MONTIONIe le cave di allume |
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DESCRIZIONE | ||||
Interessante percorso adatto a tutti, che attraverso i suggestivi boschi della Riserva interprovinciale di Montioni, ci condurrà alla ricerca delle antiche cave di allume, riscoperte e sfruttate in epoca napoleonica. Il Parco di Montioni è un’area protetta suddiviso tra le province di Grosseto e Livorno, con una superficie di oltre 7000 ettari, conosciuto soprattutto per le sue miniere di allume. L’intera superficie del parco è quasi completamente ricoperta da un’area boschiva che in passato ha garantito il legname e il carbone per i forni dove veniva cotto il minerale di allume e per le fonderie di Follonica. Prezioso anche per l’estrazione del sughero e per il ciocco d’erica, utilizzato per la produzione di pipe. Allungando lo sguardo sulla nostra sx, dietro la struttura dei vecchi forni, noteremo un pianoro che ospita un piccolo campo sportivo e dove, per volere di Elisa Bonaparte, vennero impiantate una serie di vigne coi più rinomati vitigni francesi. Proseguiamo ancora a fianco del torrente, scorgendo sulla dx l’elaborata struttura di un ponte che tramite una gora regolava l’acqua all’adiacente mulino, di cui sono visibili i resti. Il piccolo stabilimento termale ad uso della principessa Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, sfruttava le acque sulfuree che sgorgavano sul retro a circa 31° di temperatura. Lasciando dietro di noi le terme di Elisa, proseguiamo su un percorso che si fa sempre un po’ più ciottoloso che dopo circa 300 metri ci porta nei pressi di alcune grotte e cunicoli da dove veniva estratto il minerale di allume. Osserveremo a distanza, anche altre cave che si trovano più in profondità, protette da una recinzione metallica. (approf. Montioni e l’Allume) Dopo l’interessante visita, riprendiamo il cammino tra i sassi rossastri per raggiungere un percorso didattico che via via riporta i nomi di alcune essenze che incontriamo, descritti su dei cartellini ormai scoloriti. Proseguiremo su questa strada circondati da fitti cespugli di Cisto di Montpellier, che ci lasciano immaginare la loro bianca fioritura primaverile. |
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Ignorando una prima deviazione sulla sx, cammineremo fino a trovarne una seconda, sempre a sx, al culmine del rilievo, che ci servirà per raggiungere il vecchio podere e il suo speciale punto panoramico affacciato sul mare. Un' enorme quercia secolare un po’ ripiegata e i curiosi ruderi di un porcile, ci anticipano il podere che aggiriamo sulla dx per portarci fino alla vetta del poggetto. Passeremo accanto a un pozzo rotondo che forniva l’acqua all’adiacente lavatoio e proseguiamo fino al punto panoramico ricoperto da fitti cespugli di marruca. (Coord 42°59’57,7’’N 10°44’26,3’’E) Dopo la breve sosta, ristorati dall’affaccio che si apre inaspettatamente sul mare davanti a Piombino, dovremo ritornare indietro fino alla deviazione che ci ha condotto fin qui, per proseguire verso sx. |
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Ritorniamo nuovamente sul nostro percorso che ora in discesa, attraversa un fitto bosco di macchia mediterranea, fino a raggiungere un punto dove troveremo un incrocio (che supereremo nella medesima direzione approfittando di un’ampia apertura della recinzione a fianco al cancello) e da dove purtroppo, avrà inizio un ‘fondo chiuso’ che ci costringerà a camminare fiancheggiando per alcuni km, una rete metallica. Ci indirizziamo dritto davanti a noi sull’ampio camminamento affiancati sulla dx dalla vecchia recinzione (in direzione NO) e la seguiremo nella medesima direzione, ignorando un paio di attraversamenti; fino ad incontrarne un terzo, dove dovremo fare particolare attenzione. (Coord 43°01’11,2’’N 10°43’34,4’’) La cerreta mesoigrofila: con questo termine si definiscono le piante che vivono in suoli molto freschi, ma non propriamente umidi e paludosi; perciò le specie presenti in queste cerrete, diffuse nelle vicinanze di piccoli corsi d’acqua, grazie anche a suoli profondi e fertili, possono raggiungere dimensioni apprezzabili fino a sfiorare i 30 metri di altezza. Oltre al cerro, si può notare la presenza dell’acero campestre, carpino bianco, frassino meridionale, olmo e corniolo.
Andremo avanti, nella piacevole pianura ignorando le ultime indicazioni (per San Lorenzo) dirigendosi in direzione E, sempre affiancati sulla dx, dal Botro alle Lastre. Attraverseremo con piacere questa foresta caratteristica, attenti alle sue piante speciali, ai funghi, ai licheni e alle mille varietà dei muschi che la fanno sembrare incantata, fino a che raggiungeremo un punto, nelle vicinanze della S.P.19, in cui si avvertiranno in lontananza anche i rumori delle auto. Finalmente giunti sul Poggio Saracino, noteremo a sx, una vecchia struttura di legno per l’avvistamento degli animali selvatici, dove noi continueremo dritto scollinando, sul percorso verso l’area attrezzata sottostante delle antiche cave. |
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Dopo le immancabili foto, riprendiamo il cammino del ritorno, lambendo alcuni edifici che facevano parte del villaggio minerario, tra cui la ‘Palazzina della Direzione’, che custodiva all’interno una piccola chiesetta. Giungeremo infine alla piazzetta della cisterna, seminascosta dai cipressi che la contornano, fermandoci a interpretare le formelle sulla stele di marmo bianco, che celebrano l’operato di Elisa e la figura di Napoleone. Da questo punto proseguendo nella breve discesa, giungeremo nel piazzale dove ci aspettano le nostre auto e dove non è raro essere accolti da alcuni cinghiali semi-domestici, che sembrano salutare gli escursionisti.
Bella e interessante escursione, in un ambiente variegato e ricco di storia, ma che data la condizione dei sentieri e della relativa segnaletica, è sicuramente da percorrere con l’aiuto di cartografia o di tracce GPX. |
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