Botro delle Pilelle e Bosco di Tatti

anna stefano paolo

11.3 km, 05:49:11

Coordinate punto di partenza: 43°21'20.39"N 10°58'30.18"E   google maps cane-guinzaglio estate-no
- Percorso il : 19/01/2015 - Tempo impiegato: 05:52:00 h - Tempo in movimento: 04:54:00 h
- Distanza percorsa: 11,70 km - Dislivello tot. In salita: 543 m - Pendenza: med. 8,0% max. 30,0%
Verificato il:  10-11-21
- Note: -
- Difficoltà : E
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Botro delle Pilelle e Bosco di Tatti

Un itinerario da percorrere in ogni stagione, che si snoda nel versante settentrionale della Riserva Naturale di Berignone, completamente immerso nella vasta area boscata lungo il piccolo corso d’acqua di Botro Pilelle,  per proseguire nella seconda parte, con la comoda carreggiabile sul crinale alto della Riserva.

Abbiamo scelto per la nostra escursione, la stagione invernale, approfittando di una mite giornata di gennaio.

Il punto di partenza è la conosciutissima Dispensa di Tatti, raggiungibile dalla SR 68 con deviazione verso Casole d’Elsa, imboccando poi il bivio sulla dx che indica Ponsano-Orgiaglia, due aree geologicamente rilevanti per i giacimenti arenacei e fossiliferi che affiorano nei dintorni.

Dovremo percorrere poco meno di 5km in una stradina di campagna, superando numerosi edifici rurali, per raggiungere l’ampio piazzale adiacente al vecchio fabbricato di Dispensa di Tatti(43° 21’ 20” N 10° 58’ 30,1” E).

Costruito sul finire del 1800, l'edificio inizialmente era adibito a abitazione delle guardie incaricate dal Comune per la vigilanza sui boschi, fu in seguito  ristrutturato intorno al 1940, per diventare un piccolo magazzino di riserve alimentari, punto di incontro di boscaioli e carbonai che svolgevano la loro attività in quella zona.

Da qui inizieremo il nostro itinerario imboccando il sentiero di Serra di Loghe - (Unione Montana Alta Val di Cecina), in direzione NNW. Dopo poche decine di metri dobbiamo fare attenzione alla consueta segnaletica, per individuare sulla nostra sx la deviazione per il sentiero (Pilelle), che in leggera discesa si addentra nel fitto bosco di  lecci. Queste piante predomineranno in tutto il nostro percorso, accompagnato anche da cerri, carpini, ornelli, corbezzoli, scope e dai vari arbusti della macchia mediterranea. Scendiamo speditamente lungo il comodo e ampio sentiero gustandoci da subito la pace e il silenzio di questi luoghi, dove non potremo fare a meno di notare i segni di un consistente passaggio di ungulati,  i melmosi numerosi “insogli” e i passaggi completamente rufolati.

Dopo circa km1,8 dalla partenza ci troveremo in una prima radura aperta dove il nostro sguardo può spaziare e orientarsi, ma purtroppo in questo punto constatiamo con rammarico un gran numero di bossoli di cartucce lasciate da qualche cacciatore indisciplinato.  Proseguendo di pochissime decine di metri, dobbiamo fare attenzione a voltare a sx e continuare a scendere fino a raggiungere il guado del Botro delle Pilelle.  

Questo piccolo corso d’acqua che scorre infossato tra le rocce arenacee della stretta vallata, deve il suo curioso nome all’azione delle acque che nei millenni hanno scavato nella pietra, tante  vaschette a forma di catini o piccole pile, conferendo l’appellativo di “Pilelle”.

Subito dopo aver attraversato il corso d’acqua, prima di proseguire, ci addentreremo in un ampio anfratto che si apre davanti a noi, dove scorrono rigagnoli d’acqua circondati da muschi,  felci e alti alberi che rendono particolarmente suggestivo lo scenario. Continueremo poi il percorso sulla sx idrografica del botro, sempre immersi in un’area naturalistica di notevole importanza, tra l’ imponente vegetazione di forra che a tratti lascia intravedere profondi impluvi ricoperti di foglie.

Dopo circa 800 metri dal guado delle Pilelle e complessivi 2,8 Km dalla partenza, incontreremo un altro crocevia dove dovremmo mantenere la dx e attraversare di nuovo un piccolissimo corso d’acqua denominato Botro dei Lecci. (Se avessimo voltato a sx saremmo risaliti in maniera diretta verso la strada di Monte Soldano).

In prossimità di questo attraversamento la nostra attenzione non può che essere attratta dai grossi massi che sovrastano il torrentello ricoperti da un inconsueto e florido muschio dai brillantissimi colori che riflettono una luce surreale. Proseguiamo ancora in direzione NNW allontanandoci ormai dalla vista delle Pilelle, fino ad arrivare dopo qualche centinaio di metri ad un ennesimo crocevia. Qui dovremmo assolutamente ignorare il sentiero di dx che correndo lungo il confine della riserva ci porterebbe erroneamente di nuovo verso il corso d’acqua. Mantenendo invece la nostra direzione ci addentriamo in uno spazio più aperto tra cespugli di rovi e piccoli spazi aperti, dove gli intensi traffici dei cinghiali si mostrano ancora più evidenti e dopo un ardito attraversamento di una barriera di rovi sbucheremo nei vecchi seminativi del podere Caprareccia.

Risaliremo l’irta pendenza di un campo in cima al quale voltandoci, potremo finalmente spaziare con lo sguardo sulle ampie vedute delle campagne del Volterrano, con il tipico colore argilla dei calanchi e delle biancane. Ancora qualche decina di metri e ci troveremo sulla carreggiabile che dal podere il Pino, attraversa tutta la riserva fino a Dispensa. All’ingresso della piccola strada, prenderemo verso sx per lambire il vecchio podere, posto in una posizione molto panoramica al limite dei coltivi. Qui saremo sicuramente attratti dai singolarissimi olivi secolari circondati da antichi ed elaborati muretti di pietra.  Di fronte invece potremo spaziare in un ampio panorama che ci mostra in lontananza il profilo delle colline di Pomarance e di Volterra e doverosamente sosteremo un poco per le immancabili foto.

Secondo alcune ricerche storiche della zona, pare che l'insediamento rurale di 'Caprareccia', sia sorto sui resti di un castello,  distrutto fin dal 1200 e appartenuto ai Vescovi di Volterra, che veniva chiamato 'Castello di Monte Soldano'.

Il podere, sicuramente legato, fin dall'epoca medievale, alla fervida attività della transumanza, avrebbe probabilmente preso il nome dagli allevamenti di pecore e capre della zona.

Nel 1852 il Granduca Leopoldo II° di Toscana ebbe l'idea di impiantare a Caprareccia una distilleria, dove venivano ricavati pregiati distillati  dalle essenze del bosco, come il Corbezzolo e il ginepro.  Il gin veniva esportato con successo anche in gran Bretagna, come attesta un vecchio catalogo relativo all'Esposizione universale di Londra del 1862. 

L'edificio di Caprareccia sorge nei pressi di curiose piattaforme di strati rocciosi di Arenaria  (formatesi in ambienti lacustri del Miocene superiore 7/8milioni di anni fa), che digradano scivolando verso la vallata. E forse sarà proprio per questo motivo che i suoi caratteristici olivi sono saldamente protetti dai loro muretti circolari.

Riprenderemo il cammino lungo la nostra strada, ovviamente interdetta al traffico, fino all’ incrocio dell’Imposto e mantenendo la dx,  dopo  una discreta salita giungeremo nell’ area attrezzata di “Fonte della Venella”, dove consumeremo comodamente il nostro panino, concedendoci un breve riposo.

Da questo punto ha inizio un interessante percorso didattico che ci mostrerà le ricostruzioni di una carbonaia, di un capanno di boscaioli con i rispettivi cartelloni esplicativi che illustrano e informano sulla vita del bosco e sulla flora circostante. Usciremo ritornando sulla strada in prossimità dell’Abetina della Venella,  dove intorno agli anni ’30 e ’50 vennero impiantati numerosi esemplari di Abeti Bianchi (Abies Alba)  e di Douglasia (Pseudotsuga Menziesii), che torreggiano sul resto del paesaggio.

Continuando a percorrere la strada in salita, impossibile non notare i bellissimi esemplari di Agrifoglio che raggiungono ragguardevoli dimensioni.  Da qui il cammino che ci separa dalla fine del tragitto sarà molto comodo e piacevole, senza particolare dislivello e ci accompagnerà il rilassante scenario della rigogliosa vegetazione di Monte Soldano, parte di un prezioso ecosistema ritenuto di grandissimo valore ambientale.

Arriveremo così, poco più avanti in prossimità dei resti di un piazzale di carico della lignite che veniva estratta nella vicina miniera di Poggio Metato. (Approf)  

Questo piccolo spazio, di non facile individuazione si apre sulla nostra dx ed è ciò che resta della  miniera che dal 1916 al 1918 e dal 1940 al 1943, con le sue 1200 tonnellate di lignite picea estratta, dette lavoro a circa una trentina di operai. Dopo l’abbandono e lo smantellamento di tutte le sue strutture, le gallerie e le discenderie della miniera crollarono completamente, tanto da non essere più visibili.

Proseguiremo agevolmente ancora per poche centinaia di metri, sempre circondati dal silenzio che ci offre questo piacevole ambiente, fino alla chiusura del nostro tragitto giungendo di nuovo al punto di partenza nel piazzale di Dispensa.