intorno alla bianca rocca di s.silvestro |
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8.8 km, 06:00:34 |
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Galleria foto 29 immagini
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DESCRIZIONE Come nostra consuetudine, anche questa volta abbiamo voluto alternare alle lunghe passeggiate in Val di Cecina, un percorso fuori porta che ci ha portato a scoprire la grande Rocca di San Silvestro e il meraviglioso ambiente che dalle pendici di Monte Calvi declina verso l’azzurro del mare. Il tracciato che abbiamo scelto, ovviamente ad anello, ha inizio dal piccolo villaggio di San Carlo, posto poco più a monte del paese di San Vincenzo e immerso nel verde della collina. La zona dove ora sorge il borgo era già abitata fin dal paleolitico, come attestano alcuni ritrovamenti archeologici che hanno riportato in luce resti di forni fusori, risalenti alla lontana età del bronzo. In epoche più recenti la storia di San Carlo, vede insediarsi nel 1872 la società belga ‘Solvay’ che dette inizio nella zona, ad una imponente attività estrattiva di calcare, che in parte continua tutt’oggi. Per ospitare i lavoratori della società e le loro famiglie, intorno agli anni 1930 venne costruito il piccolo borgo, che è rimasto così come lo vediamo ad accogliere oggi, quasi esclusivamente turisti della Costa degli Etruschi. Il percorso che seguiremo denominato ‘Il Corbezzolo’, è stato inaugurato nel 1998. Venne ideato e realizzato grazie all’iniziativa e all’impegno di alcuni volenterosi privati cittadini, facenti parte del Consiglio di Frazione di San Carlo, che prima degli altri e in seguito tramite l’Amministrazione Comunale, hanno voluto far conoscere la ricchezza naturalistica e storica di questi luoghi. Il sentiero appare fin da subito ben segnalato, con una apprezzabile segnaletica verticale realizzata in legno, che ci accompagnerà lungo tutta la prima parte del nostro viaggio. Successivamente lo abbandoneremo per proseguire lungo i camminamenti del Parco Archeologico di San Silvestro. Parcheggiata l’auto nel parcheggio del paese in prossimità del velodromo, ci dirigiamo lungo la via asfaltata in direzione sud e dopo aver percorso circa 250 metri imboccheremo sulla sx una stradina bianca che in leggera salita dividendo alcuni orticelli, entra nel bosco. Da fare attenzione dopo qualche decina di metri ad una prima deviazione a dx, che ci fa abbandonare la piccola carreggiabile inoltrandoci per un lungo tratto nel fitto della tipica macchia mediterranea. In questo punto il percorso, anche se in costante salita, risulterà abbastanza agevole perché ben pulito e ben segnalato. L’unica nota stonata saranno le numerose strutture metalliche adibite alla caccia del colombaccio, che si susseguono per tutta la salita e gli sgraziati segni di vernice fluorescente, fatti perfino sulla corteccia delle preziose Sughere, che sfregiano la naturalità del fitto forteto. Dopo aver camminato per circa 1,8 km dall’inizio del percorso, sempre immersi nella penombra del bosco, il sentiero inizia a spianare e dopo aver incontrato l’ennesimo e più grande capanno di caccia, usciremo dalla macchia. Apprezzeremo di nuovo la luce del sole, passando tra bassi cespugli di ginepri e spazi rocciosi, che gradualmente ci accompagneranno verso ampie aperture panoramiche. Se sceglieremo di percorrere questo itinerario durante il periodo primaverile, sarà possibile apprezzare le molteplici fioriture, caratteristiche della flora della roccia calcarea, veri e propri endemismi che con i loro colori, contrastano l’asprezza dell’ambiente. Sarà doveroso e piacevole soffermarsi per una pausa di riposo, approfittando per ammirare tutto ciò che ci circonda. Lo faremo in prossimità di una piccola radura dove in mezzo a una gariga sassosa punteggiata di fioriture, ci potremmo permettere di scattare belle foto e gettare uno sguardo alla sommità dei monti e verso l’azzurro del mare della Costa Etrusca. Coord. (43°05’27”N 10°36’02,3”E) Approfittando della cartografia posta su di un piccolo cartello orizzontale, avremmo anche modo di poterci orizzontare per capire il panorama che stiamo osservando in lontananza: dalla Rocca San Silvestro a Campiglia e al Monte Calvi, dove si sente il rumoreggiare delle mine e dei camion provenienti dalle vicine cave, ancora attive. Riprenderemo il cammino scendendo nel versante in direzione NNE e dopo un centinaio di metri ci troveremo in uno spazio aperto dove si incontrano due sentieri. Noi prenderemo quello di sinistra verso la ‘Buca del Serpente e la Scala Santa’; un tratto che dovrà essere ripercorso a ritroso anche nel viaggio di ritorno. Nel mezzo alle rocce e ai cespugli di essenze mediterranee troveremo dopo poco la ‘Buca del Grillo’, una cavità carsica famosa per le sue concrezioni macrocristalline, che penetra verticalmente dentro le bianche rocce di calcare. Continuiamo a scendere in maniera decisa fino al ‘Vallino’ dove trova posto un vecchio tavolo di legno per il ristoro degli escursionisti. Da questo punto svoltiamo decisamente a dx per risalire il sentiero, sempre più sconnesso e ciottoloso per la presenza dei detriti di breccia calcarea, che renderanno pesante il nostro cammino. Sbucando dal bosco dopo un centinaio di metri, si aprirà sulla nostra sx un’ampia veduta sull’azzurro del mare e continueremo la faticosa salita del crinale, alleggerita solo dalla vista delle preziose fioriture che ingentiliscono questo ambiente. La zona è costituita in prevalenza da rocce calcaree in cui, l’introduzione di filoni magmatici le ha arricchite di minerali come rame, ferro, zinco, piombo, argento e stagno che hanno dato origine alla fervida attività di estrazione, già presente fin dall’epoca etrusca. Intorno a noi le rocce che si fanno sempre più aguzze e fessurate, ospitano una vegetazione particolare tipica degli ambienti aspri, ricca di tante specie che colorano questo ambiente inospitale. Notiamo la presenza di una vegetazione arbustiva fatta di essenze mediterranee e di piante di piccole dimensioni che affondano le radici tra le fessure delle rocce. Tra queste spiccano per la loro altezza gli Asfodeli gialli, i cuscini di profumato Elicriso, i cespugli di Te siciliano, il piccolo Cisto giallo, la Lattuga perenne, il Timo selvatico e tante altre preziose specie. Messi a dura prova dalle asperità del sentiero, riprendiamo fiato nel punto dove scollina e gettiamo lo sguardo verso il mare in direzione delle Isole dell’Arcipelago Toscano, prima di inoltrarci lungo un traverso che tagliando il crinale pietroso, ci porterà fino alla ‘Buca del Serpente’. La ‘Buca del Serpente' è un’altra cavità carsica, che si trova in prossimità di altre asperità rocciose chiamate ‘Scala Santa’, a circa 425m slm. Debitamente circondata da recinzione metallica, questa voragine è sicuramente la più imponente come dimensioni: con un diametro di circa 6 metri e un profondità di oltre 90, che si inclina e prosegue verso ovest per altri 25. Questa buca, come le altre grotte, i pozzi e le cavità naturali che si sono formate nel periodo mesozoico, sono state usate in passato, anche per scavi minerari. (In un recente studio della zona sembra che le cavità censite siano circa 200!) Terminata la visita e le immancabili foto, ripercorreremo indietro l’impegnativo sentiero, magari aiutandosi con le corde fisse, messe appositamente per gli escursionisti e concedendoci appena possibile, un meritato riposo tra le rocce chiare e le fioriture colorate. Facendo molta attenzione a non scivolare raggiungeremo di nuovo il crocevia dei sentieri, in prossimità della ‘Buca del Grillo’. Cercheremo di individuare e seguire le indicazioni del giusto sentiero, che in costante discesa ci introdurrà lungo la ‘Valle dei Manienti’. Durante il tragitto, indicate da una vecchia segnaletica metallica, incontreremo delle antiche cave di minerali e di marmi e una miniera medievale, raggiungibile sul fianco di una ripida collinetta, dove negli anni 1980 è stato eseguito uno scavo archeologico sotterraneo. Sparsi per terra, notiamo ogni tanto interessanti resti di minerali e scorie di fusione. Quando il cammino inizia a spianare troveremo la deviazione sulla sx che ci indica la ripida salita verso la Rocca di San Silvestro. Da qui con una deviazione dalla strada del ritorno potremmo concederci l’opportunità di visitare ed ammirare l’antica struttura. (approf.) Compiuta la visita torneremo di nuovo lungo il sentiero che abbiamo lasciato. Seguiremo un canaletto di scolo delle cave di calcare, procedendo in leggera discesa lungo l’ombroso bosco del fondo valle, fino ad arrivare in prossimità di una zona ristoro. Faremo attenzione a prendere il sentiero centrale che continuando dentro l’alto bosco di cerro ci ricondurrà in direzione di San Carlo, passando per un tratto vicino alle solite altane dei cacciatori per proseguire lungo un bel sentiero attrezzato per il tiro con l’arco. Sbucheremo in una piccola strada bianca che imboccata verso dx, in breve tempo ci condurrà alla via asfaltata e in circa 700 metri raggiungeremo il punto di partenza della nostra escursione. (Con un po' di tempo a disposizione, prima di incamminarci verso la via del ritorno, potremo proseguire per circa 1 km sulla stradina che si apre sulla ns sx, con l'indicazione 'Parco di Rimigliano', che ci condurrà agevolmente fino a una grande, interessante grotta detta 'Buca del Gufo'). Chiuderemo questo magnifico anello, che per la notevole pendenza di alcuni tratti, resi più insidiosi dalla presenza di pietrame ciottoloso, è da ritenere fisicamente piuttosto impegnativo, ma che ci ha portato a conoscere una zona ricca di interesse archeologico, storico, minerario, paesaggistico e naturalistico, che la rendono veramente unica.
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