Farneta - Grotta Magna
Coordinate punto di partenza
43°14'55.31"N 10°50'7.17"E
DESCRIZIONE
Una magnifica escursione che va a completare la serie dedicata alla stretta Valle del Trossa e dei suoi interessanti scoscesi versanti ofiolitici, all’interno della Riserva Naturale di Monterufoli.
Il luogo di partenza sarà all’ormai ben noto “Pian di Creta”, raggiungibile dalla strada regionale per Larderello, imboccando di seguito in prossimità di Montecerboli, la stradina comunale per Sant’Ippolito. (vedi il percorso “Piccolo anello della Farneta”)
Ci preme ricordare che il luogo, proprio dove posteggeremo la nostra auto, merita particolare attenzione, poiché soprattutto nel periodo primaverile si trasforma in un vero proprio giardino botanico naturale, per il gran numero di fiori, arbusti e specie protette, che si concentrano in questo ambiente caratteristico dove si vengono a creare particolari microclimi che determinano una vegetazione così diversa ed esclusiva, tipica delle rocce serpentine.
Ci incammineremo per la piccola strada bianca carrabile, che in discesa ci conduce in meno di un km e mezzo al podere di Monna. Proprio nelle immediate vicinanze della vecchia costruzione imboccheremo il sentiero segnalato, che da subito si snoda in leggero dislivello verso il cuore interno del bosco della Farneta, lambendo nel primo tratto una zona devastata dall’incendio del luglio 2012 e, dove le giovani piante di corbezzolo, di scopa e le altre essenze della macchia mediterranea, caparbiamente hanno riconquistato il loro habitat.
Percorsi circa 350 m. dal podere, incontriamo il primo bivio, dove dobbiamo svoltare a dx verso nord e percorrere pressoché in piano, ancora qualche centinaio di metri fino a una seconda deviazione. Proseguiremo a dritto e in breve si comincerà a scendere in maniera decisa, per un largo sentiero ben segnalato, che in forte pendenza va verso ovest, tenendoci impegnati in sforzi d’equilibrio causa il suo scivoloso e ciottoloso tracciato. Ci addentreremo sempre più nel folto di un magnifico bosco di caducifoglie che ogni tanto ci svela l’esistenza di antiche carbonaie, alcune addirittura costruite con terrazzamenti di pietre recuperate nelle zone vicine.
Non appena arriviamo all'alveo del torrente, non si potrà fare a meno di osservare con interesse e stupore la presenza delle curiose pieghe geologiche, con i loro caratteristici intagli e curvature formatesi milioni di anni fa. Mentre proseguiamo la nostra risalita, esse ci accompagneranno per alcune centinaia di metri, consapevoli che tutto questo conferisce al percorso e al nostro torrente un’ ulteriore ricchezza. Approf. Pieghe geologiche del Trossa
Ignorando l’imbocco di un sentiero sul versante opposto (che ci ricondurrebbe verso Libbiano), iniziamo la risalita dell’alveo del torrente (da mt 190 coord:43°15' 42,3"N 10° 49' 14,7"E), che da questo punto richiederà sempre maggior sforzo e abilità, soprattutto per individuare i vari passaggi e gli attraversamenti da fare. Superate le due ampie curve del Trossa, se volgeremo lo sguardo verso l’alto, ci meraviglieranno gli imponenti costoni di gabbro che con i loro colori brillanti, scendono a picco sul torrente, creando un singolare contrasto di luci.
Percorsi circa 1,5 km di alveo (4,2 in totale dalla partenza), dobbiamo fare attenzione sulla nostra dx (sx idrografica), perché in corrispondenza del piccolo fosso che affluisce nel Trossa, è visibile l’ingresso di una galleria relativa alla Miniera del Castagno, celata dalla copiosa vegetazione a qualche centinaio di metri più a monte.
La galleria, si presenta ancora ben conservata, anche se in lontananza si scorge una frana che probabilmente ostruisce il passaggio del suo lungo tragitto di ben 900 metri.
Appr. Storia Mineraria Monterufoli
Abbandoniamo il fresco e ombreggiato ambiente del botro di Santa Barbara (in alcune carte, segnalato come Botro delle Sugherine) e torniamo sull’alveo del torrente per riprendere il cammino risalendo il rattaio del Trossa, che da questo punto in poi, ci riserverà uno scenario veramente unico.
Le ampie curve scavate nelle rocce ofiolitiche, lasciano ora il posto ad incredibili massi calcarei, che sembrano diventare sempre più grandi mano a mano che ci avvicinamo. Questi enormi giganti di pietra, ci costringeranno ovviamente ad una sorta di gincana tra angusti passaggi e arditi balzi, nell’emozionante tentativo di procedere il nostro cammino. Suggestivi anche i numerosi giochi d’acqua che insinuandosi intorno e sotto le grandi rocce, creano un susseguirsi di cascatelle fragorose e spumeggianti.
Concentrati nella sfida della risalita, non possiamo certo fare a meno di soffermarci a osservare e fotografare questo inconsueto e selvaggio tratto di fiume, chiedendoci quale immane forza della natura possa aver spostato questi giganti di pietra.
Dopo qualche sforzo ancora, il cammino si fa più agevole, i massi sempre meno imponenti ed il terreno più pianeggiante e con un po' di rammarico, ci accorgiamo che il mitico tratto di “Grotta Magna” sta per finire. A confermarcelo, si scorgerà davanti a noi l’ampio spazio sabbioso di 'Bocca di Secolo', spartiacque di molti altri itinerari. (coord 43°14'57,7"N 10°48'46,4"E )
Seduti sulla ghiaia della spiaggetta, riprenderemo fiato, ripercorrendo con la mente le belle immagini della risalita appena vissuta, godendoci ancora per un po’ l'emozionante effetto.
Riprenderemo il cammino sul sentiero, che troveremo sulla nostra sx, (dx idrografica), che inizia subito a salire addentrandosi di nuovo nel folto bosco della Farneta. Procedendo in direzione nord-est per circa 500-600 metri, svolteremo bruscamente a dx in salita lungo un altro sentiero. (proseguendo a dritto ritorneremmo al podere di Monna).
Da questo punto il tracciato procede in discreta salita e da quota 290mt circa, ci riporterà fino a quota di 364m, toccando anche una massima punta di 420m.slm. Il percorso si snoda per intero all’interno del bosco, ai cui margini, è frequente poter osservare esemplari di ginepro plurisecolare i cui tronchi hanno circonferenze davvero rilevanti. Con un po’ di attenzione noteremo anche degli arbusti di Alloro spontaneo (Laurus nobilis) e qualche insolita, rara pianta di Dittamo (Dictamus albus).
Più in alto, a circa metà della salita, un’ulteriore deviazione, ci farà proseguire verso dx, per il tracciato meno ripido. (imboccando invece quello di sx, giungeremo allo stesso punto di arrivo, passando però per la sommità del Puntone di Farneta e costringendoci ad un ulteriore ripido dislivello). Appr. Curiosità sulla Farneta
Quasi al termine della nostra escursione, a circa 400 metri dal punto di arrivo, nel bel mezzo del fitto bosco di lecci, incontriamo ancora una sorgente, ormai ridotta ad filo d’acqua, ma una volta conosciuta ed apprezzata dai frequentatori di questi posti come la “Fonte di Farneta”.
Questo interessante itinerario, che nonostante i soli 8km di lunghezza e i suoi 400 metri di dislivello, è da ritenersi piuttosto arduo e impegnativo, adatto a persone ben allenate e disposte ad un buon grado di adattamento, soprattutto nella risalita dell’alveo del torrente, dove non può mancare senso d’equilibrio e piede fermo.
Sicuramente un’interessante escursione alla riscoperta dei luoghi più remoti del nostro territorio, immersi nel cuore di un ambiente dalla natura selvaggia e quasi sconosciuta, che sa riservarci sorprendenti emozioni ad ogni passo, facendoci apprezzare tutti i tesori che essa custodisce gelosamente.