Macchia al toro - Cugnano e Rocchette |
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10.5 km, n/a |
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Galleria foto 21 immagini
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DESCRIZIONE Situati a sud ovest delle Cornate, oltre la Valle dell’Alto Pavone, nella splendida estensione boscosa che scivola dolcemente verso il mare, i ruderi di questi 2 castelli ci raccontano la storia mineraria della zona, legata alla ricerca di metalli come ferro e piombo, ma anche rame e argento utili per la monetizzazione. Oggi rappresentano due perle che arricchiscono la Macchia al Toro, all’interno del Parco delle Colline Metallifere, caratterizzata da una ridotta antropizzazione e da un allevamento di bovini di razza 'Maremmana' che pascolano allo stato brado. Tutto l’ambiente si presenta estremamente naturale e selvaggio, tra pascoli e boschi di alto fusto, che nella parte più bassa si alternano alla Macchia Mediterranea. Abbiamo scelto di iniziare il nostro percorso in prossimità del podere “Malfatto” che ospita anche le strutture per l’allevamento dei grandi bovini. Il luogo si può raggiungere dalla sr 439 prendendo la deviazione sulla dx, (provenendo da Castelnuovo V.C.) che indica “Azienda Filetto”. Percorsa l’ampia strada bianca per circa 1,5 km, poco dopo aver superato il secondo podere che si incontra lasceremo l’auto in uno slargo ai margini della carreggiata (coord.43°07'16,1"N 10°54'38,3"E ) ed inizieremo il cammino seguendo il sentiero n20 (sentieristica 'Colline Metallifere'), che si stacca dalla strada bianca e si dirige verso NW lungo una recinzione. Ben presto si aprono davanti a noi, ai margini del bosco, ampie strisce di pascolo intervallate da grandi querce che ci accompagneranno nella prima parte del nostro cammino. Sempre seguendo i riferimenti bianco/rossi inizieremo a scendere di quota lungo questi vasti spazi, fino ad entrare definitivamente nel bosco assaporandone a pieno il fascino silenzioso. Ben presto dopo aver percorso circa 1,6 km sbucheremo in una curatissima strada bianca in località “Pian dei Frati”, dove svolteremo verso sx, seguendo la segnaletica. Cammineremo sulla breccia bianca in un ambiente incantato, costeggiando un profondo impluvio, fino ad arrivare in prossimità dei ruderi di “Cugnano”. (2,3 km totali dalla partenza). Ci portiamo in cima alla collinetta per una doverosa visita, in mezzo a vecchie mura, che celano al loro interno i numerosi ambienti della fortificazione, dove non è raro trovare interessanti frammenti di scorie dovute alla lavorazione dei metalli. (Appr:I castelli minerari) Ultimata l’interessante visita, torneremo alla piccola stradina e la percorreremo nella medesima direzione iniziando a salire leggermente supereremo sulla nostra dx il rudere del vecchio podere che prese il nome dal castello, e dopo ancora 800 metri , in prossimità di un grande cancello di legno, ci ritroviamo ad un crocevia, dove attraverseremo la stradina di fronte e proseguiremo nella direzione da cui siamo venuti, seguendo questa volta il sent.17. Qui il bosco cambia il suo aspetto, gli alti cerri secolari, lasciano il posto ad ombrosi e floridi lecci, intervallati lungo il tragitto da stupendi esemplari di erica arborea. Dopo aver percorso circa 600 m. del sentiero 17 dall’ultimo incrocio, faremo attenzione sulla nostra dx ai cartelli di legno ed ad un piccolo rudimentale cancello, da dove devieremo per poche decine di metri lungo il sentiero che ci porta ai resti del vecchio castello di “Rocchette”. Tra i ruderi delle sue mura, purtroppo colonizzate dalle ginestre, potremo ancora notare in lontananza degli avvallamenti concentrici che servivano per scavare il minerale d’argento, ma soprattutto potremo spaziare con lo sguardo sul superbo panorama che tra il verde intenso delle colline, arriva fino al mare. Tornati sulla strada bianca, ci incammineremo di nuovo nella stessa direzione, per percorrere ancora un km, fino a raggiungere un ennesimo incrocio. Da qui volendo seguire nel dettaglio il sentiero 17 dovremmo abbandonare la strada e seguire sulla dx i segni che indicano questo percorso; se invece per motivi di tempo, volessimo scorciare di circa 3 km seguiremo ancora la strada che lambisce vecchi campi disseminati di grandi piante d’olivo ormai inselvatichite, fino a incontrare sulla nostra sx, un vecchio casolare detto “Palazzetta”. Possiamo apprezzare la piacevolezza della campagna ancora selvaggia, tra gli ampi pascoli circondati da una vegetazione particolarmente rigogliosa. Salendo ora in discreto dislivello, in prossimità di un ampio crocevia, (coor 43°06'01,6"N 10°53'36,9"E) incontriamo di nuovo un’altra strada, che incrocia se il sentiero 17, che prima avevamo ignorato e che proprio in questo punto prende il numero del sentiero 1. Svoltato a sx sempre in costante salita, continueremo su comoda strada bianca per ulteriori km 1,9 fino ad arrivare in prossimità di un edificio bianco denominato “Le Piane”, da dove proseguiremo a sx sul sentiero n° 1 che lambisce l’edificio. Subito dopo lasceremo questo sentiero per seguire il n. 9, che con una ripida salita ci conduce alla sommità di un colle in un ampio pianoro adibito a pascolo. Per continuare sarà necessario superare l’ennesima recinzione del bestiame servendosi degli appositi passaggi predisposti. Per tutto il restante cammino saremmo attratti, oltre dalle belle vedute sulla parte alta di Massa Marittima e dai numerosi ciottoli di “calcare cavernoso”, che caratterizza l’intera zona e che cattureranno la nostra attenzione . Ultimata quasi la salita, percorreremo in piano l'ultimo tratto di questo cammino, passando accanto ad un grande recinto che ospita numerosi vitellini 'Maremmani'. (Appr:I bovini maremmani) Riguadagnata la strada principale, ci troveremo praticamente di fronte alla nostra auto concludendo questo itinerario così interessante e inconsueto. Se avessimo ancora un pò di tempo disponibile, sarebbe interessante proseguire la nostra escursione con una visita alla piccola chiesetta di Santa Croce, che si trova nei paraggi. Riprenderemo l’auto e tornando sulla strada regionale, sarà sufficiente spostarsi di un paio di centinaia di metri in direzione Monterotondo-Castelnuovo, fino all’ampio piazzale di parcheggio sulla dx della carreggiata (coor 43°07'36,3 N 10°55'23,9"E), dove lasceremo l’auto. Imboccheremo la mulattiera indicata da un vecchio cartello che in poco più di 1,5 chilometri, al culmine di una ripida e ciottolosa salita in mezzo a un bosco fitto di lecci, ci condurrà fino davanti all' edificio religioso. La chiesetta risalente al XIII° secolo ospitò i monaci eremiti dell’ordine Agostiniano della Maremma. E’ interamente edificata con robuste pietre calcaree disposte a filaretto e si presenta semplice e sobria, con le sue essenziali linee tardo romaniche immersa nel fitto di un bellissimo bosco di lecci, in un’atmosfera di mistica meditazione. (Appr: Chiesetta S.Croce)
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