Tutte le strade portano alla rocca |
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18.8 km, 07:16:26 |
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DESCRIZIONE Tutte le strade portano alla Rocca
Convinti più che mai del valore dei tesori che il nostro territorio ci riserva e determinati a conoscere meglio ogni particolare di ciò che ci circonda, abbiamo deciso di inventare un nuovissimo ed inedito itinerario. Dopo alcune informazioni storiche e morfologiche che riguardano la zona, abbiamo provato a percorrere un lungo tragitto che potesse unire l'abitato di Pomarance, ai tesori più importanti che impreziosiscono il nostro territorio, che si concentrano soprattutto nel versante Nord-Est a cavallo tra le vallate formate dai torrenti Possera e Pavone. Il lungo itinerario che sfiora i 20km e che ci farà sospirare per il suo considerevole dislivello, sarà un tracciato estremamente interessante, farcito in ogni momento di suggestive vedute e arricchito da molteplici curiosità storiche e naturalistiche. Ci farà ripercorrere vecchie ed antiche strade selciate e attraversando boschi di macchia mediterranea, ci permetterà di raggiungere la Rocca Sillana, che in ogni momento del nostro cammino ci guida dall’alto come un faro, nel mare verde della vegetazione. Trattandosi di un percorso ad anello, potremmo decidere di iniziare l' itinerario, in qualsiasi punto ci faccia piacere. Noi per comodità abbiamo raggiunto l’agriturismo ‘Poggiamonti’, imboccando da Pomarance la strada comunale del ‘Palagetto’. Dopo circa 1km seguendo l’indicazione di svolta a dx e proseguendo per poco meno di 300metri, ci siamo diretti verso l’agriturismo, dove abbiamo parcheggiato l’auto. (43°17’35,4”N 10°53’50,9”E) Iniziamo da qui la nostra marcia, incamminandoci verso Sud-Est, seguendo una vecchia strada che porta nei pressi di un altro bel podere ( San Vittore), dove svoltiamo subito a dx prima di raggiungerlo, per rispettarne la proprietà. Superato l’ordinato orticello, un’austera e signorile fila di cipressi ci indica il proseguo del cammino che ci offre belle vedute della curata campagna pomarancina. Dal volume ‘Rievocazioni Storiche’ di Edmondo Mazzinghi, riportiamo quando segue: <<<<In località ‘Poggio Arenicci’ furono rinvenute tombe nella nuda terra, ovali del tipo della cultura eneolitica di Remedello(Brescia) 3000 anni aC. In questa piccola zona vi erano 7 tombe a inumazione a distanza di m.0,50 l’una dall’altra scavate nel masso tufaceo di forma ovale, delle quali ne fu data notizia dopo la manomissione, per opera di contadini dell’allora tenuta agricola del cav. Carlo Andrea Fabbricotti. Il prof. Edoardo Galli della Soprintendenza Archeologica di Firenze, nell’anno 1912, non poté fare altro che scegliere del materiale raccolto alla rinfusa:--oggetti eneolitici: venti punte di freccia di silice, due lame di pugnale in rame e altra più piccola, due asce piatte di rame, vaso sferoide di impasto-, -oggetti della prima età del ferro: diciotto fibule di bronzo a navicella, una fibulina di bronzo, due pesanti armille di bronzo, piccola armilla spirale per capelli, spirale da capelli, piccola bulla in lamina bronzea, grani di collana di pasta vitrea giallastra, ascia di bronzo ad alette, lunga lancia di bronzo a foglia di lauro, frammenti di lama di coltello di ferro, piccolo ziro fittile di impasto-->>>>(*1) (Oggetti esposti nel piccolo museo 'Guerrieri e Artigiani' di Pomarance). Attualmente il podere è abitato e non è raro che al nostro passaggio ci vengano incontro dei mansueti cagnoloni. Continuiamo il cammino lungo la strada imbrecciata passando sotto ad alcuni magnifici esemplari di lecci secolari, che con la loro grande mole danno suntuosità al luogo. Poco più avanti notiamo altre abitazioni ristrutturate e scendiamo ancora per la piccola strada, fino ad incontrare in prossimità di un incrocio, una sorgente scrosciante. Questa, da tutti conosciuta come ‘La Doccia’ crea tutt’intorno un ambiente umido e fertile, dove si susseguono gli immancabili orti e varie piante da frutto. Da qui proseguiremo in direzione Sud-Est, seguendo la stradina più a sinistra e percorriamo ancora 700m, dove si aprono bei panorami di ampi coltivi e ordinati oliveti, fino ad arrivare in un punto in cui la strada inizia a scendere e diventa più sconnessa. In questo tratto, volgendo lo sguardo oltre la fila di alberi che costeggiano la strada sul lato sx, cominceremo a scorgere l’ampia vallata del torrente Possera e all’orizzonte la sagoma lontana di Volterra. Poco distante noteremo anche una depressione adiacente il corso d’acqua chiamata ‘Pian dei Cavalieri’ di cui si raccontano storie leggendarie di antiche battaglie e ritrovamenti di armi di epoca romana. Discendendo ancora, accompagnati da una vecchia sgangherata recinzione ai lati della strada, ci ritroviamo in una piccola pineta dove, in prossimità di vecchi capanni metallici dovremo tenere la sx. (Trascuriamo sulla dx, le due piccole strade in discesa, di cui una condurrebbe alla località ‘Mulino di Terrarossa’ e l’altra al guado del fiume che attraverseremo al ritorno).
Suggestivo l’effetto cromatico del terreno che ci circonda, che talvolta si confonde in morbide colline di argille grigio-cinerine, con gli immancabili affioramenti di alabastro. Talvolta invece, è il colore ocra dell’arenaria a predominare, che in lontananza mostra ripidi costoni a picco come scogliere. Non sarà difficile individuare ai lati dei campi, anche frammenti di bivalve e gasteropodi fossilizzati. Proseguendo ancora seguendo la discesa e dove sulla dx si intravede parte di una rete metallica, si potranno notare tracce di un antico selciato di pietra tufacea, che ci accompagna per alcune decine di metri, fino a giungere in un tratto pianeggiante adiacente al ‘rattaio’ del torrente. Da questo punto ci porteremo prima verso sx, per poi seguire il viottolo a dx (43°17’07,7N 10°54’49,3”E), delimitato da una recinsione arrugginita. Da lì a breve la tipica vegetazione ripariale, ci accompagnerà fino al letto del corso d’acqua che non sarà difficile attraversare.
Purtroppo fino a metà degli anni 1970, a causa delle sostanze reflue delle lavorazioni chimiche del Boro e della Colemanite, il torrente risultava fortemente inquinato, con presenza rilevante di acido cloridrico e borico, che lo coloravano con una poltiglia grigiastra. Oggi, non più sfruttato come discarica, il corso del torrente è ritornato limpido e le sue acque sono di nuovo popolate di pesci e piccoli granchi. Dopo il guado ci fermeremo per un breve spuntino, sulla riva del torrente. Qui ci troveremo a quota 146m slm, che rappresenta il punto di minor dislivello del tragitto, prima di iniziare la continua e costante salita che ci porterà fino alla Rocca Sillana, massima quota di altitudine del nostro viaggio (529m slm). Riprendendo il cammino non sarà difficile individuare nella sponda opposta il continuo della strada che da subito inizia a salire immersa nella folta vegetazione e dopo qualche centinaio di metri comincerà a mostrarci le pietre di un vecchio selciato.
Camminiamo in costante ascesa, calpestando quasi con soggezione questa antica via e proseguiamo per circa 700 m fino a una deviazione che seguiremo verso dx (43°17’01,4”N 10°55’08”E). Di qui abbandoniamo il tracciato della presumibile via romana, che condurrebbe verso il podere di Citerna. Volteremo invece a dx in direzione E.SE su un percorso che si presenta come una piccola strada forestale non più segnata dall’ordinato selciato, ma per lo più con un fondo sconnesso di pietra ofiolitica. Sempre salendo di livello, seguiamo il percorso che si snoda nella fitta macchia mediterranea e non lascia la possibilità di spaziare con la vista. Durante questo tratto, dovremo fare attenzione ad un paio di crocevia, di cui riporteremo wp. Raggiunto il primo (43°16’50,1”N10°55’17,3”E) si svolterà decisamente a sx in salita, mentre al secondo (43°16’42,4”N 10°55’23,1”E), dopo aver superato una breve rampa consolidata in passato con del calcestruzzo, ci dirigeremo dopo circa 30m verso dx, abbandonando quello che pareva essere il tracciato principale. Anche questo piccolo viottolo, appare a tratti delimitato da evidenti segni di un vecchio selciato, con tracce di muretti che ancora riescono a trattenere il terreno. Il tracciato si fa largo nel folto della macchia, che qui è caratterizzata dalla presenza dei soliti pini marittimi impiantati negli anni ’60. Nel giro di pochi metri, con i primi spiragli che si aprono tra la vegetazione, potremo finalmente spaziare con lo sguardo ed orientarci per capire meglio la nostra posizione e il tragitto compiuto. Costeggiando il piccolo poggio di gabbro percorriamo un sentiero, che a tratti diventa esposto, fino a scorgere sotto a noi, un vecchio podere adibito oggi ad agriturismo, che ci dà una certa sensazione di conforto, dopo il lungo tragitto nel fitto della macchia. Di lì a poco sbucheremo in una carrareccia sassosa e dissestata (43°16’34,1”N 10°55’41.6”E). Svolteremo a sx percorrendola per circa 100 m, fino alla strada comunale di Lanciaia, proprio davanti a una croce di legno. In questo punto (chiamato Crocino di Lanciaia), attraverseremo la strada asfaltata per incamminarci proprio di fronte, lungo un accesso che in decisa salita si indirizza verso l’antica fortificazione. Proseguiremo in discesa sull’ampia strada bianca per raggiungere di nuovo la comunale di Lanciaia, che percorreremo per alcune centinaia di metri, dopo aver voltato a sx. In prossimità dell’abitazione rurale ‘I Perucci’, svolteremo a sx lungo una piccola strada interamente ricavata nella roccia arenaria, nelle cui vicinanze intorno agli anni 1935-1942 vennero ritrovate tombe e materiali di epoca villanoviana e romana. Dopo aver a lungo camminato su uno strato di rocce ofiolitiche, che ci hanno accompagnato fin dal guado del torrente, ci accorgiamo che la natura del terreno cambia all’improvviso. Scendendo dalla Rocca e proseguendo in direzione San Dalmazio, verso il podere Vivaio e verso la piccola chiesa della Madonna della Casa, si nota come lo strato verdastro delle rocce scompaia sotto una superficie più chiara e uniforme di un deposito di calcare grossolano bianco-giallastro, che allungandosi verso la base del monte, tende a diventare sempre più stratificato, prendendo l’aspetto di una pietra arenaria giallastra (Pietra Volterrana). Questa formazione pliocenica risulta essere una Calcarenite, costituita da sabbia medio - grossolana e cementazione calcarea di colore variabile da giallo al giallo ocra scuro con inclusi fossili di bivalve egasteropodi. Spingendosi fin sotto la località del Bulera e verso Pomarance, forma anche pareti scoscese, che spiccano tra la vegetazione. Le sabbie plioceniche, presenti anche nella zona compresa tra Volterra e la Valdera, sono state abbondantemente utilizzate nelle costruzioni etrusche e medioevali. Lo stesso tipo di pietra, che nel Volterrano viene comunemente chiamata ‘Panchina’, secondo la descrizione del Repetti e del geologo pisano dell’800 Gaetano Savi, era anticamente conosciuta anche col nome di ‘Arenaria delle Pomarance’.
Riprendiamo il lungo cammino del ritorno iniziando a discendere in maniera repentina verso dx sulla strada forestale che dalla chiesa porta in direzione O.NO , fino ad attraversare un piccolo campo impreziosito dalla presenza di alcuni castagni. Continuiamo il lungo e fangoso tracciato, prestando attenzione al crocevia successivo, dove tenendo la sx, sbuchiamo in una giovane tagliata che lascia spazio a estese vedute. Questo tratto del percorso è probabilmente il meno interessante e abbastanza lungo, ma di buon passo approfittando della favorevole discesa, giungeremo in poco tempo in direzione di Calameto, dopo aver oltrepassando ancora un crocevia in cui terremo la dx. Giunti davanti al podere diroccato di Calameto, ci accoglierà la presenza di un grande leccio, proprio accanto al vecchio casale. Da qui seguiremo una pista terrosa in mezzo a pascoli e terreni incolti, tenendoci sulla dx del podere e in poche centinaia di metri, oltre una macchietta di lecci, sbucheremo in un vasto campo incolto che ci porta ai margini del Possera. Affronteremo ora un lungo tratto di strada bianca già percorso al mattino, fino a raggiungere gli orti della sorgente ‘La Doccia’ e prenderemo la strada asfaltata in salita piegando leggermente a sx. Da qui il tragitto si fa di nuovo inedito aprendosi alle nostre spalle sulla bella e curata campagna e sull’immancabile Rocca. Camminiamo ancora fino a lambire la strada regionale, in prossimità della vecchia scuola di S. Giovanni, piegheremo a dx fino a raccordarci di nuovo sulla comunale del Palagetto. Questa lunga escursione, sicuramente impegnativa per il ragguardevole dislivello, ha saputo catturare la nostra attenzione in ogni momento del cammino, per la ricchezza di storia e di cultura e di ambienti diversi in ogni tratto percorso. Dalla campagna curata e accogliente, che non conoscevamo, all’alternarsi dell’ aspra e selvaggia natura dei boschi, dei profondi valloni e gli strapiombi di rocce che li circondano. Un insolito ambiente, variegato e ricco di interessanti sorprese molto spesso poco conosciute che lega, in questo allettante viaggio, il grande abitato di Pomarance con i più importanti tesori storici e archeologici del nostro territorio.
(*1)Vogliamo sentitamente ringraziare Paolo Mazzinghi, per averci fornito il volume ‘Rievocazioni Storiche di E.Mazzinghi’, da cui abbiamo tratto questa descrizione. |