DESCRIZIONE
Pian degli Zoccoli, Monte Soldano, Botro delle Pilelle
Ancora una bella e lunga escursione ad anello per conoscere un’altra parte della grande Riserva Naturale di Berignone. Il tragitto quasi completamente immerso nel bosco, attraversa tutto il margine orientale dell’oasi, toccando le vaste radure argillose e incolte di Pian degli Zoccoli per finire poi, oltrepassato il crinale di Monte Soldano, nel suggestivo impluvio dove scorre il Botro delle Pilelle.
Luogo di partenza è l’ormai conosciuta “Dispensa di Tatti”(coord. 43°21’20”N 10°58’30”E), il traballante rudere della vecchia caserma dove una volta alloggiavano le guardie incaricate della vigilanza dei boschi, piùvolte trasformato in seguito come magazzino di riserve alimentari, punto di incontro dei numerosi boscaioli e carbonai che lavoravano nella foresta.
Ci incammineremo subito lungo la grande strada al di là della sbarra, che porterebbe in circa 8km ad attraversare tutta la parte alta di Berignone, per arrivare al Pino. Noi invece la percorreremo solo per km1,200, svoltando ben presto verso sx lungo il bel sentiero boscoso n°10 denominato “Torraccia”. Il tragitto fin da subito si fa interessante e segue i sinuosi piccoli impluvi del versante orientale di Poggio Metato. Ci troveremo immersi in una vegetazione imponente di alti cerri e roverelle, che lascia intravedere insoliti ampi spazi completamente ricoperti dalle foglie gialle dell’autunno. Talvolta invece la vegetazione si fa più bassa e fitta, tanto che il tracciato ci appare come un tunnel che si inoltra nel cuore della foresta.
Dopo aver camminato circa km.3,400 dall’inizio e 2,200 di solo sentiero, arriveremo ad un grande crocevia, dove faremmo attenzione per svoltare a sx in direzione SE (abbandonando il sentiero 10 per prendere il n.9), scendendo costantemente fino ad intravedere spiragli di luce che ci anticipano la fine del bosco e le ampie radure di Pian degli Zoccoli. Il vasto pianoro incolto, completamente circondato da boschi, appare argilloso e ricco d’acqua come ci mostra la presenza di un vecchio pozzo e di un pelago contornato da piante palustri. L’ambiente decisamente stepposo è colorato dal giallo dorato delle numerose piantine di 'Astro spillo d’oro', che in autunno spiccano sul grigio dell’argilla.
Proseguiamo verso la parte alta, dove si scorgono i ruderi del vecchio podere e da qui potremo individuare l’inizio di una comoda strada sterrata, che ci guiderà sempre in costante salita, lungo il nostro itinerario. Il cammino che a prima vista potrebbe apparire un po’ monotono, potrà invece farci apprezzare l’alternarsi di tutte le essenze tipiche della Macchia Mediterranea, che nel periodo autunnale mostra ogni sorta di bacche e piccoli frutti colorati.
Giunti all’intersezione con l’ampio sentiero n. 10 (coord.43°19’31,7”N 10°57’0,5”E), precedentemente lasciato, lo imboccheremo in direzione contraria, abbandonando la strada che ci avrebbe condotto in poche centinaia di metri al Castello dei Vescovi. Ci incamminiamo in leggera salita notando evidenti segni del passaggio di biciclette. Poco più avanti dovremmo ignorare l’incrocio sulla nostra sinistra del sentiero n8, ma continueremo a dritto lungo gli ampi cespuglieti a prevalenza ginepro. Curiosissimo il grande insoglio che costeggia un tratto del sentiero che ci fermeremo a guardare per la sua ampiezza esagerata e proseguiremo poi fino ad ritrovare di nuovo il crocevia già superato all’andata. Questa volta svolteremo a sx (sentiero n.9) in direzione NO, continuando a salire verso il crinale alto attraversato da una delle due principali strade della Riserva.
Qui il bosco èappare più basso e molto più fitto, ma il cammino è ugualmente comodo e piacevole e dopo aver camminato km1,600 circa dal crocevia, sbucheremo sulla sterrata nel punto denominato “Olmastrelli”, dove recentemente l’ANPI di Volterra ha collocato un cippo che ricorda il luogo dove, nel 1944 nacque la XXIII^Brigata partigiana.
Ci terremo sulla sx di nuovo lungo la strada bianca, facendo attenzione al cartello 'impallinato' sulla nostra dx, che ci indica il sentiero n.4 denominato “Tre Lecci” e ci farà scendere di nuovo nel profondo impluvio delle Pilelle.
Qui il paesaggio e le piante si fanno di nuovo appariscenti. Il maestoso bosco, completamente immerso in un’atmosfera di pace e di ombra, ci mostra Carpini, Cerri, Ornielli, in gran parte ricoperti da muschi vellutati di color verde smeraldo. Questo suggestivo ambiente contorna il profondo solco che segna il tragitto del piccolo torrente, dove lo scorrere dell’acqua tra i grandi massi arenacei, ha creato nel tempo le caratteristiche vasche chiamate “Pilelle”.
In questo scenario, continuiamo a scendere ancora fino ad incrociare, proprio in prossimità del corso d’acqua, il sentiero n.3(proveniente da Dispensa e diretto a “Caprareccia”). Anche qui i grandi massi che incontriamo, sono completamente ricoperti di muschi e licheni, che conferiscono a questo posto una varietà cromatica molto particolare.
Svolteremo sulla nostra dx seguendo ora il sentiero n3 verso il Botro delle Pilelle, in parte ostacolati nel cammino dai molti alberi caduti di traverso sul sentiero. Dopo aver camminato per circa 800 metri dall’ultimo incrocio, ci troveremo in un punto più aperto e in corrispondenza di un altro piccolo fosso, attraverseremo le Pilelle, iniziando a risalire lungo il ripido sentiero che si allontana in direzione NE. Facendo attenzione al successivo ennesimo crocevia, a pochi metri dal torrente, svolteremo a dx continuando il cammino attraverso il grande bosco, dominato da alti lecci e da un sottobosco piuttosto fitto. Trascurati un paio di piccoli incroci, manterremo sempre la via principale osservando anche i consueti segni. Incroceremo ben presto, uscendo dal bosco, la pista sterrata e fangosa, che prenderemo svoltando a dx per camminare ancora pochissime centinaia di metri prima di scorgere tra gli alberi, la familiare sagoma del rudere di Dispensa.
Questo percorso, con i suoi 18 km e oltre 600 metri di dislivello, anche se ci fa giungere un po’ stanchi alla meta, ci ripaga ampiamente con la soddisfazione di aver attraversato il susseguirsi dei diversi ambienti boscosi che caratterizzano la ormai familiare Foresta di Berignone.
Durante il cammino abbiamo avuto modo di incontrare numerosi vecchi termini di confine e spiazzi di antiche carbonaie che ancora testimoniano la laboriosa attività e il rispetto che boscaioli di un tempo avevano per questa grande foresta. Tanto grande e generosa, che seppe dare rifugio sicuro anche a chi aveva scelto la macchia per lottare per i propri ideali di libertà, come attesta la piccola lapide apposta nel luglio 2015, dalla sezione ANPI di Volterra, che ricorda i luoghi dove si costituì il primo insediamento della XXIII^Brigata Garibaldi.
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