La valle dell' Adio:
Zolfara, Acqua Alta, Sorgente Sulfurea

anna stefano paolo

8.8 km, 04:59:00

Coordinate punto di partenza: 43°17'16.14"N 10°47'14.33"E   google maps cane-guinzaglio estate-no
- Percorso il : 17/05/2012 - Tempo impiegato: 04:59:00 h - Tempo in movimento: 03:49:00 h
- Distanza percorsa: 8,56 km - Dislivello tot. In salita: 551 m - Pendenza: med. 10,5% max. 35,0%
Verificato il: 9-11-22
- Note: Niente da segnalare.
- Difficoltà : EE
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Arrivati al Paese di Micciano, si può parcheggiare l’auto nei pressi del piccolo cimitero che troviamo poco prima dell’ingresso del borgo (quota 429 m.). Da qui ci incammineremo lungo la Strada Provinciale in direzione di Ponteginori, per circa 800 metri fino ad arrivare nei pressi di un nucleo di abitazioni denominato “Aietta” e a questo punto imboccheremo una carrareccia che si trova sulla nostra sinistra a ridosso del gruppetto di case. 

Percorriamo la piccola strada che si inoltra in un fitto ed ombroso bosco di lecci, fino a costeggiare dei vecchi campi non più coltivati, in fondo ai quali tenendoci a  destra ci possiamo affacciare su una estesa costa di bosco tagliato  che scende fino al greto del torrente Adio. Scendiamo comodamente lungo una delle  piste scoscese, servite per il trasporto della legna, arrivando fino al greto del corso d'acqua (quota 205 m). Dopo aver guadato il torrente su un altrettanto ripido pendio, continuiamo a camminare fino a raggiungere i ruderi dell' antico podere 'Landuccia', ormai quasi completamente inghiottito dalla vegetazione e da questo punto, voltandoci indietro, scorgeremo in lontananza, il piccolo borgo di Micciamo affacciato sulla sua caratteristica rupe scoscesa. (Approf: Micciano)

Manterremo sempre  la destra rispetto ai ruderi e continuiamo inoltrandoci nell'ombroso bosco fino a trovare una piccola deviazione, che ignoreremo per  proseguire sulla nostra strada, ancora per circa 500 metri, fino a scorgere sulla destra il sito della vecchia zolfara. La raggiungeremo, cercando di individuare sempre a dx,  un angusto passaggio che scende  seminascorto tra la vegetazione, per trovarci dopo pochi metri, tra i bellissimi colori e le sfumature del terreno,  regalati dagli affioramenti dei vapori di zolfo stratificati e cristallizzati nello scorrere del tempo. 

La zolfara di Libbiano. Uno degli ultimi esempi di quei rari depositi superficiali di zolfo che dal medioevo al XVII secolo hanno costituito una cospicua fonte di ricchezza. Situata in corrispondenza di un incrocio di faglie a ridosso della confluenza tra il Fosso Cupo e il torrente Adio, essa rappresenta il risultato di intensi fenomeni di alterazione, prodotti sulle rocce, dal pasaggio di fluidi idrotermali e di emanazioni gassose ricche di H2S e di CO2.....(tratto da: 'Tesori sepolti' di A.Marrucci-R. Nannoni)

Da qui, con un po' di spirito di avventura si può discendere verso valle fino ad incontrare il “Fosso cupo”, che dà origine ai famosi “Tre Conchini”, una serie di  caratteristici  pozzi modellati nella roccia, dallo scorrere dell'acqua. Ma volendo raggiungere il luogo molto più agevolmente, basterà risalire di nuovo verso la strada già percorsa all'andata e proseguire per circa 500 m, fino a trovare il bivio sulla sx, che in discesa ci porterà fino al torrente.


acqua alta 004Una volta a valle, ci troveremo davanti al punto dove il piccolo 'Fosso Cupo' si immette nell'Adio e dove potremo ammirare tanti caratteristici salti d'acqua tra le pozze scavate nelle rocce di serpentino. Da questo punto, proprio alla confluenza dei due corsi d'acqua, cercheremo un punto per attraversare e  risaliremo per qualche decina di metri lungo l'argine del torrente Adio, finché apparirà davanti a noi la fragorosa cascata detta 'dell’Acqua Alta', uno spettacolare salto d’acqua alto circa una decina di metri.
Proseguiamo la risalita del torrente, oltrepassando all'inizio, grandi rocce di serpentino che si trovano sulla nostra dx, per continuare a lambire piccole pozze d'acqua cristallina,  tra scenari incontaminati di rara bellezza. Attraverso una gola più stretta, nascosta dalle piante, arriviamo ad un altro singolare e conosciuto luogo: il “Pelago a martello”,  un grande pozzo d’acqua scavato dallo scorrere del torrente, dove in passato i pastori portavano a 'lavare'  il loro gregge prima della tosa estiva.

Ripartendo da qui (quota 247 m) proseguiremo per un sentiero subito a ridosso della sponda del torrente, da dove inizieremo la lunga e appassionante risalita verso il paese di Micciano. Potremo raggiungere, dopo circa 500 metri a quota 302 m , la “Rocca di Balacaia”, uno sperone roccioso da cui si gode una superba vista su tutta la valle.

Continuiamo il percorso di ritorno, attraversando  la conca sassosa della  'Sorgente Sulfurea',  un importante ed esteso sito di interesse geologico- minerario, che fino a pochi anni fa ha appassionato i ricercatori e i collezionisti di minerali.

La 'Sorgente Sulfurea' è una grande putizza che si estende per circa 200 m lungo il pendio, raggiungendo una larghezza di 40-60m. Il luogo ben riconoscibile per i radicali fenomeni di alterazione subiti dalle rocce e per l'elevata acidità del suolo che impedischi l'attecchimento della vegetazione, è caratterizzato da manifestazioni idrotermali e gassose con diffuse esalazioni di idrogeno solforato e anidride carbonica, che hanno determinato cospicui fenomeni di silicizzazione, con estese, se pur sottili, concrezioni di zolfo. Altre mineralizzazioni presente sono costituite da Antimonite, Quarzo, Barite, Blenda e Galena. (tratto da: Tesori Sepolti di A. Marrucci-R. Nannoni)

Proseguiamo ancora per lo stesso sentiero e dopo circa 450 metri, chiuderemo il nostro anello incontrando di nuovo la pista già percorsa.  Cammineremo per la stessa strada ancora per circa 1400 metri fino a raggiungere la nostra auto.
Non potremmo ripartire da questi luoghi, senza prima aver raggiunto a piedi, il viottolino che costeggia il cimitero di Micciano e che in poche decine di metri ci porterà allo spettacolare punto panoramico della  “Rupe di Micciano” localmente detta “Pizzo” o “Pinzo”, da cui si potrà godere di un panorama davvero  mozzafiato!

 

UN GRANCHIO NELL'ADIO
acqua alta 008Soffermandoci per qualche minuto a riposare vicino all'argine dell'Adio, abbiamo avuto la sorpresa di incontrare un insospettabile ospite del torrente. Si tratta di un simpatico granchio di acqua dolce (Potamon Fluviatile),un crostaceo che vive ormai nei pochi ambienti favorevoli, sugli argini di fiumi, ruscelli o fossati, trovando rifugio sotto le pietre dei corsi d'acqua e scavando negli argini delle gallerie profonde anche 1 metro. Si ciba di piccoli molluschi acquatici, anellidi, larve di insetti e piccoli insetti adulti e non disdegna nemmeno semi o ghiande. La sua attività si svolge soprattutto di notte spingendosi fuori dal suo ambiente acquatico finchè le sue branchie non cominciano ad asciugarsi. Il suo corpo ha un colore grigiastro-marrone con striature giallastre, occhi sporgenti sostenuti da un penducolo; 2 grandi chele grigio violacee utilizzate per difendersi e per predare. Le differenze che a prima vista ci fanno distinguere il granchio maschio dalla femmina sono date dal fatto che i maschi hanno solitamente la chela destra molto più sviluppata, inoltre le femmine hanno un sacco addominale per l'incubazione delle uova e il trasporto dei piccoli. I nemici si questi simpatici crostacei sono gli aironi, i gabbiani, spesso anche le cornacchie. Comunque, ci fa molto piacere sapere che un granchio può vivere anche fino a 10 anni!