Da Biancanelle a Botro al Rio |
||
![]() |
||
16.6 km, 00:00:00 |
||
![]() |
||
![]() ![]() ![]() |
||
![]() |
||
DESCRIZIONE Da Biancanelle a Botro al Rio Attraverso i luoghi meno conosciuti della riserva di BerignoneSe un giorno volessimo conoscere meglio l’estesa e selvaggia Foresta di Berignone e andare oltre le frequentatissime mete del Masso delle Fanciulle e del Castello dei Vescovi, sarebbe senza dubbio consigliabile una lunga passeggiata che dal fiume Cecina, ci possa portare verso il boscoso versante meridionale di Monte Soldano. Lasceremo l’auto alla sbarra d’ingresso della Riserva, in prossimità del Masso delle Fanciulle, ma se la portata d'acqua del fiume non consentirà il passaggio con la propria auto, potremmo parcheggiare vicino ai locali "pompe- acquedotto", qualche centinaio di metri prima del guado. Ci incammineremo lungo il sentiero n°12 in direzione del fiume, lambendo l’esteso incolto del piano di Casinieri, per poi entrare nel fitto bosco di lecci, facendo attenzione alla deviazione che prenderemo sulla sx. Dopo poche decine di metri il sentiero pianeggiante, che si snoda nell’ombroso bosco, inizierà a salire lungo l’antica carrareccia che un tempo serviva il podere. Il tratto di circa 1,5 km presenta un discreto dislivello, ma se percorso con la giusta andatura, in breve tempo ci porterà comodamente nei pressi delle rovine di Casinieri. Ci addentreremo nelle sterpaglie odorose di elicriso e nepitella dell' adiacente campo ormai incolto, dove potremo ristorarci con estese vedute verso la Valle del Cecina e del Pavone. Questo luogo, in passato era molto conosciuto e rappresentava un riferimento strategico per il nutrito gruppo partigiano che stazionava e operava nella Foresta di Berignone. Continueremo il cammino in direzione Nord lungo la stradina (percorrendo un piccolissimo tratto del sentiero n° 13), fino ad incontrarne una più grande e carrozzabile proveniente da Monte Guidi. Svolteremo a sx e discenderemo lungo la comoda strada bianca contraddistinta dal sent.5b, che porta verso il fondo valle dove scorre il torrente Sellate. Qui svolteremo di nuovo a sx (sent.4b) e oltrepassato il guado di cemento, dopo pochissimi metri, dovremo fare molta attenzione per poter individuare sulla dx, l'inizio del sentiero n. 7(coord.43°19’28,0”N 10°55’53,6”E) che ci porterà, sempre in costante dislivello, a risalire il versante centrale della Riserva, totalmente immersi in un ombroso bosco composto prevalentemente da lecci e essenze sempreverdi che si mescolano a querce, roverelle e farnie. Giunti nel greto del Botro, saremmo tentati di percorrerlo tutto, ma per non perderci la visita al sovrastante Castello dei Vescovi proseguiremo sul sentiero n8. Dovremo prestare particolare attenzione nella ricerca del percorso, di non facile individuazione sull’argine opposto del corso d’acqua!!! Una volta trovato, ci rassegneremo a percorrere, un tratto particolarmente impegnativo di ripida salita, che però risulterà piuttosto breve. Lungo il cammino, sulla dx, ancora arditi panorami sul singolare torrente, finché non ci avvicineremo in direzione SE all’incrocio del sentiero n10 proveniente da Dispensa. Qui svolteremo a dx sull’ampio e comodo tracciato, osservando un gran numero di sorbi e altri piccoli frutti selvatici. Percorsi 500 metri circa arriveremo sulla carrozzabile proveniente dal Pian degli Zoccoli che attraversa tutta la parte bassa della Riserva fino al Capannone. La seguiremo svoltando ovviamente a dx e godendo delle ampie vedute in direzione Pomarance e Volterra e in breve tempo davanti a noi si scorgerà vicinissima l’inconfondibile sagoma del Castello dei Vescovi, che fino ad ora vedevamo in lontananza apparire e scomparire, nascosta dalla vegetazione. Immancabile e interessante la visita intorno alle rovine dell’antico castello, che stoicamente tenta di resistere all’implacabile distruzione del passare del tempo e l'incuria dell'uomo. (Appr. Castello dei Vescovi) Scenderemo ora lungo gli ampi tornanti verso il fondo valle, dove il Botro al Rio confluisce con il Sellate, regalandoci la curiosità di un grosso conoide ghiaioso proprio nel punto di immissione dei due torrenti. Percorreremo pressoché in piano la comoda e ombrosa strada, dove si susseguono boschi di carpino nero e bianco, con le immancabili felci che abbelliscono i costoni di conglomerato. Dopo un paio di chilometri raggiungeremo l’ampio spazio verde in prossimità del Capannone, una volta centro di ritrovo e riferimento della febbrile e dura attività di boscaioli e carbonai. I boschi di Berignone infatti, erano sfruttati come riserva di legname utilizzato per le caldaie di evaporazione delle vicine saline di Volterra. Oggi questa area è stata dotata di numerosi tavoli e barbecue per accogliere i visitatori. Riconoscibile per la presenza di alcuni centenari cipressi è circondata da freschi boschi a prevalenza di cerro, pioppo, olmo e frassino, in compagnia di un gigantesco melo selvatico che primeggia nel piazzale. Proseguiamo ancora per la vecchia via in direzione della sbarra d’ingresso, fino a che sulla sx un cartello indicatore ci farà deviare lungo il sentiero nb2 attraversando il maestoso bosco adiacente al fiume, che in autunno ci regala numerose varietà di variopinti funghi. Qui abbandoneremo il tracciato ufficiale per seguire una piccola carrareccia che risale il versante opposto (coord.43°19’45,8”N 10°54’59,0”E). In questo punto dobbiamo fare un po' di attenzione e cercare di individuare con pazienza questa piccola strada che ci porterà a risalire il versante del poggio. Passeremo così attraverso il bosco, poi lungo coltivi abbandonati per arrivare alla sommità fino alle rovine del grande podere Gesseri, dove in passato hanno abitato grandi famiglie patriarcali composte anche di 30-40 persone, che si dedicavano all' agricoltura e alla pastorizia. Ciò conferma quanto la cultura del 'poggio abitato' abbia segnato la tipicità della nostra storia agricola e dell’insediamento umano, addirittura fin dal lontano tempo degli etruschi, come testimoniano alcuni ritrovamenti di tombe e gioielli fatti nella seconda metà del 1800. (Appr. "L'Oro di Gesseri") Dai paraggi del grande podere, sarà possibile spaziare in ampie vedute a 360 gradi, gustandoci la vastità e la selvaggia bellezza dei rilievi collinari che ci accolgono con le loro forme morbide e ondulate. Scattate le ultime foto verso l’infinito paesaggio e recuperate un po'di energie, scenderemo lungo l’aspra discesa argillosa in direzione del grande fiume Cecina. Ai bordi della strada si notano affioramenti di alabastro e si possono rinvenire belle cristallizzazioni di Selenite, popolarmente chiamata "Specchio d'Asino". (Appr. Selenite) Arrivati in fondo, lambendo i vasti coltivi che si spingono fin sulle rive del corso d’acqua, passeremo in prossimità dell'antico "Mulino di Berignone", che per lungo tempo in passato, ha lavorato sfruttando l’energia dell’acqua proveniente dal Masso degli Specchi. Oggi completamente ristrutturato è adibito a signorile residenza. Alcune centinaia di metri ancora e saremo di nuovo alla sbarra della Riserva da dove siamo partiti per questo lungo alternativo viaggio nella natura selvaggia del bosco di Berignone. |