Rocca e dintorni |
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7.4 km, 02:38:28 |
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DESCRIZIONE Rocca e dintorni
La rozza figura di un animale che ricorda un vitello, un toro o un montone, è scolpita in una lastra di pietra serena sicuramente più antica del fabbricato che la ospita. Senza dubbio rinvenuta altrove, dato che per la costruzione di numerosei edifici del borgo furono utilizzate pietre già squadrate provenienti dalla Rocca Sillana e dalla Pieve San Giovanni, si potrebbe ipotizzare che fosse stata messa lì per indicare l'esistenza di una stalla o di un ovile. Forse potrebbe anche significare un'arcaia rappresentazione del vitello, simbolo delle antiche popolazioni italiche (Il nome Italia proviene dal greco 'Itales' , da cui il latino 'vitalus'= Italia, inteso come 'terra di 'giovenchi' ). Rimane però un po' misterioso il fatto che la lastra su cui è scolpita la figura, sia di un tipo di pietra che non è presente nelle zone vicine, caratterizzate invece da formazioni tufacee e da serpentiniti. Da qui inizieremo a salire la piccola strada lastricata, adiacente al moderno fontanello pubblico, addentrandoci nel cuore del piccolo centro storico. Fin da subito si potrà assaporare l’atmosfera dei vecchi borghi, abbelliti e ben curati dagli abitanti in ogni più piccolo particolare. Poco più avanti di fronte alla chiesetta ‘della Compagnia di Carità’, che troviamo sulla nostra sx, il grande arco della ‘Porta Castellana’ ci introduce lungo la ripida via, dove si affacciano caratteristiche abitazioni medievali. Gli stretti vicoli, gli archi, i passaggi e le scalette comunicano tra loro come in un giocoso labirinto.
Proseguiamo il cammino verso la sommità del vicolo, fino a raggiungere una piccola piazzetta adibita a parcheggio dalla quale discendendo leggermente, troveremo sulla dx, l’imbocco del nostro sentiero, dove un prezioso segnale di legno indica la via per la Rocca. Ci immettiamo in decisa salita lungo questo camminamento conosciuto da tutti come ‘sentiero insedici’, un comodo collegamento tra il paese e il santuario della Madonna della Casa, a tratti scavato nel tufo che ci fa ipotizzare che anticamente, potesse esser stato un’ulteriore via d’accesso verso la Rocca Sillana. ''''Alcune ricerche ci fanno ipotizzare che il toponimo ''insedici'' sia originato dalle parole 'inselciato' o 'inseliciato' riferito allo strato di ghiaia con cui venivano compattate le stradelle di campagna, affinché le piogge non le rendessero impraticabili. Oltre alla piccola via che da S.Dalmazio conduce ai vecchi poderi e anticamente alla Rocca Sillana, in diverse zone della Toscana, ne esistono altre che riportano lo stesso nome.''''
‘ Dopo la doverosa sosta per osservare questo piacevole luogo, ci immetteremo in un tratto di sentiero quasi sconosciuto che con un po’ di attenzione, individueremo sulla nostra sx oltre una carrareccia sterrata, lungo il ciglio della strada che porta alla chiesa. Questo antico camminamento ci condurrà in meno di 500 metri a visitare un luogo, noto solo agli abitanti di San Dalmazio, che si spingevano in questo ambiente così ricco d’acqua, per coltivare i loro orti. ‘’’’Sicuramente la ‘Fonte di Sillano’ ha rappresentato un buon approvvigionamento d’acqua fin dall’epoca più antica del fortilizio e si potrebbe ipotizzare che fosse già conosciuta anche dagli Etruschi, dati i numerosi reperti recuperati nella zona sovrastante di suppellettili, vasellame e vari oggetti relativi a sepolture di epoca eneolitica.’’’’ Riprendiamo il cammino lungo una piccola via che risale nel bosco fino a spuntare in breve tempo sulla strada asfaltata di Lanciaia in prossimità di una panchina posta al margine, all’ombra di alcuni lecci. Proseguiremo verso sx, fino a un primo incrocio, che ignoreremo, indicante la Rocca di Sillano, che si apre di fronte a una grande edicola religiosa. Continueremo avanti lambendo prima il grande podere di ‘Barbiano’ e subito dopo, una seconda strada, sempre sulla dx, che salirebbe di nuovo verso la Rocca. Ignorata anche questa, continuiamo fino a scoprire gli ampi panorami che mostrano tra il verde dei campi coltivati, il luccichio del lago del Bulera, ed oltre in lontananza, gli arroccati borghi di Libbiano e Micciano.
Marciamo ancora avanti in leggera discesa fino ad un punto in cui sul ciglio sx della strada, all’imbocco di una via sassosa, individueremo una vecchia croce di legno, posta su di un grande masso di tufo squadrato. Noi seguiremo il tracciato che si apre sulla dx e che sale in maniera decisa lungo il pendio di roccia serpentina, immaginando che possa trattarsi di un’antica via d’accesso al fortilizio di Sillano, per chi proveniva dalla Vallata del Possera e dalla vecchia ‘Via Pomarancina’. Proseguiamo in maniera decisa lungo il camminamento che si snoda tra i soliti pini impiantati, che frequentemente ritroviamo in mezzo al viottolo, sdraiati dai temporali e dal vento.
Da questo punto continueremo in discesa lungo l’ampia strada d’accesso per voltare a sx, nei pressi del podere ''Il Leccio'' sulla via di Lancia, che percorreremo fino all'imbocco della carrareccia che porta al podere Vivaio.
‘’’’’Purtroppo non siamo riusciti a raccogliere nessuna notizia certa sulla funzione che in passato, potevano avere questi curiosi fori. Abbiamo solo appreso che tutta l’area adiacente è stata spesso al centro di interesse archeologico e che in tempi relativamente recenti quello spiazzo così piatto e levigato con i relativi fori, veniva utilizzato dai contadini del posto per ‘battere i legumi’. Questo sistema, simile alla trebbiatura, era praticato fino a metà del secolo scorso e consisteva nel battere ripetutamente sul terreno, le piante essiccate di ceci, fave o altri legumi, fino a separarne i semi dai gusci. Curiosando tra la vegetazione nelle adiacenze dello spiazzo pietroso, è facile osservare anche dei piccoli frammenti di terracotta, che dalla forma ci fanno ipotizzare resti di tegole di antiche coperture…….E allora, con un pizzico di fantasia, ci piace anche immaginare che i quattro fori, larghi circa 50 cm e profondi poco più di una trentina, avrebbero anche potuto essere il basamento di sostegno dei pali di un' ipotetica costruzione in legno, come usavano fare proprio gli Etruschi!’’’’’
Dopo ancora un breve tratto di strada, ci fermeremo a scuriosare nella profonda fenditura carsica che si trova sul margine sx e percorse ancora poche centinaia di metri, in prossimità di un'ampia curva che scende verso Vivaio, comparirà davanti a noi uno spiazzo dal quale si dipartono alcuni sentieri.
Ristorati dalle piacevoli vedute, riprendiamo i nostri zaini e proseguiamo il cammino finché un’altra straordinaria sorpresa che ci comparirà davanti.
Riprenderemo il cammino per l’ultimissimo tratto della nostra escursione, scendendo il breve sentiero che porta a immetterci verso dx, sulla comunale asfaltata di Lanciaia, da percorrere solo per poche decine di metri. L’abbandoniamo quindi deviando sulla sx, su una piccola strada bianca in direzione del paese di San Dalmazio, che raggiungendo l’abitato ci farà chiudere in nostro anello. Un interessante e semplice viaggio, privo di difficoltà, adatto a chiunque abbia voglia di camminare in mezzo alla natura e soprattutto col piacere di scoprire tante piccole sorprese, in mezzo ai tesori che ci offre questo territorio. ********************* *****(Scegliendo di compiere questo itinerario di domenica, potremmo avere anche l’occasione di poter visitare la chiesa parrocchiale di San Dalmazio, situata in basso all’ingresso del paese, dove sono conservate pregevoli opere pittoriche, datate XVI e XVII secolo, di cui una attribuita al Pomarancio il giovane. La chiesa custodisce anche un prezioso Tabernacolo del 1500, di scuola robbiana).***** |