Anello di Cerbaiola e i mille volti del Pavone |
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16.9 km, 07:04:28 |
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Galleria foto 34 immagini
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DESCRIZIONE I mille volti della valle del PavoneUn lungo ed ampio tracciato che costeggia la valle più bella e selvaggia della nostra zona, che segue dall’alto il sinuoso percorso del Pavone, camminando su vecchi sentieri minerari strapiombanti sul torrente. La zona che attraverseremo nella prima parte di questa escursione, comprende tutto il crinale che unisce l’antico borgo di Montecastelli al piccolo agglomerato contadino di Cerbaiola; per scendere poi alle Bocche di Pavone e quindi risalire sul versante opposto alla volta dei vecchi poderi della fattoria di Lanciaia, oggi ridotta ad un triste cumulo di ruderi in mezzo al degrado. Il cammino proseguirà poi costeggiando una vecchia strada forestale a valle della Rocca, camminando sul ciglio di suggestive vedute del torrente, dove qui si mostra nel suo massimo splendore. Scenderemo di nuovo nel Pavone toccando i resti delle antiche miniere di rame, luogo simbolo del passato minerario di questa zona. L’ultima fatica la dedicheremo a risalire verso il suggestivo borgo di Montecastelli, dove sarà d’obbligo una visita tra i vicoli che lo caratterizzano. Questo itinerario anche se apparentemente semplice ci metterà a dura prova per il notevole dislivello e per gli inevitabili due guadi del torrente. Noi abbiamo deciso di partire per la nostra avventura posteggiando l’auto appena fuori Montecastelli, imboccando la strada bianca che conduce a Cerbaiola.(Coord.43°16’08,1’’N- 10°57’32,1’’E) Ci incamminiamo da subito in direzione Nord, sulla comoda strada di breccia immersa in una vegetazione mediterranea alternata alle solite distese di pino marittimo. Il primo tratto privo di dislivello non ci permetterà di spaziare gran che con la vista, ma nel tratto successivo avvicinandosi a Cerbaiola, la vegetazione si farà più rada e davanti a noi pian piano, si apriranno sconfinati panorami verso il Senese ed il Volterrano. Finché all’improvviso nel mezzo al verde dei pascoli compare il piccolo agglomerato, diroccato come un antico castello, adagiato su un breve altopiano. Da lì a poco, la strada comincerà a scendere fino a incontrare in prossimità di un crocevia, una croce di legno posta alla sommità di una collinetta di roccia serpentina. Seguiamo la strada che si immette a sx e che in poche decine di metri ci porterà a Cerbaiola. (Approf: Cerbaiola) Ad accoglierci la vecchia chiesetta, ora adibita ad altro uso, davanti alla quale deviando a dx possiamo concederci una visita nel mezzo alle piccole case di pietra, alcune ben ristrutturate, altre invece ancora tristemente diroccate che mostrano i segni dell’abbandono in un fascino di altri tempi. Tornando di nuovo in prossimità della chiesetta oltrepasseremo la sbarra metallica per dirigersi in leggera discesa lungo una strada campestre. Non sarà difficile in questo luogo incontrare Rocky, un grosso quanto mai mansueto ed innocuo cane pastore, che è solito accogliere ed accompagnare gli escursionisti che passano da quelle parti. Camminando ora in decisa discesa lungo la ripida stradina ci avviciniamo velocemente verso le bocche di Pavone, luogo in cui due dei nostri più importanti fiumi uniscono le loro acque. Giunti alla fine della discesa, oltrepasseremo un grande campo incolto e tenendo la sx imboccheremo un’apertura che ci porta sulla sponda del fiume Cecina, proprio nel punto in cui è istallato un misuratore di livello. Prendendo a sx costeggeremo per qualche decina di metri la sponda del fiume, fino a incontrare il Pavone, dove cercheremo di individuare il punto più adatto per poterlo attraversare. (coord. 43°18’06,2’’N- 10°57’09,1’’E) Compiuta l’ardua impresa e rifocillati da una piccola sosta, ci prepareremo ad affrontare una lunga salita. Individueremo nella sponda sx del Pavone il percorso da seguire, che passerà proprio in mezzo ai ruderi dell’antico Mulino di Bruciano, un luogo spesso toccato anche in altre nostre escursioni. Scuriosando tra le rovine della vecchia costruzione possiamo ancora notare la grande gora e i canali che portavano l’acqua al meccanismo di macina e appoggiato ad un vecchio muro, possiamo vedere una macina di pietra. Doveroso ricordare che nelle vicinanze in passato esisteva un’antica cava detta ‘della Tormentaia’, dove pare venivano estratte e lavorate le pietre per la costruzione di queste macine. Proseguiamo il cammino seguendo la strada forestale della Riserva di Berignone, che salendo ci fa incontrare dei coltivi, incastonati nel bosco, talvolta seminati per l’alimentazione degli animali dell’oasi. Dopo aver percorso circa 1,5km dal guado, incontreremo una catena che delimita l’accesso alla riserva e continuando a salire, tra gli spazi che si faranno sempre più aperti, arriveremo in uno slargo, dove sono purtroppo ammassati vari materiali ed attrezzature edili. In questo punto, sulla sx si apre una bella veduta sulla profonda gola del Pavone sovrastata dall’imponente fortilizio della Rocca, mentre a dx un grande casolare da poco ristrutturato, domina le vedute verso la Valle del Cecina ed il Volterrano. Proseguiamo la nostra marcia seguendo ancora la sconnessa strada bianca, che oltrepassato un secondo grande podere, ci immetterà sulla via comunale di Lanciaia. In questo punto dovremo svoltare a sx in salita, seguendo quella che una volta era una piccola strada asfaltata. Passeremo dopo poche centinaia di metri a fianco di lunghe file di cipressi che lasciano facilmente immaginare il passato di ricchezza della zona, oltre i quali inizieremo a scorgere ampi spazi delle belle campagne pomarancine. A rovinare il nostro compiacimento, ci penseranno i ruderi dell’ormai abbandonata e fatiscente fattoria di Lanciaia, che incontreremo di lì a poco. Dalle belle e eleganti ringhiere dei balconi e delle scalinate, riesce ancora a trasparire l’importanza che potevano avere una volta questi fabbricati, circondati da pozzi e piccoli giardini. Ma quello che veramente ci rattrista, non è solo il loro aspetto attuale di ruderi deteriorati dal tempo, ma il contrasto del buon gusto di allora, accanto alla sporcizia e ai materiali accumulati, da chi per ultimo ha abitato questi luoghi e ha abbandonato ovunque carcasse di frigoriferi e oggetti di ogni genere. Continuando il cammino, poco più avanti a catturare la nostra attenzione sarà il piccolo cimitero posto al margine della strada con gli immancabili cipressi secolari che lo contornano e proseguendo ancora lungo lo stretto nastro di asfalto, incontreremo il bel casale di Quercetello, recentemente rimesso a nuovo. Sulla sx l’imbocco di una strada forestale ci farà abbandonare quella asfaltata dirigendoci di nuovo nel mezzo alla vegetazione selvaggia di questi luoghi. (coord 43°16’50,4’’N – 10°55’50,5’’E) Camminiamo ora sulla piccola strada di recente utilizzata per il taglio della legna. Percorsi le prime centinaia di metri oltrepassato un grande spiazzo, dovremmo trascurare la deviazione verso sx e mantenendo la dx, iniziare a salire leggermente. Giunti alla prima curva, ci apparirà davanti in tutta la sua selvaggia bellezza la profonda gola del Pavone, che con le sue anse sinuose descrive il percorso tra le alte pareti ofiolitiche. Sarà questo, un tratto di cammino estremamente interessante, che ci offrirà le vedute più belle di tutta la zona, a picco sulla valle del torrente col fruscio lontano delle sue acque color smeraldo, mentre il camminamento prosegue tagliando il fianco del monte. Dopo aver percorso circa 500m dalla prima veduta sulla gola del Pavone, l’ampia striscia di strada lascia il posto ad uno stretto sentiero e ad un angusto passaggio che richiederà la massima cautela. Oltrepassato il tratto esposto ci addentriamo in un tratto dove gli alti pini ci impediscono la visuale e di lì a poco incontreremo un incrocio fondamentale in cui dovremo fare molta attenzione. (coord 43°16’36,2’’N-10°56’24’’E) Se scendessimo verso sx, seguendo la segnaletica B/R, arriveremo in maniera diretta alle vecchie miniere del Pavone, invece tenendo la dx alla stessa quota, ci incammineremo lungo un bellissimo viottolo recentemente ripulito da noi stessi, che merita sicuramente di essere percorso. Con questo sentiero raggiungeremo il podere Vivaio, dal quale poi scenderemo di nuovo sul letto del Pavone. Questo sentiero come si può notare dai continui muriccioli a secco doveva essere probabilmente una vecchia strada di servizio alla miniera. Lungo questo piacevole cammino non ci stancheremo mai di voltare lo sguardo alla nostra sx, dove ogni volta la valle del Pavone, il borgo di Montecastelli, il podere le Cetine ed i ruderi della vecchia miniera, non mancheranno di offrirci belle ed insolite vedute. Dopo aver camminato per qualche centinaio di metri dall’incrocio del sentiero, davanti a noi troveremo una nuova biforcazione dove dovremmo prendere a dx in decisa salita iniziando un tratto più impervio e meno accattivante. Superata una piccola sorgente che forma un acquitrino in mezzo al viottolo, terremo la sx e continueremo a camminare in direzione Sud-Ovest. Da questo punto in avanti, sarà opportuno seguire il camminamento con maggior attenzione, perché la conformazione del terreno e la vegetazione stessa lo renderanno più impervio e meno rintracciabile. Potrà comunque esserci d’aiuto seguire alcune segnalazioni di colore giallo, che faciliteranno il nostro cammino. Al primo crocevia che troveremo dopo la piccola sorgente, dovremo prestare particolarmente attenzione, effettuando una prima svolta a dx e dopo pochi metri una verso sx, iniziando quindi leggermente a scendere. In questo punto le piante di pino e i cespugli di macchia mediterranea lasciano il largo ad ampi spazi di roccia ofiolitica, offrendoci la possibilità di vista. Ciò però rende il tracciato del sentiero meno definito, sarà quindi raccomandabile massima attenzione e senso di orientamento nell’individuare il tracciato, mantenendo sempre come prossima meta il podere ‘Vivaio’. Oltrepassati diversi canaloni con un continuo sali scendi ci ritroveremo in un passaggio più in basso, che risalendolo ci porterà verso uno spiazzo piuttosto aperto. Da qui dovremmo individuare nella gariga il proseguo in discesa del nostro cammino in direzione Sud-Est.(coord 43°16’16,8’’N-10°56’06,1’’E). Scendiamo in maniera decisa a tratti sul sentiero ben definito, per poi ad un certo punto svoltare seccamente a dx ed addentrarsi in un ombroso bosco di lecci e pini. Camminando ancora per qualche decina di metri, cominceremo a risalire fino a sbucare in un’area stepposa colonizzata da cespugli di ginestre. Proseguiamo a vista in direzione Sud-Ovest, sbucando di lì a poco in un grande campo incolto, che seguiremo voltando a sx, fino a raggiungere una vecchia strada che conduce al podere. Dato che il tracciato da seguire, passa proprio dietro al podere lambendolo, sarà doveroso avere il massimo rispetto della privacy, anche se i proprietari di Vivaio, ci accolgono sempre con gentilezza, offrendo indicazioni e curiosità che riguardano la zona. Continuiamo piegando decisamente a sx nella discesa che si presenta all’inizio come un’ampia strada forestale e subito dopo come un largo sentiero, mantenuto in ordine dai cacciatori locali. Dopo poche centinaia di metri dal podere ci ritroviamo in mezzo a un’alta pineta, dove gli immancabili vecchi tronchi sono sdraiati ed intraversati in ogni dove. Percorriamo in decisa discesa il bel sentiero, soffermandoci di volta in volta ad osservare i panorami che si aprono sulla vallata proseguendo fino alle rive del Pavone. Continuiamo sulla riva sx, tra la rigogliosa vegetazione ripariale, fino a raggiungere il punto di guado (sentieristica ufficiale), proprio davanti le antiche miniere di rame. (Approf: le antiche miniere) Da qui, dopo aver curiosato tra gli interessanti ruderi degli edifici esterni della miniera, proseguiremo alla volta del borgo di Montecastelli seguendo la via per il podere Le Cetine. Questo antico fabbricato oggi ben ristrutturato, una volta era strettamente legato all’attività mineraria e ospitava la direzione e l’amministrazione dei lavori. Continuiamo l’impegnativa salita lungo la piccola strada forestale che taglia il pendio di gabbro, fino ad arrivare in prossimità dell’indicazione del podere, dove dovremmo prestare particolare attenzione sulla sx ad una piccola variante che devia su per il poggio, per evitare il passaggio davanti all’abitazione. Mano a mano che si sale, messi a dura prova dal dislivello e dalla lunghezza del percorso, inizia ad apparire davanti a noi la vista della torre di Montecastelli che in mezzo alla vegetazione ci guiderà nei pressi del borgo. Giungiamo dopo breve tempo sulla grande strada bianca che prendendo a sx ci riporterà al parcheggio della nostra auto, concludendo così il nostro lungo e magnifico viaggio in questa straordinaria valle, che non finisce mai di stupirci. Ovviamente se il tempo ce lo consentirà, sarà doveroso compiere una interessante visita al borgo, piccolo gioiello medievale. Ci addentreremo tra le viuzze e le scalette in pietra che si collegano e si intrecciano tra loro, fino a condurci nel punto più alto del paese, alla bella chiesa romanica e alla torre Pannocchieschi, che in un clima di grande tranquillità, sembrano toccare il cielo. (Approf: Montecastelli) Grazie all’impegno, alla collaborazione e all’amore di alcuni suoi abitanti, nel borgo di Montecastelli possiamo visitare il piccolo ‘Museo della civiltà contadina’, che dal 1985 raccoglie oggetti che documentano l’ attività agricola e artigianale che si svolgeva nella zona dal 1800 fino a metà del 1900. La maggior parte dei 500 reperti, che sono raccolti in due sale, sono stati donati dalla popolazione che fin da subito ha creduto in questo progetto, per la conservazione della memoria delle tradizioni del passato. Il paese oggi riscoperto e apprezzato per le sue vivaci iniziative culturali, sembra rivivere una nuova giovinezza, attirando musicisti da tutto il mondo, grazie all’intenso legame del famoso medico chirurgo tedesco, con la popolazione e col borgo stesso. Il luminare, ottimo musicista e liutaio, che ha scelto Montecastelli come sua seconda patria, si è fatto personalmente carico della realizzazione di un auditorium e di un laboratorio per la costruzione e la riparazione di violini. Le sue ambiziose iniziative spaziano anche in appuntamenti e convegni scientifici, fino all’impegno dei lavori di restauro della Rocca Pannocchieschi e alla cura del borgo stesso, riportato così a nuova vita, fiero di dominare ancora in una vallata unica per le sue ricchezze storiche, naturalistiche e paesaggistiche. |