La partenza per il nostro cammino, avrà inizio dal paese di Gerfalco, un tempo borgo di minatori e boscaioli.
Poco prima di giungere all'ingresso del paese, lasceremo l’auto nel primo posto disponibile nei presi di un vecchio ristorante, da dove già Grefalco, arroccato sulla collinetta, si mostra in tutto il suo splendore.
Proseguiremo fino alla discesa che troveremo sulla nostra sx, per raggiungere dopo poche decine di metri, l'inizio del sentiero (746 slm), che costeggia alcuni vecchi pollai. Da qui inizieremo a salire verso il crinale sud est della nostra amata Cornata, in un sentiero che si snoda in costante salita, tra pietraie e speroni calcarei, tipici di questo gruppo montuoso. La vegetazione è prevalentemente composta da arbusti e piccoli alberi, ma ricca di una grande varietà di fiori, che caratterizzano tutta la zona.
Se sceglieremo la primavera e in particolare il mese di maggio per il nostro itinerario, saremo sorpresi per le magnifiche fioriture che ci sapranno offrire questi monti. Stupendi cuscini, ora gialli, ora violacei, della delicata viola etrusca una pianta endemica delle Cornate e del Monte Amiata, mentre distese di fragoline, cespugli di elicriso e di iperico guarniscono le praterie. Tante varietà di orchidee, ci accompagneranno lungo tutto il nostro percorso e, con un pò di fortuna potremmo riuscire anche ad osservate la rara Fritillaria tenella e il Sigillo di Salomone.
Giunti faticosamente alla vetta, potremo godere di panorami veramente unici, con magnifici affacci sul mare che ci mostra gran parte delle isole dell'Arcipelago toscano, fino al lontano profilo della Corsica.
Proseguendo lungo il crinale, attraverseremo boschi di alte conifere, testimoni della fervida attività di rimboschimento iniziata intorno agli anni '20 e continuata per oltre 40 anni, allo scopo di porre rimedio all'erosione dei crinali, che a causa del continuo pascolo e dei tagli di bosco, apparivano quasi totalmente privi di vegetazione.
Molto caratteristici sono anche gli “omini di pietra”, enigmatici cumuli di pietre ccumulate a forma di cono che fanno mostra di sé proprio nel punto in cui inizieremo a discendere il crinale opposto, dove ci aspetta un tratto in ripida discesa.
Proseguiremo, soffermandoci a scuriosare dall'alto verso la cava di 'Rosso ammonitico', fino all'intersezione con il percorso n.11 che seguendo il 'Sentiero dei Selciaini', ci condurrà fino al Poggio di Ritrovoli, un'altra vetta del gruppo delle Cornate. La caratteristica di questi gruppi montuosi è che, nonostante la notevole altezza di circa 1050m, non vengono considerati montagne per via dei loro dolci profili. La Carlina è un altopiano ricco di un'imponente vegetazione e numerose sorgenti di acque freschissime ed anche per questo motivo i suoi fitti boschi, hanno ospitato numerosi gruppi di partigiani durante la lotta antifascista.
Il sentiero all'inizio si presenta leggermente in discesa e costeggia tutto il fianco della Cornata, fino al piccolo pianoro di 'Campo al Turco'. Poi, in corrispondenza della diramazione per Mammoleta, inizia di nuovo a salire, immettendosi nel maestoso bosco di abeti impiantati. Raggiungiamo dopo un percorso per gran parte in salita, la sommità di Poggio Ritrovoli, un accogliente pianoro circondato da aceri montani, ciliegi selvatici e piccoli cespugli di varie specie di Carline, che ci piace immaginare abbiano concesso il loro nome a questi luoghi.
Alcune fantasiose ipotesi legano il nome "Carlina" a Carlo Magno, che dopo la sua incoronazione a Roma nel Natale dell'800 d.C., lo descrivono gravemente ammalato. Tornando verso Aquisgrana, di passaggio nelle zone Amiatine, venne affidato a un monaco, le cui cure a base di infusi di piante della zona, riuscirono a farlo guarire in breve tempo. Da allora, in onore del I° imperatore del Sacro Romano Impero, quelle piante vennero chiamate Carline, come pure il rilievo montuoso.
Dopo le doverose foto e l’immancabile riposo, inizieremo a scendere per il sentiero che si presenta sulla destra dopo aver scollinato, attraversando ancora ombrosi boschi di abeti, suggestivi ed imponenti quanto insoliti per le nostre montagne.
Ben presto incontreremo una strada bianca, che imboccheremo sulla destra, percorrendola ancora per 3 km circa, prima di raggiungere nuovamente il borgo di Gerfalco. In questo ultimo tratto di percorso, possiamo rilassarci e assaporare la quiete di questi luoghi, mentre attraversiamo una campagna semplice ed essenziale fatta di pascoli, fresche sorgenti, castagneti secolari e preziosi orticelli.
Arrivati al paese, dimenticando un po' la stanchezza, ci potremo concedere due passi per l’antico borgo. Inglobato tra le costruzioni delle case, si nota ancora il perimetro delle sue mura medievali con alcuni resti delle torri di difesa e delle porte di accesso, che ci permettono di capire meglio la storia di questi luoghi, lungamente contesi per il loro prezioso argento.