Tutte le strade portano alla rocca

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Data: 30/12/2016
Verificato il: 05/11/2020
Difficoltà: E
Distanza percorsa: 18,3 km 
Salita accumulata: 772 m
Discesa accumulata: 772 m 
Altitudine massima: 531 m
Altitudine minima: 147 m 
Pendenza max: 28%   -34%
Pendenza media: 8 % 
Altitudine P.: 350 m A.: 350 m
Durata: 5:15  + soste
Note: Niente da segnalare.
Indicazioni stradali per il punto di partenza dell'escursione   

Coordinate punto di partenza
43°17'35.4"N 10°53'50.8"E

Attrezzatura consigliata

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cane guinzaglio

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DESCRIZIONE

Convinti più che mai del valore dei tesori che il nostro territorio ci riserva e determinati a conoscere meglio  ogni particolare di ciò che ci circonda, abbiamo deciso di inventare un nuovissimo ed inedito itinerario.

Dopo alcune informazioni storiche e morfologiche che riguardano la zona, abbiamo provato a percorrere  un lungo tragitto che potesse unire l'abitato di Pomarance, ai tesori più importanti che impreziosiscono il nostro territorio, che si concentrano soprattutto nel versante Nord-Est a cavallo tra le vallate formate dai torrenti Possera e Pavone.

Il lungo itinerario che sfiora i 20km e che ci farà sospirare per il suo considerevole dislivello, sarà un tracciato estremamente interessante, farcito in ogni momento di suggestive vedute e arricchito da molteplici curiosità storiche e naturalistiche. Ci farà ripercorrere vecchie ed antiche strade selciate e attraversando boschi di macchia mediterranea, ci permetterà di raggiungere la Rocca Sillana, che in ogni momento del nostro cammino ci guida dall’alto come un faro, nel mare verde della vegetazione.

Trattandosi di un percorso ad anello, potremmo decidere di iniziare l' itinerario, in qualsiasi punto ci faccia piacere. Noi per comodità abbiamo raggiunto l’agriturismo ‘Poggiamonti’, imboccando da Pomarance la strada comunale del ‘Palagetto’. Dopo circa 1km seguendo l’indicazione di svolta a dx e proseguendo per poco meno di 300metri, ci siamo diretti verso l’agriturismo, dove abbiamo parcheggiato l’auto. (43°17’35,4”N 10°53’50,9”E)

Iniziamo da qui la nostra marcia, incamminandoci verso Sud-Est, seguendo una vecchia strada che porta nei pressi di un altro bel podere ( San Vittore), dove svoltiamo subito a dx prima di raggiungerlo, per rispettarne la proprietà. Superato l’ordinato orticello, un’austera e signorile fila di cipressi ci indica il proseguo del cammino che ci offre belle vedute della curata campagna pomarancina.

Non sarà raro in questo punto rinvenire interessanti  fossili incastonati nella formazione tufacea che costeggia la discesa dove sono evidenti ancora i segni dell’antico tracciato stradale. Ben presto declinando negli ampi campi coltivati si arriva nei pressi del podere ‘Le Stoppiacce’,  conosciuto anche per importanti ritrovamenti avvenuti ai primi del 1900, di reperti archeologici di era eneolitica, epoca in cui i nostri antenati iniziarono la fabbricazione di oggetti in ceramica e in metallo.

Dal volume ‘Rievocazioni Storiche’ di Edmondo Mazzinghi, riportiamo quando segue:

In località ‘Poggio Arenicci’ furono rinvenute tombe nella nuda terra, ovali del tipo della cultura eneolitica di Remedello(Brescia) 3000 anni aC.  In questa piccola zona vi erano 7 tombe a inumazione a distanza di m.0,50 l’una dall’altra scavate nel masso tufaceo di forma ovale, delle quali ne fu data notizia dopo la manomissione, per opera di contadini dell’allora tenuta agricola del cav. Carlo Andrea Fabbricotti. Il prof. Edoardo Galli della Soprintendenza Archeologica di Firenze, nell’anno 1912, non poté fare altro che scegliere del materiale raccolto alla rinfusa:--oggetti eneolitici: venti punte di freccia di silice, due lame di pugnale in rame e altra più piccola, due asce piatte di rame, vaso sferoide di impasto-, -oggetti della prima età del ferro: diciotto fibule di bronzo a navicella, una fibulina di bronzo, due pesanti armille di bronzo, piccola armilla spirale per capelli, spirale da capelli, piccola bulla in lamina bronzea, grani di collana di pasta vitrea giallastra, ascia di bronzo ad alette, lunga lancia di bronzo a foglia di lauro, frammenti di lama di coltello di ferro, piccolo ziro fittile di impasto-->>>>
(*1)(Oggetti esposti nel piccolo museo 'Guerrieri e Artigiani'  di Pomarance).

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Attualmente il podere è abitato e non è raro che al nostro passaggio ci vengano incontro dei mansueti cagnoloni. Continuiamo il cammino lungo la strada imbrecciata passando sotto ad alcuni magnifici esemplari di lecci secolari, che con la loro grande mole danno suntuosità al luogo. Poco più avanti notiamo altre abitazioni ristrutturate e scendiamo ancora per la piccola strada, fino ad incontrare in prossimità di un incrocio, una sorgente scrosciante.  Questa, da tutti conosciuta come ‘La Doccia’ crea tutt’intorno un ambiente umido e fertile, dove si susseguono gli immancabili orti e varie piante da frutto.  

Da qui proseguiremo in direzione Sud-Est, seguendo la stradina più a sinistra e percorriamo ancora 700m, dove si aprono bei panorami di ampi coltivi e ordinati  oliveti, fino ad arrivare in un punto in cui la strada inizia a scendere e diventa più sconnessa. In questo tratto, volgendo lo sguardo oltre la fila di alberi che costeggiano la strada sul lato sx, cominceremo a scorgere l’ampia vallata del torrente Possera e all’orizzonte la sagoma lontana di Volterra. Poco distante noteremo anche una depressione adiacente il corso d’acqua chiamata ‘Pian dei Cavalieri’ di cui si raccontano storie leggendarie di antiche battaglie e ritrovamenti di armi di epoca romana. 

Discendendo ancora, accompagnati da una vecchia sgangherata recinzione ai lati della strada, ci ritroviamo in una piccola pineta dove,  in prossimità di vecchi capanni metallici dovremo tenere la sx. (Trascuriamo sulla dx, le due piccole strade in discesa, di cui una condurrebbe alla località ‘Mulino di Terrarossa’ e l’altra al guado del fiume che attraverseremo al ritorno).

Il nostro cammino proseguirà aprendosi in un ambiente diverso, dove predominano piccole biancane e collinette di argilla, che sembrano isolotti in mezzo ai pini e ai cespugli di Macchia Mediterranea. Da qui il tracciato si fa più largo, tagliando a metà grandi campi coltivati che in costante discesa, ci accompagneranno fino al torrente.

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Suggestivo l’effetto cromatico del terreno che ci circonda, che talvolta si confonde in morbide colline di argille grigio-cinerine, con gli immancabili affioramenti di alabastro. Talvolta invece, è il colore ocra dell’arenaria a predominare, che in lontananza mostra ripidi costoni a picco come scogliere. Non sarà difficile individuare ai lati dei campi, anche  frammenti di bivalve e gasteropodi fossilizzati.

Proseguendo ancora seguendo la discesa e dove sulla dx si intravede parte di una rete metallica, si potranno notare tracce di un antico selciato di pietra tufacea, che ci accompagna per alcune decine di metri, fino a giungere in un tratto pianeggiante adiacente al ‘rattaio’ del torrente. Da questo punto ci porteremo prima verso sx, per poi seguire il viottolo a dx (43°17’07,7N 10°54’49,3”E), delimitato da una recinsione arrugginita. Da lì a breve la tipica vegetazione ripariale, ci accompagnerà fino al letto del corso d’acqua che non sarà difficile attraversare.

Il piccolo torrente Possera, affluente di sx del Cecina  lungo appena 16 km, nasce dal rilievo ‘Aia dei Diavoli’ (875m.)nei pressi di Castelnuovo VdC.

Purtroppo fino a metà degli anni 1970, a causa delle sostanze reflue delle lavorazioni chimiche del Boro e della Colemanite, il torrente risultava fortemente inquinato, con presenza rilevante di acido cloridrico e borico, che lo coloravano con una poltiglia grigiastra. Oggi, non più sfruttato come discarica, il corso del torrente è ritornato limpido e le sue acque sono di nuovo popolate di pesci e piccoli granchi.

Dopo il guado ci fermeremo per un breve spuntino, sulla riva del torrente. Qui ci troveremo a quota 146m slm, che rappresenta il punto di minor dislivello del tragitto, prima di iniziare la continua e costante salita che ci porterà fino alla Rocca Sillana, massima quota di altitudine del nostro viaggio (529m  slm).

Riprendendo il cammino non sarà difficile individuare nella sponda opposta il continuo della strada che da subito inizia a salire immersa nella folta vegetazione e dopo qualche centinaio di metri comincerà a mostrarci le pietre di un vecchio selciato. 

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Purtroppo non esistendo nessuna documentazione scritta, l’antico tracciato chiamato ‘Antica Via Pomarancina’ rimane di cronologia incerta, anche se a detta di alcuni, potrebbe risalire addirittura ad epoca romana, successivamente ripreso nel medioevo e  utilizzato fin’ oltre l’ 800.   E’ comunque ancora evidente l’estrema accuratezza nella sua realizzazione, supportato da passaggi e da muretti di contenimento tuttora visibili, che nel tempo lo hanno preservato dalle frane. L’ ordinato selciato, a tratti quasi intatto ed evidente, doveva presumibilmente condurre  verso la Rocca Sillana. Lo  testimoniano altre tracce, anche se meno evidenti, che ritroviamo oltrepassato ‘il Crocino di Lanciaia’, in direzione della Porta Volterrana che dà accesso al fortilizio sul lato nord.

Camminiamo in costante ascesa, calpestando quasi con soggezione questa antica via e proseguiamo per circa 700 m fino a una deviazione che seguiremo verso dx (43°17’01,4”N 10°55’08”E). Di qui abbandoniamo il tracciato della presumibile via romana, che condurrebbe verso il podere di Citerna. Volteremo invece a dx in direzione E.SE su un percorso che si presenta come una piccola strada forestale non più segnata dall’ordinato selciato, ma per lo più con un fondo sconnesso di pietra ofiolitica.

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Sempre salendo di livello, seguiamo il percorso che si snoda nella fitta macchia mediterranea e non lascia la possibilità di spaziare con la vista. Durante questo tratto, dovremo fare attenzione ad un paio di crocevia, di cui riporteremo wp. Raggiunto il primo (43°16’50,1”N10°55’17,3”E) si svolterà decisamente a sx in salita, mentre al secondo (43°16’42,4”N 10°55’23,1”E), dopo aver superato una breve rampa consolidata in passato con del calcestruzzo, ci dirigeremo dopo circa 30m  verso dx, abbandonando quello che pareva essere il tracciato principale. Anche questo piccolo viottolo, appare a tratti delimitato da evidenti segni di un vecchio selciato, con tracce di muretti che ancora riescono a trattenere il terreno. Il tracciato si fa largo nel folto della macchia, che qui è caratterizzata dalla presenza dei soliti pini marittimi impiantati negli anni ’60. Nel giro di pochi metri, con i primi spiragli che si aprono tra la vegetazione, potremo finalmente spaziare con lo sguardo ed orientarci per capire meglio la nostra posizione e il tragitto compiuto.

Costeggiando il piccolo poggio di gabbro percorriamo un sentiero, che a tratti diventa esposto, fino a scorgere sotto a noi, un vecchio podere adibito oggi ad agriturismo, che ci dà una certa sensazione di conforto, dopo il lungo tragitto nel fitto della macchia.

Di lì a poco sbucheremo in una  carrareccia sassosa e dissestata (43°16’34,1”N 10°55’41.6”E). Svolteremo  a sx  percorrendola per circa 100 m, fino alla strada comunale di Lanciaia, proprio davanti a una croce di legno. In questo punto (chiamato Crocino di Lanciaia), attraverseremo la strada asfaltata per incamminarci proprio di fronte, lungo un accesso che in decisa salita si indirizza verso l’antica fortificazione. In questo tratto, possiamo scorgere di nuovo evidenti tracce di un selciato, con ordinate file di pietre messe a sostenere il terreno. Intorno ci circonda una vegetazione dove prevalgono pini impiantati e cespuglieti di macchia mediterranea. Percorsi circa 300m dalla strada asfaltata, dobbiamo fare attenzione al primo incrocio che ignoreremo proseguendo a dx, fino a incontrare  dopo 500/600m, un ulteriore incrocio di sentieri. Puntando verso la sommità del poggio, ci manterremo sempre sulla dx e di lì a poco, quando la prevalenza dei pini lascia luogo ad una fitta presenza di lecci, inizieremo a intravedere i resti delle mura perimetrali della Rocca. Facendo attenzione alla sbiadita segnaletica bianca e rossa usciremo a sx dal sentiero, dirigendoci verso la grande apertura a Nord di Porta Volterrana, chiaramente rivolta in direzione della città etrusca.

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Oltrepassato il varco, camminiamo sotto le imponenti mura ristrutturate della fortezza, oltrepassando i servizi igienici  e compiendo un mezzo giro verso dx, ci portiamo verso l’ingresso principale della rocca, da cui potremo godere il superbo panorama sulla sottostante vallata del Pavone.  Tornando indietro, discenderemo alcune scalette per portarci nella parte più bassa verso i resti dell'antico villaggio di Sillano e passando sotto la porta di San Rocco ci indirizzeremo lungo il percorso pedonale, fino al parcheggio dei visitatori. (Approf. Rocca Sillana)

Proseguiremo in discesa sull’ampia strada bianca per raggiungere di nuovo la comunale di Lanciaia, che percorreremo per alcune centinaia di metri, dopo aver voltato a sx. In prossimità dell’abitazione rurale  ‘I Perucci’, svolteremo a sx lungo una piccola strada interamente ricavata nella roccia arenaria, nelle cui vicinanze intorno agli anni 1935-1942 vennero ritrovate tombe e materiali di epoca villanoviana e romana.

Dopo aver a lungo camminato su uno strato di rocce ofiolitiche, che ci hanno accompagnato fin dal guado del torrente, ci accorgiamo che la natura del terreno cambia all’improvviso. Scendendo dalla Rocca e proseguendo in direzione San Dalmazio, verso il podere Vivaio e verso la piccola chiesa della Madonna della Casa, si nota come lo strato verdastro delle rocce scompaia sotto una superficie più chiara e uniforme di un deposito di calcare grossolano bianco-giallastro, che allungandosi verso la base del monte, tende a diventare sempre più stratificato, prendendo l’aspetto di una pietra arenaria giallastra (Pietra Volterrana).

Questa formazione pliocenica  risulta essere una Calcarenite, costituita da sabbia medio - grossolana  e cementazione calcarea di colore variabile da giallo al giallo ocra scuro con inclusi fossili di bivalve egasteropodi.  Spingendosi fin sotto la località del Bulera e verso Pomarance, forma anche pareti scoscese, che spiccano tra la vegetazione.  Le sabbie plioceniche, presenti anche nella zona compresa tra Volterra e la Valdera, sono state abbondantemente utilizzate nelle costruzioni etrusche e medioevali. Lo stesso tipo di pietra, che nel Volterrano viene comunemente chiamata ‘Panchina’, secondo la descrizione del Repetti e del geologo pisano dell’800 Gaetano Savi, era anticamente conosciuta anche col nome di ‘Arenaria delle Pomarance’.

Continuiamo per la piccola strada che condurrebbe  fino al podere Vivaio, una bella residenza di campagna che sembra posta a guardia della stretta gola del Pavone. Decidendo di non raggiungere Vivaio, (se avessimo tempo disponibile lo potremmo  fare impiegando poco più di 20-30minuti A/R concedendoci belle vedute sulla valle e il fortilizio) abbandoneremo la stradina deviando in prossimità di un ampio piazzaletto (43°15’57,5”N 10°56’07,7”E), dove presteremo particolare attenzione per imboccare il sentiero giusto.

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Dovremmo infatti seguire quello che si indirizza più a sx e che risulta meno visibile oltre un vecchio pino caduto. Seguendo la leggera discesa ci troveremo in mezzo al verde della vegetazione fino ad un ampio spazio (43°15’45,3”N 10°56’10,4”E) che attraverseremo con attenzione fino all’estremo limite roccioso, dove celati tra gli alberi in direzione E.N.E.,  si aprono alcuni affacci mozzafiato sulla Valle del Pavone, che ci mostrano le acque limpide del Pozzo delle Mandrie sovrastato dal borgo di Montecastelli.

Dopo aver ammirato e fotografato, gettando uno sguardo alla massiccia presenza della nostra Rocca, ritorneremo sul sentiero continuando a scendere fin quando davanti a noi, accolti da un  un esemplare straordinario di Roverella secolare dalla ragguardevole mole, compariranno i resti della Pieve di San Giovanni. Malgrado l’abbandono e i segni del tempo abbiano logorato la struttura della chiesa, ci appaiono ancora i resti della sua insolita facciata di gusto normanno, in tutta la loro solenne bellezza. (Approf pieve di San Giovanni Battista)

Posto ideale per una pausa ristoratrice, approfitteremo per consumare proprio qui il nostro pranzo. Ci incammineremo subito dopo, lungo la sottostante strada asfaltata comunale, dirigendoci verso dx in salita. Il cammino sull’asfalto continuerà per circa 1300 metri, quando in prossimità del grande podere già lambito poco prima, svolteremo a sx lungo la piccola strada  che conduce al santuario della Madonna della Casa, che già intravediamo tra gli olivi. Passiamo di fronte ad un bellissimo esemplare di Rovere che,  accanto ad una altro cipresso secolare, fanno da cornice ad una bella veduta sul paese di Pomarance e ci accompagnano alla piccola chiesa, legata ad alcuni eventi miracolosi. (Approf. Madonna della Casa)

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Riprendiamo il lungo cammino del ritorno iniziando a discendere in maniera repentina verso dx sulla strada forestale che dalla chiesa porta in direzione O.NO , fino ad attraversare un piccolo campo impreziosito dalla presenza di alcuni castagni. Continuiamo il lungo e fangoso tracciato, prestando attenzione al crocevia successivo, dove tenendo la sx, sbuchiamo in una giovane tagliata che lascia spazio a estese vedute.  Questo tratto del percorso è probabilmente il meno interessante e  abbastanza lungo, ma di buon passo approfittando della favorevole discesa, giungeremo in poco tempo in direzione di Calameto, dopo aver oltrepassando ancora un crocevia in cui terremo la dx.  Giunti davanti al podere diroccato di Calameto, ci accoglierà la presenza di un grande leccio, proprio accanto al vecchio casale. Da qui seguiremo una pista terrosa in mezzo a pascoli e terreni incolti, tenendoci sulla dx del podere e in poche centinaia di metri, oltre una  macchietta di lecci, sbucheremo in un vasto campo incolto che ci porta ai margini del Possera. Guaderemo facilmente il torrente, (43°16’30,6N 10°54’50,8”E) che  qui scorre tra grandi massi di rocce ofiolitiche, non lontano dai resti del mulino di Terra Rossa.  Ci dirigiamo lungo la stradina di fronte che si inerpica in salita in mezzo ai pini, sbucando al crocevia, già incontrato durante il viaggio di andata.

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Affronteremo ora un lungo tratto di strada bianca già percorso al mattino, fino a raggiungere gli orti della sorgente ‘La Doccia’ e prenderemo la strada asfaltata in salita piegando leggermente a sx. Da qui il tragitto si fa di nuovo inedito aprendosi alle nostre spalle sulla bella e curata campagna e sull’immancabile Rocca. Camminiamo ancora fino a lambire la strada regionale, in prossimità della vecchia scuola di S. Giovanni, piegheremo a dx fino a raccordarci di nuovo sulla comunale del Palagetto. Per evitare un inutile e noioso tratto di strada asfaltata, decidiamo di  attraversare e dirigersi verso il Palazzo di Corneto, antica signorile residenza della famiglia Bicocchi.  Oltrepassiamo la bella struttura, adibita oggi ad agriturismo, portandoci verso un vecchio podere e ad un capannone agricolo, dove troveremo il tracciato che ci accompagnerà in breve tempo verso la via del Palagetto, che attraverseremo. Ne percorreremo poche centinaia di metri, fino a raggiungere l’agriturismo Poggiamonti da dove siamo partiti per questo viaggio.

Questa lunga escursione, sicuramente impegnativa per il ragguardevole dislivello, ha saputo catturare la nostra attenzione in ogni momento del cammino, per  la ricchezza di storia e di cultura e di ambienti diversi in ogni tratto percorso. Dalla campagna curata e accogliente, che non conoscevamo, all’alternarsi dell’ aspra e selvaggia natura dei boschi,  dei profondi valloni e gli strapiombi di rocce che li circondano. Un insolito ambiente, variegato e ricco di interessanti sorprese molto spesso poco conosciute che lega, in questo allettante viaggio, il grande abitato di Pomarance con i più importanti tesori storici e archeologici del nostro territorio.   

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(*1)Vogliamo sentitamente ringraziare Paolo Mazzinghi, per averci fornito il volume ‘Rievocazioni Storiche di E.Mazzinghi’, da cui abbiamo tratto questa descrizione.

Tutte le foto scattate durante il percorso

22 immagini

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