da Querceto alla Sassa
….di borgo in borgo camminando….
Coordinate punto di partenza
43°17'39.93"N 10°43'46.08"E
DESCRIZIONE
Arricchiamo con un altro segmento la nostra immaginaria traversata tra i luoghi più caratteristici della Val di Cecina, percorrendo il tratto che da Querceto ci porta all’antico borgo della Sassa.
Iniziamo con la visita al piccolo paese di Querceto percorrendo il viale alberato di cipressi secolari che conduce alla chiesa, da dove proseguiremo lungo le ordinate stradine in salita che lo attraversano. Ogni tanto ci soffermeremo negli spazi più aperti che mostrano gli estesi panorami affacciati sulla valli del Cecina e dello Sterza, per ritornare quindi ai piedi del borgo. (appeof. Querceto)
Volteremo decisamente a sx, dove inizia la stradina asfaltata del cimitero, che in costante discesa ci porterà facilmente fino alla SP 18 che collega Casino di Terra a Canneto.
Fin da subito apprezzeremo la bella campagna punteggiata da ordinati oliveti e vasti coltivi che sembrano spalancarsi davanti a noi e guardando dalla parte sx subito dopo aver lasciato il paese, ci apparirà la sagoma di un’ antica fonte racchiusa in una nicchia rivestita di mattoni.
Proseguendo ancora, gli olivi sembrano ricoprire ordinatamente le colline, confusi col fitto boschetto di cipressi che nasconde il cimitero. Sulla sx invece, ci apparirà il profilo del borgo di Querceto, disegnato in cima alla collinetta.
Continuiamo ancora la discesa lambendo qualche cascinale ristrutturato e poi, ancora colline, dolci, verdi e morbide colline, che talvolta si punteggiano del bianco affiorante dell’alabastro. Fino ad incrociare la strada provinciale dove volteremo a sx per un breve tratto.
Il borgo della Sassa in controluce sembra vigilare dall’alto sul nostro cammino, che nei pressi di una parete di calanchi grigiastri, ci farà abbandonare l’ asfaltata (43°17’28,4’’N-10°41’57,1’’E). Prenderemo sulla dx, la grande strada bianca che indica la vicina Faltona, un agglomerato rurale costruito sui resti di un antico sito risalente ai tempi degli Etruschi e attraverseremo il ponte sul torrente Sterza, ammirando le sue acque limpide tra gli altissimi pioppi che lo circondano.
Da qui in costante e continua salita proseguiremo percorrendo tutto il crinale, che continuamente ci mostra belle vedute sull’arroccato borgo della Sassa e sulla vallata dello Sterza.
Fino a che al bordo della strada sulla nostra dx, si apre all’improvviso un’ampia depressione dove l’erba che la ricopre contrasta il bianco luminoso delle pietre che emergono. Si tratta di una vecchia ed estesa cava di alabastro, in cui oggi pascolano tranquillamente greggi di pecore e i loro immancabili agguerriti cani, proprio dove una volta veniva prelevata la preziosa pietra che fino agli anni ‘70 ha fatto la ricchezza di Volterra e della Val di Cecina.
Proseguiamo ancora in salita, lambendo diversi cascinali ristrutturati, fino ad intravedere davanti a noi la sbarra che delimita la Riserva della Macchia della Magona.
Non appena raggiunta, dopo essersi soffermati per la lettura del pannello esplicativo che illustra i percorsi e le caratteristiche della Riserva, prenderemo poco più avanti sulla sx, il sentiero n. 5 bis: ‘Aia Vecchia-Carbonaione’ (43°16’15’’N-10°40’07,6’’E), che in circa 800 metri, immerso nella fitta macchia mediterranea, ci porterà fino al punto dove attraverseremo il piccolo scrosciante Botro della Canonica (43°15’54,8’’N-10°39’59,5’’E). Qui abbandoneremo il sentiero n. 5 per proseguire su di un altro percorso ben segnato che si dirige in direzione NE.
Ci portiamo oltre il facile guado e ci soffermiamo incuriositi dai ruderi delle mura dell’antica canonica ed esplorando il sottostante bosco, ci accorgiamo della presenza di altri mucchi di pietre squadrate e resti di costruzioni ormai completamente diroccate.
Proseguiremo sempre in salita costante circondati dal fitto del bosco fino ad un punto, a circa 300 metri dopo il guado del torrente, dove la vegetazione sembra diradarsi come per mettere in evidenza alcuni massi di calcare chiaro. Giungiamo così ad uno dei punti di maggior interesse e curiosità del nostro viaggio (43°15’57,7’’N-10°40’09’’E).
Con un po’ di emozione cerchiamo di liberare dalle foglie e dal muschio, il masso che si trova poco più in alto al lato del percorso e come per incanto ci appaiono evidenti i due affossamenti che ricordano vagamente l’impronta di due piedi! Si tratta del famoso Masso delle Orme di Cristo raccontato in una leggenda che vede protagonista San Pietro in fuga da Roma e dalle persecuzioni di Nerone verso i cristiani.
Con un po’ di emozione per essere riusciti finalmente a trovare il famoso sasso con le impronte, grazie anche al lodevole lavoro dei locali volontari, continueremo sempre in salita costante per lo stretto camminamento immerso nel bosco. Incroceremo poco più avanti un paio di sentieri provenienti da monte che ignoreremo, iniziando subito dopo a discendere nei pressi di una vecchia costruzione diruta. Da qui il sentiero si fa più grande fino a divenire una vera e propria carrareccia che scende decisa verso l’impluvio del Borro di Tiglio. Oltrepassato il piccolo fosso iniziamo di nuovo a salire fino in prossimità di una abitazione rurale, dove usciremo definitivamente dal bosco (43°15’55,3N-10°40’49,9’’E). Immettendoci sulla strada bianca, dopo qualche passo sulla dx, troveremo una recinzione che accoglie dei simpatici asinelli amiatini, quindi passeremo vicini ad alcune residenze, fino a ritrovare l’ asfaltata che conduce alla Sassa. La seguiremo voltando sulla dx, per circa 700m per spostarci successivamente su un percorso segnalato accanto alla stradina alberata di cipressi che porta al cimitero del borgo, che oltrepasseremo per rientrare subito dopo nel bosco. Dal campetto dietro al cimitero gettiamo lo sguardo verso il borgo arroccato che dominando sopra di noi, sembra indirizzarci verso il giusto cammino.
Proseguiamo ancora su un viottolo a tratti minacciato dai rovi ricresciuti, per arrivare a fiancheggiare un piccolo profondo fosso che corre tra i massi scoscesi e, dopo averlo attraversato continueremo sempre in salita fino a sbucare alle prime strutture del paese. (approf. La Sassa)
Con piacere ci accorgiamo che il piccolo camminamento è stato recentemente ripulito dai volontari del paese, che hanno provveduto a togliere gran parte degli oggetti che in tempi non troppo lontani venivano discaricati direttamente giù dalle abitazioni.
Continuando nella stessa direzione in breve tempo ci troveremo alle prime case del paese che attraverseremo percorrendo le piccole stradine che a tratti si affacciano su spettacolari panorami sulla vallata. Impossibile non soffermarsi per una breve visita al borgo a scuriosare tra le viuzze sinuose, notando fin da subito la perfetta omogeneità delle strutture delle abitazioni in pietra che si susseguono. Talvolta alcune costruzioni appaiono inglobate negli speroni di roccia, abbellite da graziose fioriture che ne ingentiliscono l’aspetto. Raggiungiamo la chiesa dedicata a San Martino, la bella torre quadrangolare risalente al 1100 e poi di nuovo nella piccola piazza interrotta da un antico pozzo ricoperto da un vetro e da un fontanile ristrutturato. Mentre qualche bel gattone ci spia dalle finestre fiorite che si affacciano sui vicoli, ci soffermiamo al piccolo Oratorio del Redentore incuriositi dalla storia della sua statua miracolosa.
L’aria accogliente del borgo e i bei panorami sulla vallata, ci inviterebbero a trattenerci ancora, ma la fatica per la lunga traversata che abbiamo compiuto, comincia a farsi sentire. Mentre ci organizziamo per il ritorno, ripercorriamo col pensiero i tratti più significativi del nostro viaggio che ci ha permesso di raggiungere e scoprire due piccoli paesi che si affacciano di fronte sulla stessa vallata, come per raccontarsi la loro storia.