DESCRIZIONE
Descrizione itinerario
Per chi sostiene che d’estate dalle nostre parti non si possa camminare, ecco una valida risposta e un’alternativa che propone escursioni notturne, serali e avventurose risalite in alveo nei tanti corsi d’acqua della nostra zona. Questa specialità del trekking comporta la risalita più o meno difficoltosa di fiumi e torrenti in regime di bassa portata, camminando nelle fresche acque che talvolta raggiungono la cintura..... e il nostro zaino. Tutto questo è piacevolissimo e oltre a permetterci di conoscere anche i più remoti angoli dei nostri corsi d'acqua, ci permette di gustarci uno scenario e un ambiente davvero interessante e inconsueto.
Per la risalita del Pavone, abbiamo scelto di partire dal punto della sua confluenza col Cecina: “le Bocche del Pavone”. (appr. Il Pavone, curiosità)
Arrivando dalla strada comunale di Lanciaia, lasceremo l’auto nelle vicinanze della sbarra dell’ingresso dell’Oasi di Berignone, passando accanto ai poderi San Sisto e Bruciano. (43 17 58,1 N 10 56 36,2 E alt.266) Scendermo quindi lungo la stradina bianca che si inoltra all’interno del versante sud-est della Riserva e dopo circa 1km e400m, supereremo alcuni campi che vengono coltivati per il sostentamento della fauna selvatica, per giungere in breve tempo, sempre in discesa, sul greto del fiume Cecina e il suo affluente Pavone, dove è ancora possibile osservare i ruderi del vecchio mulino di Bruciano, seminascosto dalla vegetazione. (appr. Il Mulino)
Svoltando nell’alveo verso destra inizieremo così la risalita del Pavone. Saranno indispensabili calzature trekking da poter liberamente immergere nell’acqua e gli immancabili e comodissimi bastoncini.
Questo primo tratto ci permetterà una comoda e piacevole risalita, immersi in una fresca vegetazione per lo più costituita da ontani neri. Percorsi un paio di chilometri di cammino nel fiume, cominceremo a intravedere i resti della struttura di ripresa del mulino (steccaia), che una volta serviva a convogliare il flusso dell’acqua tramite un “gorile” verso il mulino stesso. Nei paraggi si possono anche notare delle curiose pieghe geologiche che ci mostrano le evidenti stratigrafie del terreno superficiale. Proseguendo il nostro cammino, il corso del Pavone si farà sempre meno lineare; sinuose curve e maestose frane di gabbro ci introducono nella parte più bella e selvaggia del torrente, dove l’acqua si fa largo tra giganteschi massi e insenature create dai grandi costoni di roccia ofiolitica caratteristica di tutta la zona. Al km 4,2 di risalita (43 16 44,3 N 10 56 39,1 E ), con un po’ di attenzione potremmo intravedere sulla nostra sx lo sbocco della lunga galleria di scolo delle antiche miniere di rame, dalla quale continua a sgorgare un copioso rigagnolo d’acqua. Continueremo il nostro cammino per poco meno di un chilometro, fino agiungere in prossimità delle antiche strutture della miniera di rame di Montecastelli e usciremo dall’alveo del torrente, per poter curiosare tra rovine dei vecchi e numerosi edifici. Proseguendo ancora il cammino, lasceremo la parte più selvaggia e spettacolare del Pavone, ma incontreremo ancora magnifici tonfi d’acqua cristallina, incastonati in una folta vegetazione tra imponenti rocce grigie. Questi luoghi costituiscono meta per molti turisti alla ricerca di un posto speciale dove poter gustare in solitudine una giornata immersa nella natura. A circa 500/600 metri a monte della miniera, avremmo modo di vedere un’altra ripresa, servita a convogliare acqua per le necessità operative della miniera. La stessa acqua che serviva per i macchinari e le necessità della miniera stessa, veniva sfruttata più a valle per il funzionamento del mulino! Al km 7 di risalita, si incrocia il passaggio del vecchio sentiero “8 bis” proveniente dalla Pieve di San Dalmazio, che risale poi verso la strada di Sorripi. (Questo sentiero viene usato come percorso per compiere l’anello della Rocca di Sillano, descritto nel nostro percorso “Il Pavone e le sue magie”).
Superato il “Pozzo delle Mandrie", come viene chiamato il grande tonfo d’acqua dove si interseca il sentiero, proseguiamo il cammino incontrando ancora magnifici tonfi d’acqua dai riflessi colorati, su cui sovrastano imponenti pareti di calcare arenaceo, che spiccano tra la vegetazione con la loro contrastante colorazione gialla. Alle nostre spalle invece, possiamo intravedere in lontananza, la solenne presenza della Rocca di Sillano, che vista da qui, pare essere ancora più imponente e massiccia.
Concluderemo il nostro cammino giungendo agli archi dell'ottocentesco ponte sulla strada provinciale che porta a Montecastelli, dopo aver percorso complessivamente poco più di 10 chilometri in mezzo al selvaggio e spettacolare ambiente del nostro torrente Pavone, giustamente ritenuto uno dei corsi d'acqua più belli e caratteristici di tutta la Toscana.
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