Da Gerfalco a Sasso Pisano

 

22212 grafico

Data: 09/03/2015
Verificato il: 20/02/2019
Difficoltà: E
Distanza percorsa: 19 km 
Salita accumulata: 720 m
Discesa accumulata: 957 m 
Altitudine massima: 825 m
Altitudine minima: 421 m 
Pendenza max: 40%
Pendenza media: 8,7 % 
Altitudine P.: 730 m A.: 500 m
Durata: 5:40  + soste
Note: Niente da segnalare.
Indicazioni stradali per il punto di partenza dell'escursione   

Coordinate punto di partenza
43°08'41.53"N 10°58'28.76"E

Attrezzatura
consigliata

scarponi1

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cane guinzaglio

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DESCRIZIONE

Una lunga traversata tra natura e paesaggi

Un itinerario fisicamente un po’ più impegnativo degli altri, ma straordinario per la ricchezza dei paesaggi, che unisce idealmente i piccoli borghi di Gerfalco e Sasso Pisano, separati dalla bella Valle del Pavone.

Il tracciato, che sfiora quasi 20 km di lunghezza  e 900 m di dislivello, si snoda nella prima parte lambendo le pendici delle Cornate per poi attraversare il Poggio di Mutti, per scendere nella parte alta della Valle del Pavone e risalire l’esteso crinale delle Cerrete, fino a raggiungere la strada regionale. Da qui proseguirà la seconda parte del nostro tragitto, completamente immersi nei vasti castagneti che ci accompagneranno all’affascinante Parco delle Biancane.

Purtroppo questa volta, per motivi logistici legati al tipo di percorso, non sarà possibile compiere l’immancabile anello e ci impegneremo in un piccolo sforzo organizzativo, in quanto il luogo di partenza risulta distante circa 20 km da quello di arrivo.

La partenza sarà in prossimità dell’antico borgo minerario di Gerfalco, già descritto in alcuni dei nostri itinerari, posto ad un altitudine di 740 m. Nel primo tratto percorreremo una comodissima strada bianca, che costeggia le pendici occidentali delle Cornate, in direzione del Castello di Fosini che ci mostra il crinale spoglio e sassoso come in un tipico paesaggio montano.

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Poco dopo aver superato la piccola Cappella dell’Avveduta, ignorando l’unico incrocio che troviamo, terremo la dx fino a superare i vasti piazzali della vecchia Cava Romano (coord. 43° 09’ 26,9’’N; 10° 56’ 49,5’’ E). Da qui si comincia a scendere seguendo l’ampio sentiero n.10 delle Colline Metallifere e percorsi complessivamente poco più di 3,5 km dall’inizio, troveremo sulla sx la deviazione per il Poggio di Mutti, indicata anche da una cartellonistica dedicata al Parco Minerario. Durante la ripida salita, un pannello esplicativo ci porterà a visitare la grotta-miniera di Calcite nera, dove potremmo anche scendere all’interno della cavità carsica piuttosto agevolmente, muniti di torcia per renderci conto dell’attività estrattiva legata soprattutto alla ricerca di minerali contenenti rame e argento. Approf. argento

Qualche decina di metri più avanti un’altra curiosità  ci mostra una delle cave di rosso ammonitico presenti della zona, con le tipiche stratificazioni della pietra con la quale è stato abbellito anche il Duomo di Siena e dove non è raro osservare interessanti fossilizzazioni di ammoniti.

Risaliamo ancora l’ultimo tratto di crinale per poi scollinare e ridiscendere nel versante nord-est, costeggiando fitti ostrieti che caratterizzano un po’ tutta l’area delle Cornate. Giunti al crocevia, in fondo alla ciottolosa discesa, proseguiremo verso sx seguendo il sentiero n10, contrassegnato con i soliti segni bianchi e rossi. (Fare particolare attenzione poco più avanti, a un ulteriore sentiero a sx del percorso minerario, che noi non dobbiamo seguire). Arrivati in fondo, in prossimità di un ponticello di legno, la carrareccia lascia posto ad un sentiero sassoso che solca il costone di roccia bianca e lo percorreremo fino a scendere poco più avanti in una pianeggiante radura in mezzo agli alberi. Continueremo tenendo la dx, iniziando a scendere, passando accanto al grande podere di Frasseta, una grande e bella costruzione in pietra parzialmente ristrutturata, come i numerosi annessi agricoli nelle sue vicinanze. Da qui  inizieremo a seguire il sentiero n. 8 diretto in poco meno di 1km e mezzo al torrente Pavone e  percorreremo in discesa una piccola carrareccia a margine di un bosco tagliato di recente.

Giunti al guado del Pavone (altit. circa 400m), il fiume ci offrirà un sorprendente scenario, con le sue acque limpide e la tipica vegetazione ripariale arricchita da preziose fioriture primaverili di bucaneve, primule, violette e farfari.

Oltrepassato il guado (con qualche piccola difficoltà, solo in caso di piogge abbondanti), ci addentriamo nella straordinaria Macchia delle Cerrete, un bellissimo bosco costituito essenzialmente da cerri insolitamente alti, che rendono il sottobosco pulito, privo di rovi o fastidiose piante lianose.  Scorriamo lungo il sentiero costeggiando il torrente Riardo affluente di sx del Pavone e dopo 800/900 m. percorsi dal guado, iniziamo a salire lungo uno stretto sentiero fino alla carrareccia che ci porterà attraverso un vasto pendio incolto,  alle rovine del podere Macchia al Fango (quota 538m). Da qui seguendo sempre il sentiero n.8, volteremo verso dx, traversando in leggera discesa dei vasti pascoli contornati da boschi di cerro, da dove possiamo godere di ampie vedute verso nord sul poggio di Castelnuovo e verso est, sui rilievi delle Cornate.

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In fondo all’ultimo grande incolto dobbiamo fare attenzione sulla sx, al tracciato del nostro sentiero che si addentra nuovamente nel bosco (coord. 43° 09’ 19,5’’N; 10° 53’ 32,2’’E). Passeremo il Botro Ruggero per poi iniziare una ripida salita in uno stupendo bosco di alto fusto, dove non si può fare a meno di notare i numerosi alberi  vittime della furia del vento.  Dopo aver percorso quasi 1 km dal guado del piccolo fosso, sempre in costante ed impegnativa salita, giungiamo in prossimità della statale SR 439 dove possiamo ristorarci nell’adiacente area picnic.

Ripartendo da qui attraverseremo la strada asfaltata per riprendere di fronte il sentiero n.7 che ci condurrà verso la seconda parte del percorso. Qui il bosco lascia ben presto spazio ai vasti castagneti, che celano numerose costruzioni, una volta vecchi essiccatoi, oggi adibiti a residenze turistiche. In prossimità del podere Acqua Pazza di Sotto, prima di proseguire la salita, noteremo dei castagni centenari ancora rigogliosi che costeggiano la costruzione.  Poco più avanti fiancheggeremo un frutteto con tanto di laghetto per le oche, prima di arrivare al podere di Acqua Pazza Superiore (676m), da dove proseguiremo verso dx , sempre sul viottolo n. 7 per  raggiungere la Buca di Paladino. Qui una grande costruzione ristrutturata è adibita, come possiamo apprendere dalla grande targa lapidea, a luogo di incontro e di preghiera da una comunità di religiosi. Accanto si possono notare i resti di una fornace probabilmente servita in passato, per la cottura di calce e mattoni.

Proseguiamo, facendo attenzione a svoltare dopo poco a sx, per un breve tratto in discesa, fino a giungere all’ennesimo crocevia denominato Fosso della Fonte, dove continueremo verso dx per seguire il sent.7 che in costante salita ci condurrà fino al Parco delle Biancane.

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L’ambiente a questo punto cambia radicalmente, il viottolo si fa più ciottoloso e i grandi castagni lasciano il posto ad una vegetazione inconsueta, dove i cespugli di rigogliose scope lasciano spazio a querce sughere secolari, che ci accompagnano  di fronte al grande anfiteatro delle Biancane. Immersi nel bagliore accecante delle rocce decolorate dall’acido solfidrico, seguiamo i percorsi che attraversano il parco. L’ambiente è reso unico dalle straordinarie sfumature cromatiche del terreno fumante e dalle specie arboree che crescono e colonizzano questo habitat impossibile,  come gli straordinari cespugli di brugo violaceo e bianco tra gli esuberanti bonsai di querce sughere pluricentenarie. Salendo ancora verso la parte alta del versante, dominiamo vasti panorami che ci fanno intravedere il mare, attraverso la distesa verde delle Colline Metallifere oltre la sagoma imponente della torre refrigerante della vecchia centrale di Monterotondo.

Superato il crinale del poggio, sempre seguendo il sentiero, troveremo una chiara indicazione per le fumarole e svoltando in quella direzione inizieremo a percorrere l’ultimo tratto del nostro viaggio. Scenderemo  i piccoli e tortuosi sentieri nel bel mezzo del Parco Geotermico, nel versante che si affaccia sulla Valle del Cornia. Anche qui l’ambiente, tra l’odore acre dello zolfo, tra le trincee di rocce fumanti, gli sbuffi di acqua, di fango e vapore, crea un’atmosfera veramente surreale.

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Superato il crinale del poggio, sempre seguendo il sentiero, troveremo una chiara indicazione per le fumarole e svoltando in quella direzione inizieremo a percorrere l’ultimo tratto del nostro viaggio. Scenderemo  i piccoli e tortuosi sentieri nel bel mezzo del Parco Geotermico, nel versante che si affaccia sulla Valle del Cornia. Anche qui l’ambiente, tra l’odore acre dello zolfo, tra le trincee di rocce fumanti, gli sbuffi di acqua, di fango e vapore, crea un’atmosfera veramente surreale.

Le numerose fratture presenti nelle rocce permeabili silicee e carbonatiche, consentono al continuo flusso dei fluidi endogeni di raggiungere la superficie, dando luogo a spettacolari fenomemi geotemici, visibili su tutto il percorso.  I getti di vapore sono costituiti per un'alta percentuale, pari a circa il 95 %, da vapore acqueo, mentre il restante 5% è formato da anidride carbonica e numerosi altri gas, come il metano, l'acido borico, l'azoto, l'acido solfidrico, con tracce di radon e molti altri.

Mano a mano che scendiamo verso valle si incomincia a intravedere il paese di Sasso Pisano, che da questa prospettiva mette in evidenza la sua antica sagoma di raccolto borgo medievale. Ancora pochi passi tra le rocce dalle mille sfumature, che via via ci mostrano pennacchi di fumo e belle cristallizzazioni di zolfo, fino ad accompagnarci alla parte finale del nostro lungo percorso, che ci farà raggiungere il paese per una breve e interessante visita.

Approf. Sasso pisano

 

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Tutte le foto scattate durante il percorso

22 immagini

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