L’Avventura di Grotta Rossa |
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16.6 km, 08:32:28 |
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Galleria foto 47 immagini
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DESCRIZIONE L’Avventura di Grotta Rossa |
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Un percorso particolare che si snoda in un angolo tra i più belli e più visitati della Val di Cecina, che apparentemente non avrebbe dovuto riservarci sorprese, come il Castello dei Vescovi e il singolare Botro al Rio che scorre nella vallata..... Il tracciato che ci siamo proposti di seguire, ci incuriosiva da tempo, invogliandoci a scoprire da vicino la vallata del Botro al Rio, che ha inciso con profonde gole il versante est di Berignone, tra le singolari pareti di conglomerato rossastro di Grotta Rossa. Molti sicuramente ne hanno sentito parlare o l’hanno intravista percorrendo i vicini sentieri, ma noi questa volta con tanta prudenza e un pizzico di incoscienza, abbiamo deciso di risalire per intero il ‘Botro rosso’, spingendoci fin sotto alle grandi pareti ciottolose per ammirarne l’unicità e la bellezza. Da tutto ciò ne è scaturito un percorso molto impegnativo, che però ci ha ampiamente ripagato con una singolare esperienza, emozionante come poche! Per iniziare questo avvincente anello, abbiamo raggiunto il guado del fiume Cecina, proprio nel punto in cui d’estate si passa per andare al Masso delle Fanciulle. Appena attraversato il corso d’acqua, in una freddissima mattinata di fine novembre, guadagnamo l’argine opposto spostandoci sulla nostra sx, fino a trovare la stradina di terra battuta che costeggia l’argine del fiume e che poi piega verso nord-nordest. La seguiamo passando all’inizio nel mezzo a grandi campi brinati e quindi lungo la ripidissima salita che ci accompagnerà verso i ruderi del podere di Gesseri. Durante la salita, voltando lo sguardo alle nostre spalle resteremo incantati dalle belle vedute sull’intera valle, che in una mattinata così fredda, ci lascia il privilegio di godere di una luce fantastica. Un centinaio di metri prima di raggiungere il culmine del poggio dove è situato il podere, individuiamo sulla dx (43°18’34,2”N10°55’04,4”E) la sterrata che punta decisamente in direzione est verso Casinieri, proprio quella che ci siamo proposti di seguire, ricalcando un vecchio tracciato che univa in passato le due grandi case coloniche. Appena inizia, la stradina è ben evidente e battuta probabilmente percorsa dai cacciatori, poi pian piano la sua tracia si riduce e a tratti diviene un piccolo sentiero ingarbugliato. A complicare e a rendere lento il nostro cammino, incontriamo ampi tratti di bosco che ci costringono a fare continuo uso del gps, unico, efficace compagno che ci permette di mantenere la giusta direzione. Finalmente intercettiamo davanti a noi l’ampio sentiero che si snoda lungo il confine della riserva risalendo dai piani del Cecina, fino alla strada che conduce a Casinieri. Superate le solite difficoltà di un tracciato non segnato, giungiamo comodamente ora sullo stradone imbrecciato dove decidiamo una pausa ristoratrice approfittando per fare il punto della situazione e annotare con precisione la traccia seguita. Scendiamo poi agevolmente verso il basso lungo la strada che proviene da Casinieri, fino a incontrare un crocevia dopo circa 800 m, (43°19’23,5”N10°56’02,1”E) che prenderemo a dx in direzione del Castello dei Vescovi. Attraversiamo un tratto di bosco di carpini e aceri variopinto di colori autunnali dove notiamo lungo l’antico selciato evidenti tracce della presenza del lupo, che in questa zona ha ritrovato il suo habitat naturale. Percorsi 600/700 metri circa dall’ultimo incrocio, in prossimità del guado di cemento abbandoniamo la strada, per attraversare il siccitoso letto del torrente Sellate, infilandoci nella stretta gola del Botro al Rio, suo affluente di dx, proprio dove un imponente masso chiamato popolarmente ‘Palla di Sansone’ sembra indicarci la via. Alte pareti di rocce ofiolitiche ci accolgono all’inizio del cammino, reso fin da subito difficile e impegnativo per il ciottolame rotondo e instabile che costituisce per lo più il greto di questa profonda forra. Con le continue deviazioni per aggirare gli ostacoli, costituiti da piccole frane e tronchi caduti, ci troviamo costretti ad una lenta marcia che allunga i nostri tempi, ma che ci permette di goderci tutte le peculiarità di questa parte di viaggio. Spesso ci voltiamo indietro, catturando scatti verso il torrione del Castello dei Vescovi, che da qui lascia intravedere la sua grande volta, da una inusuale angolazione, diversa da sempre. Sotto i nostri piedi, nei rari ed esigui tratti di sabbia notiamo chiaramente segni di ungulati, che dalle impronte e dalle fatte, immaginiamo che possa trattarsi di mufloni e daini, già avvistati altre volte, in questa zona. |
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Compiuti i primi 1700 metri circa di cammino dall’inizio della confluenza, dopo l’ennesima strapiombante parete ciottolosa, incontriamo dietro ad un’ampia ansa, il punto di intersezione col sentiero n°8 che verso la nostra sx porterebbe a Monte Soldano e sulla dx verso il sentiero 10 e il Castello. Questo preciso punto rappresenta l’ultimo tratto che conosciamo di questa zona, già ripercorso anche in passato, ma anche ultima occasione per non abbandonare luoghi conosciuti. Decidendo di proseguire, accettiamo tutti insieme l’incognita della sfida, consapevoli delle sicure difficoltà che si presenteranno durante il cammino. Ben presto però, proseguendo nel letto ciottoloso del botro, verremmo ampiamente ripagati, alla vista delle grandi pareti rosse, che in lontananza ostentano la loro insolita colorazione, che risalta decisamente col giallo autunnale del bosco sottostante. (approf: Conglomerati)
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Camminiamo ancora attenti a scegliere il passaggio migliore, mantenendo da qui in avanti sempre la dx, poiché in questo punto il botro presenta diverse diramazioni e per non perdere di vista la meta da raggiungere, decidiamo di tenerci sempre da questa parte. Mano a mano che andiamo avanti, il greto del corso d’acqua si restringe e le friabili formazioni di rocce sedimentarie, si fanno sempre più vicine, rendendo il nostro cammino più esposto sotto le pietre che ci sovrastano. Sicuramente questo è il momento più delicato e rischioso del nostro viaggio, poiché ci troviamo a percorrere lo stretto alveo, quasi a contatto con le alte pareti sassose verticali, così particolari e tanto precarie nell’aspetto da incuterci un insolito timore. Ci accorgiamo che tra noi è sceso il silenzio, mentre ognuno cerca di concentrarsi ad ogni passo, attratti dalla selvaggia bellezza del luogo, ma consapevoli del rischio e dell’impossibilità di tornare indietro. Talvolta siamo costretti ad aiutarci per scavalcare gradoni pietrosi, che il carattere torrentizio del piccolo corso d’acqua ha scavato nel tempo, formando piccoli salti verticali. Confortati nel vedere che i nostri gps mostrano vicina l’uscita dalla forra, con un misto di piacere e di rammarico nel lasciare questo luogo surreale, continuiamo la marcia che ora inizia a farsi meno difficoltosa, fino a raggiungere il morbido letto di foglie dell’ultimo tratto di bosco che ci conduce inaspettatamente a incrociare il sentiero 9 (43°20’14,1”N 10°57”54,9”E), verso la rassicurante normalità.
Seguiremo il sentiero verso dx iniziando a discendere dolcemente nel bosco autunnale, fino ad incontrare dopo poche centinaia di metri un grande crocevia di percorsi a noi già noto, dove approfittiamo per rilassarci e consumare il nostro meritato panino. Ristorati e rinfrancati dalla lunga sosta, prendiamo il sentiero 10 in direzione sudovest che con un bel tragitto ci condurrà comodamente sulla strada del Castello dei Vescovi. A circa 1200 metri dal crocevia, noteremo sulla dx l’intersezione del sentiero 8 e dopo aver superato un gigantesco insoglio, sbucheremo sulla strada bianca proveniente da ‘Pian degli Zoccoli’ che prosegue diretta fino al ‘Capannone’. Ovviamente la prenderemo verso dx, iniziando a scoprire di nuovo le ampie vedute sulla vallata, finché dopo poche centinaia di metri comparirà davanti a noi la familiare sagoma del vecchio castello. (approf: Castello dei Vescovi) Ci fermiamo con piacere a commentare, a scattare foto e a scherzare sul singolare effetto eco, che in questo preciso punto, sembra giocare stranamente con le nostre voci. Poi continuiamo la marcia lungo la comoda strada scendendo i ripidi tornanti, fino a immetterci di nuovo nel tratto già percorso all’andata e quindi nella lunga piana che porta all’area attrezzata del Capannone, dove gli ultimi raggi di sole la illuminano e la disegnano come un romantico quadro d’autore. Ancora una pausa per smorzare la stanchezza che inizia a farsi sentire, per poi continuare sulla via che porterebbe alla sbarra della Riserva. Qualche decina di metri prima,(43°19’52,4”N10°55’03,4”E) troveremo una deviazione che ci immette nel mezzo di una bella cerreta, conducendoci in poco tempo fino al greto del Sellate, dove cercheremo il punto migliore per attraversare. Da qui, intercettiamo un tracciato non segnato, che prima costeggia il torrente e poi pian piano ci fa salire senza grandi difficoltà verso i campi di Gesseri, uno dei più grandi vecchi poderi sulla Valle del Cecina. (approf: l’oro di Gesseri) Con un po’ di stanchezza, che inevitabilmente comincia a farsi sentire, iniziamo a risalire lentamente, illuminati dalla luce del tramonto, mentre dietro di noi ci appare il profilo di Volterra vestita di un rosso inconsueto. Poco più in su sulla sx, scorgiamo ancora in lontananza il Castello dei Vescovi, gran protagonista di oggi, che spicca fiero tra il verde dei suoi lecci, rischiarato appena dalle ultime luci del tramonto. Giungiamo in cima alla collina, dove ci accolgono i ruderi del grande podere, che ci offre di fronte le belle vedute serali su Pomarance e su tutta la vallata che stamani, imbiancata di brina, pareva brillare alle prime luci del mattino. Appagati, silenziosi, stanchi per il lungo cammino scendiamo verso il piano del fiume dove le fioche luci del crepuscolo, ci permettono appena di guadare e raggiungere l’auto.
Un’ esperienza bellissima, emozionante ed unica nel suo genere che non sarà facile ripetere. Straordinariamente impegnativa e faticosa, che sconsigliamo però a chiunque non abbia una buona preparazione fisica, un buon senso di orientamento e conoscenza degli strumenti di navigazione; oltre a considerare il fatto dell’oggettivo rischio che questo percorso potrebbe comportare, per la sicurezza e l’incolumità di chi si accingesse a compierlo! |