LAGO BORACIFERO E I SUOI DINTORNI | |||||
Sospesi nel tempo tra storia e leggenda | |||||
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15.8 km, 08:47:31 |
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DESCRIZIONE
Anche questa volta abbiamo cercato di racchiudere il nostro tragitto, con il solito anello, ingrediente base per un buon percorso, iniziando a camminare in prossimità del piccolo borgo industriale di Lago Boracifero.(Coord 43°09'02,7'' N 10°48'45,2''E) Da qui ci portiamo lungo l’asfaltata che sale ripidamente in direzione Ovest e, giungendo dopo un breve tratto, in prossimità di una ampia curva a dx, ci lasciamo alle spalle la veduta del borgo e del suo famigerato lago, per indirizzarci verso sx, su una piccola carreggiabile sterrata.(Coord 43°09'03,1''N 10°48'19,6''E)
Da questo punto i panorami si fanno ancora più belli e la nostra vista avrà modo di spaziare spingendo lo sguardo attraverso le colline e le vallate che sfumano lontano. Compiuto un breve tratto, abbandoneremo di nuovo la strada (Coord 43°08'41,7''N 10°47'59,4''E) che piegherebbe verso sx, per incamminarci invece, lungo il margine basso di un grande campo incolto, che costeggeremo prima in direzione Ovest e dopo verso SO. Raggiungiamo così in breve tempo la fine del campo, che abbandoneremo per entrare di nuovo nel bosco su una piccola carrareccia che ci accompagnerà per un lungo tragitto.
Impazienti di raggiungere questo importante sito archeologico, riprendiamo il cammino e dopo una breve discesa, inizieremo a risalire, fino ad imboccare sulla sx l'irta stradina (Coord 43°08'26,9''N 10°47'08''E), che con una secca deviazione in poche decine di metri ci porterà verso i resti del castello. Celati dalla vegetazione si possono ancora individuare dei paramenti murari costituiti da file di conci squadrati che formavano le basi del cassero, di una torre quadrangolare e di altri edifici tra cui una fornace e una cisterna, nei pressi del bordo della strada.
Strategico punto di controllo su tutta la vallata, l'insediamento è databile, su base di documentazioni, già a partire dalla metà dell'VIII°sec, mentre da alcune indagini archeologiche è emerso che sarebbe sorto su terreni occupati in antichità, da insediamenti romani. L'altura di Castiglion Bernardi farebbe parte di una donazione che il monastero di S.Pietro di Monteverdi, fece alla Chiesa di S. Regolo, così come documentato da un atto del 770: ''....una casa massariccia.....in loco vocaboli Castillione...'' Dopo la lunga e doverosa pausa, in cui abbiamo approfittato per raccontarci l’antica leggenda di Gigliola e la Nencia, riprendiamo il cammino, che ora si presenta in continua discesa, attraverso un bosco di lecci che ci portano a sbucare in ampi spazi incolti, seguendo ancora la stradina di terra battuta, profondamente solcata dai trattori dei boscaioli. (Approf: Leggenda della Nencia) In fondo alla discesa, dopo aver superato un fossetto ci troveremo davanti a un bivio, in cui la strada si fa più grande e più definita, dove noi proseguiremo verso sx per raggiungere un altro importante punto d' interesse del nostro viaggio. (Coord 43°08'13,5''N 10°46'49,2''E)
Come testimoniano alcuni frammenti ceramici rinvenuti, si ipotizza che il versante della collina di Monteleo, fosse già stabilmente frequentato fin dall'epoca preistorica, ma l'eccezionale vasto complesso produttivo finalizzato alla trasformazione dell'alunite risale intorno al XIV°secolo e in varie fasi di attività rimase produttivo fino al 1700. Unica allumiera rinascimentale finora ritrovata in Europa, il sito mostra ancora in ottima conservazione le strutture produttive, anche se attualmente minacciate dalla vegetazione incontrollata. I ritrovamenti di una fornace seminascosta da altre strutture murarie risalenti al '500, testimonia una prima fase di attività delle allumiere risalente al XIV° secolo. In epoca rinascimentale l'impianto era formato da una batteria di grandi fornaci, comprendente ben 4 forni a forma cilindrica, 2 fornaci e un sistema di canalizzazione che serviva a convogliare l'acqua del vicino torrente Riosecco, un tempo chiamato 'Malguado'. Intorno alla metà del XVIII° secolo, malgrado i cospicui investimenti da parte dei Lorena, il sito venne gradualmente abbandonato, perché considerato di scarsa produttività. Tra i rinvenimenti del grande complesso delle allumiere, è presente pure una piccola struttura legata alla lavorazione dei metalli, testimoniata anche dal ritrovamento di piccoli oggetti in ferro e in rame.(1) |
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Sulla dx invece, accompagnati da bei cespugli di Brugo, con un po' di attenzione riusciremo a individuare un piccolo passaggio che si addentra nella boscaglia, che ci permetterà di raggiungere le scoscese pareti di Buca dei Falchi, da cui veniva estratto l'allume e che, ancora oggi riescono a sorprenderci per lo straordinario spettacolo di sfumature e di colori. Col termine Allume vengono indicate fin dall'antichità, una serie di sostanze saline astringenti e mordenti, che per le loro proprietà venivano utilizzate nella lavorazione e nella tinteggiatura dei tessuti, nella concia delle pelli e in alcune preparazioni farmaceutiche. Veniva anche impiegato in metallurgia per la purificazione dell'oro e dell'argento e nella lavorazione del ferro. L'Allume chimicamente appare come un solfato doppio di alluminio e potassio e specificatamente nella zona di Monteleo, veniva ricavato da un minerale chiamato 'Alunite' che si trova in natura in terreni che sono stati sottoposti all'azione di acque termali e formati da rocce vulcaniche, ricche di potassio. Le cave di Alunite di Monteleo, in cui il materiale veniva reperito a cielo aperto, sono localizzate nella zona 'Buca dei Falchi', composta di rocce scistoso-filladiche appartenenti al gruppo del Verrucano, interessata quasi totalmente da una mineralizzazione di Alunite prevalente. La roccia originaria, o roccia madre, è costituita da scisti seritici e cloridrici, con granuli di quarzo e spalmature talcose giallastre. Il giacimento alunitico presente, si è probabilmente formato a causa di fenomeni idrotermali-epitermali che hanno interessato fluidi di origine prevalentemente meteorica.(1) |
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Saliamo ancora fino ad intravedere in cima alla collina una casa colonica che ospita l'agriturismo Monte Leo e continuiamo sulla medesima strada avvicinandosi al podere, fino a individuare sulla dx un piccolo percorso che si addentra nel bosco. (Coord 43°08'26,3''N 10°46'39''E) Oltrepassiamo il cancello metallico, avendo cura ovviamente di richiuderlo, e ci inoltriamo nell'ombroso bosco dei Pianoni sovrastante la vallata di Pian delle Streghe. Da qui il nostro cammino sarà piacevolmente accompagnato dalla bellezza di questo bosco straordinario, tra i colori e le sfumature di inizio autunno, che rendono l'ambiente così speciale, come immerso in un'atmosfera magica. Camminiamo spediti verso la medesima direzione, in un tratto sempre pianeggiante, fin quando il tracciato inizia a salire e il grande bosco lascia spazio ad un altro molto più giovane, fitto e intricato.
L'obiettivo del progetto denominato 'Descramble' (Drilling in dEep, Super CRitical AMBients of continentaL Europe), fu quello di sperimentare tecnologie di perforazione avanzate e innovative, in condizioni di pressione e alte temperature, dov'era registrato un potenziale di 10 volte superiore a quello presente nei tradizionali pozzi geotermici, con temperature, rilevate dai test effettuati, sfioranti i 500°, tanto che il 'Pozzo Venelle 2', è configurato tra i più caldi del mondo! (Approf: Venelle 2) Approfittiamo di questo posto così insolito per concederci una pausa e consumare il nostro panino, dopodiché riprendiamo il cammino, lungo la ripida e ampia strada asfaltata, che fu appositamente adattata al passaggio di automezzi pesanti, di supporto al progetto. Un po' affaticati, giungiamo in breve tempo nel punto in cui scolliniamo, lasciandoci sulla sx la recinzione di un vecchio pozzo geotermico, mentre intravediamo davanti a noi in alto sulla collina, il profilo di due grandi casolari.
Norma Parenti nasce nel podere Zuccantine di Sopra il primo giugno del 1921 e fin da giovanetta, animata da una fervida fede e una solida tradizione patriottica, fece parte di un'organizzazione legata all'Azione Cattolica. Ricordata come una bellissima ragazza fiera e determinata nei suoi principi antifascisti, nel marzo del 1943 si sposa con Mario Pratelli da cui ebbe Alberto Mario, nato il 29 dicembre dello stesso anno. Forte della sua fede partigiana, dopo l'armistizio, partecipa attivamente col marito alla guerra di liberazione, nelle file della Resistenza Grossetana, aiutando fuggiaschi e prigionieri, procurando armi e prendendo parte personalmente ad azioni di guerra. Tradita da un soldato mongolo, venne arrestata il 22 giugno del '44 insieme alla madre che gestiva una trattoria a Massa e dopo feroci sevizie venne fucilata dai tedeschi già in ritirata, che abbandonarono il suo corpo per le vie di Massa. Riprendiamo il cammino superando anche il casolare di ''Zuccantine di Sotto'', animato dalla presenza di alcuni cavalli e di chiassosi cani da caccia trattenuti nei loro recinti, e continuiamo lungo la comoda strada in discesa.
Nei suoi viaggi attraverso la Toscana, Emanuele Repetti, ipotizzava il nome di Vecchienne, di probabile provenienza etrusca dal toponimo ''Viclena'' e descriveva il sito come un piccolo castellare appartenuto ai nobili della Leccia. Passato in seguito ai Vescovi di Volterra, subì le incessanti aspre dispute tra Vescovi e Comune, finché fu messo a ferro e fuoco dagli stessi Volterrani nel 1235 e nel 1244. Più volte abbattuto e risorto sulle sue rovine, circa alla metà del 1800 fu acquistato dai Conti De Larderel. Continuiamo in discesa fino a raggiungere il piccolo borgo industriale e in prossimità dell'aiola spartitraffico, dove abbiamo iniziato l'anello, ci porteremo sulla sx, alla scoperta del famoso ''Lago boracifero''. |
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Riprendiamo di nuovo il cammino, dopo la breve pausa, per portarci verso la periferia del villaggio, in cui ritroveremo la solita aiola spartitraffico, dove questa volta volteremo a sx.(Approf:Fabbrica del lago) |
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Continuiamo sulla strada asfaltata che porta all'incrocio con la regionale per Monterotondo, dove nelle vicinanze, ci aspetta ancora l'ennesimo e ultimo punto d'interesse con lo straordinario paesaggio di San Federigo. Proseguiamo camminando al bordo della strada, che sul lato sx mostra la ormai flebile attività dei vecchi impianti di serricoltura, alimentati con l'energia geotermica. Giungeremo così al ponte che supera il torrente Riosecco, in prossimità del quale volteremo verso dx per attraversare la strada e seguendo le indicazioni, raggiungeremo le manifestazioni geotermiche di San Federigo. (Coord 43°08'36,3''N 10°48'53,3''E). Da qui, affacciati alla rete che delimita tutta la vasta area fumante, potremo goderci uno spettacolo unico per la sua selvaggia bellezza, dove la forza della natura si manifesta in tutto il suo splendore! |
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![]() Concludiamo il nostro avvincente viaggio facendo ritorno e percorrendo a ritroso l’ultimo tratto di strada, che ci riporta verso la solita aiola spartitraffico del villaggio di Lago Boracifero. Riprendiamo le nostre auto, appagati e soddisfatti di questa nuova escursione, che ci ha portato a conoscere un territorio, immerso tra le antiche leggende e la realtà della sua illustre storia, che ancora oggi sa incantarci col suo fascino indiscutibile. --------------------------- 1)Alcune delle informazioni riportate sono tratte da: ''Risorse del sottosuolo e cicli produttivi'' di Luisa Dallai e Vanessa Volpi e da ''Tesi di laurea'' di Giulio Poggi, che ringraziamo. Le foto antiche che rappresentano la zona di Lago Boracifero sono tratte dalla storica rivista ''Rassegna di Larderello''. Quanto pubblicato ha solamente scopo divulgativo, senza fini di lucro. I diritti appartengono ai rispettivi autori. |