dal paese. Ovviamente all’intersezione, dovremmo svoltare a dx verso valle e in circa 850mt  saremmo di nuovo al punto di partenza.

Se il tempo a disposizione ce lo permetterà, potremmo fare anche un breve giro nel cuore del borgo, curiosando tra strette viuzze e ripide scalinate, cercando di immaginare come un tempo questi luoghi, oggi semideserti, fossero tanto importanti e conosciuti per la ricerca mineraria del prezioso argento. Appr.Gerfalco