Di porta in porta |
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...Volterra dentro e fuori le mura |
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11.8 km, 05:33:08 |
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DESCRIZIONE Durante questa ultima, bizzarra primavera, abbiamo deciso di rispolverare una nostra vecchia passione, interrompendo momentaneamente le lunghe camminate nella natura, per dedicarci a calpestare selciati e antiche vie cittadine! Ci siamo così trovati a scoprire gli angoli più reconditi e più insoliti dei nostri paesi, quelli che spesso il turista frettoloso non ha tempo di visitare. Dopo la bella esperienza di “Pomarance Camminando” che ci ha ripagato con i numerosi apprezzamenti ricevuti, come potevamo non pensare alla magnifica Volterra? La città etrusca per eccellenza che dal suo colle di creta ci domina da sempre con l’ elegante ed inconfondibile profilo. Lo scopo del nostro lavoro è stato prevalentemente quello di provare ad unire il maggior numero di punti d’interesse e di curiosità, compiendo un largo giro intorno e dentro le mura cittadine, cercando di realizzare un percorso interessante principalmente, dal punto di vista storico ed archeologico, rivolto a chi come noi, ama camminare in maniera lenta e consapevole, ammirando, osservando e scuriosando tutto quello che incontriamo, immedesimandoci nella magica atmosfera di ciò che ci circonda.
La Porta di Docciola, una delle più antiche di Volterra, è stata costruita nel secolo XIII° insieme a un tratto di mura che chiudevano la vallata. La struttura è quella tipica delle porte volterrane, con un arco interno e uno esterno a tutto sesto, collegati da un secondo arco interno ribassato. Appena oltrepassato l’arco di ingresso della porta il nostro sguardo sarà subito catturato dalla bella fonte, dai suoi imponenti archi a ogiva e dall’abbondanza d’acqua delle vasche rettangolari e dalle lunghe scalinate di pietra che conducono verso il cuore della città. (Approf: Fonti di Docciola)
Voltandoci indietro, ci troveremo invece, in compagnia di una curiosa opera in pietra ‘panchina’, dello scultore volterrano Alessandro Marzetti, ispirata alla canzone 'La bambina' di Lucio Dalla. Da qui avremo una magnifica vista che spazia dai bastioni della Fortezza Medicea, ai campanili delle chiese di S. Agostino e di S. Pietro fino al Seminario di S. Andrea.
L’imponente Porta Fiorentina, così detta perché si apre sulla via per Firenze attraverso la Val d’Era, in passato veniva chiamata ‘Porta di Sant’Agnolo o di San Michele’, in quanto si trova nelle vicinanze dell’omonima chiesa. La costruzione risale intono al 1261 e la sua struttura architettonica richiama quella delle altre porte volterrane, anche se sono visibili gli evidenti rimaneggiamenti eseguiti nel XVI° secolo, in seguito alle devastazioni subite durante un assedio nel 1530 da parte delle truppe di Maramaldo. Ritenuta una delle più importanti porte di Volterra, veniva incessantemente sorvegliata per l'uscita e l'entrata delle merci ed era l'unica porta della città a rimanere aperta anche durante le ore notturne. A questo punto, non volendo tralasciare nel nostro itinerario una parte molto interessante della storia etrusca di Volterra, localizzata però al di fuori delle vie del nostro anello cittadino, decidiamo di proseguire a dritto, dopo il passaggio della Porta Fiorentina. Attraverseremo anche il viale, indirizzandoci sulla via di Porta Diana che conduce prima verso il Cimitero e, in direzione della Valle dell’Era, verso la necropoli del Portone, detta anche dei ‘’Marmini’’, interessante tappa del nostro itinerario. Il motivo per cui la zona viene chiamata ‘ Marmini’ è legato all’omonima villa, che si trova poco lontano. La bella residenza, appartenuta agli Inghirami e nello scorso secolo, allo scrittore Carlo Cassola, mostra nelle facciate, elementi di alabastro provenienti da coperchi di sepolture etrusche, ritrovate in gran numero nella zona circostante. (L’alabastro anticamente era chiamato marmo, da cui ‘Marmini’).
Procedendo ancora in discesa, verso il Cimitero comunale, tra gli ampi spazi che si aprono nelle vallate che declinano verso la Val d’Era, si potrà scorgere da lontano, sulla nostra dx, il luogo in cui nel luglio 2015 sono emersi, durante un lavoro di bonifica a un piccolo torrente, i resti di un’antica struttura muraria. La forma ellittica dei ruderi e la loro lunghezza, valutata intorno agli 80 m, fanno ipotizzare ad un grande anfiteatro romano a dimostrare che Volterra potrebbe essere stata anche una importante città romana, oltre che etrusca. Da qui continueremo sull’asfaltata della Valle, per circa duecento metri sempre in discesa finché davanti a noi scorgeremo i massicci resti della Porta Diana, che con la sua possente mole chiudeva la parte settentrionale della Volterra etrusca.
Dopo le rituali foto ci incamminiamo di nuovo fino a raggiungere l’incrocio con una stradina secondaria (43°24’34,3”N 10°51’49,6”E) che si indirizza verso dx, proprio di fronte ad alcune abitazioni restaurate, dove anticamente si trovava l’ Osteriaccia, frequentata da quei viandanti che in tempi lontani giungevano a Volterra nelle ore notturne. Trovando chiuse le porte della città, si fermavano in quell’osteria e aspettavano il mattino bevendo, giocando e facendo bisboccia. Ci indirizzeremo verso la stradina, sempre circondati dalle bellissime colline e i panorami delle vallate circostanti che in meno di 300 metri ci porterà di nuovo sull’asfaltata lasciata poco prima. Da questo punto sarà un susseguirsi, al margine dx della via, di aperture e incavi, scavati nel tufo che accoglievano altrettante sepolture della grande necropoli volterrana. Il panorama che si apre invece, dalla parte opposta ci sorprenderà con la bella vista sulla Badia, sulla Chiesa di San Giusto e su Monte Bradoni, che sembrano sbucare dal verde lussureggiante dell’aspra collina. Dopo circa 400 metri un’indicazione sulla nostra dx e un piccolo viottolo ci indirizzeranno alla necropoli dei “Marmini”, un’ interessante tappa del nostro viaggio. Si tratta di due tombe ipogee risalenti al 3°-1° secolo a.C, scavate nell’arenaria e costituite da 1 o più nicchie che contenevano urne funerarie in tufo e in alabastro con corredi in bronzo e oro, utensili e monete, in parte conservate al Museo Guarnacci della città. (Approf: la necropoli etrusca del Portone) |
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Dopo la visita, in mancanza di un percorso ad anello che ci faccia facilmente ricongiungere alla città, torniamo, a malincuore,sui nostri passi ripercorrendo indietro la strada che abbiamo fatto all’andata, fino a rientrare nel centro di Volterra attraversando di nuovo la bella Porta Fiorentina, che da questo lato, mostra sopra l’arco di apertura, un grande stemma di pietra scolpita, della famiglia De’ Medici.
Incantati dai resti dell’antico teatro e dal panorama che lo circonda, che ci mostra il vicino profilo della chiesa di san Giusto, le cime delle Alpi Apuane e il monte Serra, ci soffermiamo incuriositi ad ammirare, sul lato opposto della via, le piccole vetrine di una bottega orafa artigiana che riproduce i gioielli degli etruschi, fino a raggiungere a pochi metri, la Piazza delle Pescheria, dove si trova la casa torre che ospita l’Ecomuseo dell’Alabastro e la Pinacoteca.
Si pensa che l'origine della denominazione di 'Vallebona', possa risalire a fine 1400, quando a seguito di un ritrovamento dei resti di un tempio, tra colonne, capitelli e cornicioni, venne alla luce una statua in marmo senza testa, raffigurante una donna con bambino tra le braccia. Attualmente conservata al Museo Guarnacci, si ipotizza che la statua possa raffigurare la dea 'Bona', come da iscrizione in caratteri etruschi incisi sulla veste. sulla veste. Continueremo ancora sulla nostra sx, sul viale Porretti, lambendo le antiche mura che profumano di elicriso, mentre qualche piccione curioso, controlla il nostro passaggio. Nei pressi di una fontanella attraverseremo la strada per seguire sulla nostra dx, la Via Pisana e, arrivati alla rotonda dopo quasi 500 metri, proseguiamo a dritto per poche decine di metri lungo la via principale per poi abbandonarla sulla sx (43°24’33,7”N 10°51’07,2”E), entrando in uno spiazzo erboso che attraverseremo in direzione della Chiesa di S Giusto. Proseguiremo su questo percorso ‘scorciatoia’, sommerso di rucola selvatica, che costeggia parti di mura etrusche, da dove già iniziamo a scorgere la grande mole della famosa chiesa di San Giusto. Ancora pochi metri di salita, finché appare davanti a noi il lato nord della grande struttura di pietra tufacea, non meno interessante della parte frontale, che visiteremo nella fase del cammino di rientro. Incantati dai mille particolari, incastonati nelle mura della chiesa, ci portiamo nella parte laterale opposta e proseguiamo sulla dx su una piccola viuzza in discesa che lambisce vecchie cave di pietra panchina. Tra le strette vie del borgo riconosceremo i luoghi frequentati da Ciaba, ovvero Nello Bardini, amico dello scrittore Carlo Cassola, protagonisti partigiani che parteciparono alla resistenza nella 23^ Brigata Boscaglia, operante nel Volterrano e nelle Carline.
Ripercorreremo indietro il breve tragitto, proseguendo verso la discesa che ci porterà al Masso di Mandringa e alle sue fonti di acqua purissima, legate a misteriose, antiche leggende di streghe; naturalmente sempre accompagnati dai panorami dei caratteristici calanchi .(Approf: ‘il Masso di Mandringa’).
La porta venne ricavata nella cerchia delle mura etrusche intorno al 1240, che racchiudevano allora l’attuale borgo di San Giusto, per permettere di raggiungere più facilmente le campagne vicine. Il suo perimetro disegna come in una cornice, la visione di un paesaggio lunare, con la voragine delle Balze e il profilo dei calanchi grigiastri che modellano la campagna. Si dice che le persone che raggiungevano Volterra dalle vicine campagne, fossero solite cambiarsi le scarpe fangose prima di entrare in città, lasciando quelle fangose nei pressi della porta. Saliamo tutti i gradini fino al passaggio della porta che attraverseremo e da dove proseguiremo, ancora per il Borgo di San Giusto, fino al grande prato dove sembra sorgere dal nulla, la chiesa dei santi Giusto e Clemente. La chiesa dall'imponente, scenografica facciata di pietra grezza, sorge su un piccolo rilievo tra 2 filari di cipressi, che racchiudono un ampio prato. E' incorniciata da 4 colonne che sorreggono altrettante statue in cotto, raffiguranti i santi Giusto, Clemente , Ottaviano e Lino, primo papa succeduto a San Pietro. Venne realizzata nel 1628 su disegno del 'Coccapani', in sostituzione di un tempio preesistente, denominata San Giusto in Botro, dedicato ai santi Giusto e Clemente, patroni della città. La vecchia chiesa edificata per volere del longobardo 'Alchis', fu ingoiata a più riprese, nel secolo XVII°, dal movimento franoso delle Balze e si dice che sorgesse sulle grotte che avevano dato rifugio ai due santi, che per sfuggire alle persecuzioni cristiane, sarebbero approdati sulle coste toscane, nel 573, provenienti dall'Africa settentrionale. (Approf: Chiesa dei SS.Giusto e Clemente). Ancora in salita,costeggiando i vecchi edifici fino a incontrare sul lato dx la Chiesa di santa Chiara. La chiesa dall’elegante ampio loggiato, fu realizzata nel 1602 dove in antichità sorgeva il Monastero di san Giovanni Evangelista. Accanto alla chiesa, nel soppresso convento delle Clarisse, ha sede una residenza sanitaria assistenziale.
E’ l’unica porta volterrana che conserva tracce di affreschi, che anticamente erano presenti anche nelle altre porte di accesso alla città. Sulla parte dx, al suo interno è scolpita la ‘canna pisana’, un’antica unità di misura che risultava essere leggermente più lunga della ‘canna volterrana’, che si trova scolpita sulla facciata del Palazzo dei Priori. Proseguiremo attraversando questa porta per giungere in via San Lino, che ha assunto questa denominazione nel 1940, in onore del pontefice volterrano, dove in un tratto di strada relativamente breve, si trovano ben 3 importanti chiese!
Da via San Lino ci sposteremo sulla dx sulla via San Felice, che ci accompagnerà alla omonima graziosa chiesetta a ridosso della porta e delle fonti.
Dopo l’interessante visita, proseguiamo in ripida salita sulla Via della Pietraia per arrivare alla piazzetta dei Fornelli, che ci saprà incantare con i suoi meravigliosi panorami che spaziano dalle Apuane, al mare e su gran parte delle Colline Metallifere. |
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Un intreccio di piccoli, caratteristici vicoli ci porterà in via dei Laberinti e sbucando su via della Porta all’Arco, ci apparirà subito sulla dx la mole dell’antico varco, forse la più bella,la più famosa e la meglio conservata tra le porte di Volterra.
Dopo aver letto sui cartelli esplicativi, l’interessante storia delle Porta e i suoi curiosi aneddoti, rientriamo sulla via, che ci condurrà verso la Piazza dei Priori, il cuore storico della città. Noteremo che il selciato della strada digrada, in tutto il suo percorso, in gradini bassi e ampi, che servivano una volta, a facilitare la salita e il passaggio dei cavalli. Impossibile non notare, ai lati della strada, i piccoli negozietti turistici e soprattutto le tante botteghe artigiane, di alabastro, di ferro battuto, di disegni artistici, che ci accompagneranno fino alla piazza dei Priori. Lambiremo la bella piazza solo per pochi metri, dopodiché portandoci verso sx, proseguiremo verso il Battistero, la Cattedrale e l’elegante loggiato di Piazza San Giovanni .
Arriveremo di nuovo in piazza dei Priori provenienti da via Roma ammirando i maestosi storici edifici, ritenuti tra i più bei palazzi medievali della Toscana.
Attraversata tutta la piazza,voltiamo ora verso un piccolo, angusto vicolo anticamente detto ‘dei pisciatoi’, oggi invece portato alla ribalta, grazie a serie televisive e a film di successo, col nome di ‘vicolo dei vampiri’. Da qui sbucheremo in Via Guidi (oggi via Matteotti), che percorreremo per una cinquantina di metri,per poi svoltare sulla sx, alla volta del il Parco Fiumi altra importante tappa del nostro intrigante viaggio. Saliamo la ripida stradina lasciandoci sulla dx il suntuoso palazzo Inghirami, mentre scorgiamo di fronte una piccola chiesetta e poco dopo, sempre in salita si aprirà sulla nostra dx il grande cancello del Parco, una vasta area-giardino che ci porterà alla scoperta dell’acropoli etrusca e di una cisterna romana, dominati dal grande profilo della Fortezza medicea e dai bei panorami sulla città. (Approf: Parco Fiumi) |
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Dopo la visita al grande parco, proseguiamo in discesa sulla via di Castello che costeggia il perimetro nord delle mura del carcere, affacciandosi ogni tanto sul lato opposto su brevi, caratteristici vicoletti, fino a raggiungere la La Porta, col suo caratteristico arco a tutto sesto, venne costruita nel XVI° secolo in sostituzione di un antica apertura molto più antica chiamata ‘Porta del Sole’. L’antica porta che faceva parte del circuito murario etrusco, venne interrata durante gli ampliamenti riguardanti la Rocca Vecchia della Fortezza medicea. Da qui ci incammineremo sulla sx lungo via Don Minzoni, dove si trovano il teatro e la chiesa di San Pietro. Sul lato sx della strada, si susseguono ancora alcune botteghe artigiane di alabastro, fino ad arrivare davanti al Museo etrusco Guarnacci.
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………Volterra fuori e dentro le mura……..Un affascinante, avvincente ed insolito viaggioin cerca degli angoli meno noti e meno frequentati, ricchi di fascino e storia che meritano di essere conosciuti.Un articolato itinerario tra le strette vie medievali che ci da la sensazione di un vissuto ricco ed emblematico, tra luoghi, mestieri e simboli che affondano le radici nel glorioso passato dell’etrusca Velathri .
(Alcune inormazioni storiche riguardanti la città, sono tratte dal bolg ''Volterra City'', che ringraziamo)
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