Inizieremo a camminare dall'ampia terrazza che domina la baia di Cala Moresca nei pressi di Salivoli e aiutati dalla segnaletica tradizionale e dai numerosi cartelli esplicativi (che sono stati appena rinnovati), ci indirizzeremo su una vecchia via che a tratti lascia ancora intravedere le tracce di un antico selciato.
Seguiremo il percorso 302, che in parte si snoderà sulla costa particolarmente alta e frastagliata da sembrare sospesa tra l'azzurro del cielo e del mare, interrotto solo dal profilo delle isole dell'Arcipelago Toscano.
Fin dall'inizio, sfilano ai lati del percorso i caratteristici Pini d'Aleppo, riconoscibili per le numerose piccole pigne ammassate tra le fronde e per i tronchi contorti, piegati dalla forza dei venti marini. Sarà poi una fitta Macchia Mediterranea a ricoprire la collina fino a lambire i bordi del nostro percorso, dove grandi arbusti di Cisti e di Barba di Giove, colonizzano i pendii scoscesi della scogliera fino ad arrivare alla riva e che ci accompagneranno durante il nostro cammino.
Proseguendo, con lo sguardo sempre rivolto verso la costa e verso il mare, individueremo dall'alto, via via le piccole baie e le insenature che caratterizzano ed impreziosiscano questo tratto di costa. Una delle prime a comparire sarà il profilo della 'Spiaggia lunga', mentre continueremo nel nostro sali-scendi fino alla piccola baia di 'Punta delle Canne', dove sarà doverosa una sosta per poterci gustare con calma tutta la sua particolarità.
Non appena arriviamo noteremo che i caratteristici ciottoli della piccola insenatura, hanno tutti la stessa forma rotondeggiante e appiattita, tanto da sembrare tanti dischi di pietra color ocra. Qua e là sulla spiaggetta appaiono rudimentali sculture, ricavate per la maggior parte, dai tronchi portati dalle mareggiate, opera di Enrico Salvadori un eclettico personaggio che veniva chiamato ''l'uomo di Fosso alle Canne''.
Dopo le immancabili foto riprenderemo il cammino in salita, che ci porterà di nuovo a immergerci nella vegetazione della ricca Macchia Mediterranea per gustare i ripidi affacci costieri di Punta Galera e Cala San Quirico, preceduta da un’altra piccola caletta poco individuabile e di difficile accesso, dal nome ‘Cala del Lupo’.
Raggiungeremo quindi un incrocio di percorsi, dove dovremmo voltare decisamente a sx in direzione del mare, per raggiungere ‘Buca delle Fate’, in cui ci attende il tratto più impegnativo di tutta l’escursione. Il sentiero infatti si snoda in tratti di ripida discesa, talvolta insidiosa e scivolosa, caratterizzata dal pietrame smosso e dalle radici che la intraversano.
A circa metà della discesa potremo godere di un bell’affaccio che ci anticipa a distanza le grandi falesie della Buca delle Fate. Terminata la discesa, non appena il sentiero accenna a risalire, individueremo sulla sx un vago accenno di camminamento che se decidessimo di seguire, in poche decine di metri e con qualche difficoltà, ci porterebbe a scoprire la piccola insenatura di Cala del Lupo e la sua curiosa, interessante conformazione geologica.
Tornati di nuovo sul sentiero principale continuiamo il cammino desiderosi di raggiungere la nostra meta e dopo un breve ulteriore cammino, raggiungiamo Cala S. Quirico un’altra piccola insenatura ciottolosa dove la vegetazione arriva a lambire il mare, che supereremo per portarci nella breve salita verso il promontorio della ‘Buca delle Fate’, meta intermedia del nostro avvincente cammino.
Incantati dalla bellezza del luogo, ci soffermiamo per ammirare e fotografare ogni angolo di questo posto straordinario, con i suoi affacci mozzafiato, tra i saliscendi della ripida scogliera che sembra mescolare tutti i suoi colori con le sfumature dell'azzurro del mare.
Osservando da vicino questi enormi scogli colore ocra, ci accorgiamo che la loro superficie è ricoperta da un'infinità di fori rotondeggianti, risultato di un processo naturale chimico-meccanico, dovuto all'azione erosiva del vento e dell'acqua.
Nel momento in cui l'acqua marina, penetrata nelle rocce arenarie, di cui sono composti questi scogli, tenderà ad evaporare col calore del sole, rilasciando sulla superficie rocciosa delle cristallizzazioni di sale, in grado di frantumare la roccia stessa in piccolissimi granuli. Questi, rimossi a loro volta dalla forza del vento, tenderanno lentamente a formare dei piccoli fori, che allargandosi pian piano, diventeranno reticoli di alveoli dai disegni più bizzarri e fantasiosi, chiamati ‘’tafoni’’; una curiosa parola di incerta origine, ma sicuramente mediterranea, forse derivante dal greco ‘thaphos=tomba’ o dal corso ‘taffone’ che significa ‘finestra’.
Anche la vegetazione che colonizza queste scogliere stupende è una vera sorpresa! Malgrado l'asprezza del paesaggio ci incuriosisce l'abbondanza dei robusti Ginepri fenici, del Limonio toscano, con l'Elicriso delle scogliere, il Finocchio di mare, la Cineraria e altre piante ritenute endemismi della costa Ligure-Toscana, che contribuiscono a rendere ancor più straordinario questo luogo incantato. Ci rammarichiamo un po’ solo di non essere riusciti ad individuare nessun esemplare di ‘Palma nana’, segnalata nei cartelloni esplicativi, l’unica palma spontanea che cresce nel Mediterraneo.
(Approf: leggenda delle Fate)
Riprendiamo a malincuore il sentiero (301) che ci porterà ad attraversare un ombroso bosco di lecci e corbezzoli, mostrandoci ogni tanto i resti di alcune tombe e cave etrusche, fino a raggiungere in circa mezz'ora l'incrocio della località 'Reciso'.
Le tombe si trovano dislocate tra i resti di cave abbandonate, costituite da un corridoio aperto nella calcarenite e una camera sepolcrale quadrangolare, scavata nel macigno. Nonostante si presentino spoglie, in esse sono stati rinvenuti importanti reperti monumentali come una testa maschile scolpita in marmo di Campiglia e un’altra figura semidistrutta in riolite di S. Vincenzo .Le tombe visibili sul sentiero, potrebbero essere tra le più antiche, ipotizzando che la necropoli e lo sfruttamento delle cave potrebbero risalire tra il III° e il I° sec. a.C.
Giunti in prossimità del parcheggio del ‘Reciso’, ignoriamo sulla nostra sx, la rudimentale scaletta che ci porterebbe al parcheggio sterrato e in direzione di Populonia, mentre proseguendo davanti a noi, sulla sterrata 'Via del Crinale' (percorso n. 300), raggiungeremo di nuovo la baia di Cala Moresca, per la conclusione del nostro anello.
Il percorso appare ora più ampio, in leggera salita, costeggiato dagli arbusti tipici della Macchia Mediterranea e da numerose Querce sughere.
Dopo aver percorso un primo breve tratto dall'incrocio del Reciso, noteremo sulla nostra sx la piccola costruzione della Chiesetta di San Quirico, recentemente restaurata e da qui, proseguiamo ancora per circa una decina di minuti di cammino, fino a trovare la deviazione e l'indicazione verso i resti del Monastero di San Quirico.
Naturalmente decidendo per la visita, volteremo sulla dx, fino a raggiungere i ruderi, per poi ritornare sui nostri passi di nuovo sulla strada di crinale (sentiero300).
Il complesso ecclesiastico del monastero di San Quirico, fu fondato dai Monaci Benedettini intorno all'anno 1000. Al monastero erano annesse anche le proprietà di alcuni terreni situati intorno all'omonima caletta e di altri ricevuti grazie alle donazioni da parte delle nobili famiglie Aldobrandeschi e Della Gherardesca, che nel XII° secolo contribuirono anche all'abbellimento e al rinnovo delle strutture. Nel XIII° secolo invece, il Monastero perse la sua importanza, fino al XVI° e al XVII° secolo, quando gli Appiani, signori di Piombino eseguirono il restauro e il riassetto di alcune parti. Inesorabilmente però nei secoli che seguirono, il monastero fu destinato ad abitazioni rurali e al ricovero di animali.
Dopo la visita e le rituali foto, approfittando delle panchine situate ai bordi degli scavi archeologici del vecchio monastero, faremo una breve sosta prima di ripercorrere indietro il tratto di strada.
Riprendiamo quindi a camminare sulla comoda via che attraversa il crinale, che mostra ancora belle vedute su Populonia e i vicini panorami collinari. Supereremo un piccolo pianoro chiamato 'Campo alla Sughera' e ancora avanti, ignorando il sentiero 304, individuando invece subito dopo il 305, che prenderemo in direzione nord ovest per raggiungere di nuovo il sentiero 302, già percorso nel primissimo tratto all’inizio della giornata.
Cammineremo a ritroso lungo questo breve tragitto quasi sempre affollato da persone a passeggio e dove la calda luce del pomeriggio illumina i colori della scogliera. Raggiungeremo infine il punto dove ha avuto inizio la nostra entusiasmante escursione che ci ha accompagnato tra i colori, i profumi e la storia di questa spettacolare 'Terra degli Etruschi'.
(NB: Percorso consigliabile durante tutta la stagione invernale e primaverile, per evitare in estate, l’affollamento dei turisti e dei bagnanti e, in autunno, la presenza dei cacciatori che raggiungono le postazioni e i capanni sparsi nel bosco).
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