Dopo la breve visita e le tante curiosità che ci ha regalato la storia di Travale, lasciamo il borgo, ritornando in direzione del cimitero, per voltare a sx nella discesa verso la ‘Strada Comunale delle Lame’.
Proseguiremo piacevolmente sulla piccola via asfaltata, attratti dal panorama delle colline, che in questo periodo appaiono qua e là imbiancate dalla fioritura dei numerosi ciliegi selvatici, finché sempre, costantemente in discesa giungeremo a intravedere di nuovo brevi tratti del fiume Cecina, fino ad attraversarne il ponte e iniziare a risalire.
Da questo punto il percorso diventerà una semplice strada imbrecciata e malgrado qualche tornante, ci farà di nuovo scoprire altri superbi affacci sul borgo di Travale, mentre sul fianco destro della collina, alcuni torrentelli scendono vorticosamente tra le pietre, fino a tuffarsi nel Cecina.
Raggiungeremo così il piccolo agglomerato rurale di ‘Casa al Fango’, che supereremo e sempre in leggera, costante salita, arriveremo a intravedere sulla nostra sx, tratti di vecchie mura, ormai nascoste dalla vegetazione, che ci faranno giungere all’accesso di una piccola chiesa settecentesca, dove ci fermeremo per una breve pausa ristoro, attratti da questo posto un po’ speciale.
Ripartiamo da qui e attraversando di nuovo un piccolo torrente zampillante, ci lasciamo guidare da alcuni vecchi cartelli di legno che indicano ‘Casalpero’-Brezzano’, per raggiungere a breve un altro villaggio rurale dove proseguiremo finché non individueremo un nuovo incrocio.
Qui imboccheremo la via che prosegue sulla nostra dx, portandoci verso un vecchio podere, circondato da disordinati capanni barcollanti, fino a individuare a sx, un percorso interdetto da una catena, che continua nel bosco. A tratti, ci appariranno i lontani panorami che ci mostrano fino alla zona del Casentino, che in questo periodo appare imbiancata di neve; ma ben presto il nostro viottolo si restringerà a causa delle alte ginestre cresciute rigogliosamente e dovremo prestare la massima attenzione per individuare la strada giusta.
Oltre ad avvalersi del supporto delle indispensabili mappe, troveremo un piccolo aiuto, anche osservando il flebile strato di breccia di roccia serpentina, che una volta ricopriva il sentiero, che rimane quasi sempre visibile anche tra la vegetazione. Dopo alcune centinaia di metri il percorso diventerà più agibile e lo seguiremo in direzione della zona del podere Cetinelle, finché giunti nei pressi di un pelago seminascosto dai salici e di un edificio di supporto all’acquedotto (che troveremo sulla nostra dx), volteremo decisamente dalla parte opposta. Qui superando una catena che interdice il traffico ci indirizzeremo verso il Capanno dei Partigiani. Nonostante la costante salita, attraverseremo con piacere un bellissimo bosco di cerri particolarmente alti, che ci accompagneranno fino davanti al piazzale, dove sarà d’obbligo una sosta per l’immancabile visita ai cippi e ai luoghi dei partigiani.
Proseguendo oltre la fontanella al bordo del grande spazio attrezzato, inizieremo a scendere sulla comoda carrareccia immersa tra i sontuosi boschi della Carlina, che con la presenza di piccoli ruscelli e numerose sorgenti ci ricorda la ricchezza d’acqua di questa zona. Continuiamo in direzione del ‘Podere Quercete’, che lambiremo voltando sulla sx e dove poco più avanti inizieremo a notare lungo tutto il percorso, un’area recintata adibita all’allevamento dei cinghiali a scopo faunistico venatorio. Sempre sul lato destro della via, la zona sbarrata continuerà, oltrepassando anche l’agriturismo di Porcignano e ci accompagnerà per buona parte del tragitto di ritorno. Ci rammarichiamo un po’ perché nella parte terminale, costeggeremo delle interessanti, gigantesche, grotte calcaree seminascoste dalla vegetazione, che purtroppo rimangono racchiuse e interdette dalla rete, ma che sicuramente potrebbero rappresentare un ulteriore arricchimento a questo già interessante percorso!
Doveroso segnalare inoltre che nella sottile striscia di bosco sulla nostra sx che ci divide dal fiume, sono presenti, anche se inghiottiti dalla fitta vegetazione e male individuabili, alcuni resti delle antiche terme delle Galleraie e le opere di ripresa delle acque termali. Data però la precaria situazione in cui si trovano ne sconsigliamo vivamente la visita, augurandoci magari che un giorno, qualcuno, amante della storia e del passato di questo territorio, con un po’ di buona volontà possa fare in modo di riportarle alla luce, dando a questi luoghi anche la possibilità di essere visitati!
Galleraie
Le acque termali delle Galleraie, descritte per la prima volta nel 1723, erano probabilmente conosciute fin dall’epoca etrusca e si potrebbe ipotizzare in antichità, la presenza di edifici e alcuni bagni, testimoniati dai resti di mura e tratti di condotti. La struttura termale fu in seguito ripristinata dal conte Bulgarini d'Elci, nel 1862, con la costruzione di un nuovo complesso alberghiero e un impianto termale suddiviso in vasche di marmo per i benestanti e altre vasche di balneazione comuni per la popolazione. Fu realizzata anche una chiesetta, una stazione per i cavalli e una per le carrozze. Un altro tentativo di riapertura delle terme fu nell'anno 1987 con la costruzione di nuovi impianti ed edifici, oggi purtroppo in completo abbandono. Le acque delle Galleraie, solfato-bicarbonato-calciche, sgorgavano a una temperatura di circa 29°, da 5 diverse sorgenti, da sempre conosciute soprattutto per le terapie e le cure osteo-articolari a base di fanghi, balneazioni e inalazioni, ma anticamente venivano sfruttate anche per la produzione di zolfo, allume, boro e vetriolo.
Raggiungeremo quindi le nostre auto nei pressi del guado del Cecina per concludere il nostro percorso, impregnato di storia e ricco di meraviglie naturalistiche, avvolto nel fascino della memoria partigiana e dei luoghi che hanno segnato e scritto la nostra recente storia. Una terra, a volte dolce a volte un po’ selvaggia, che sicuramente mostra una grande opportunità per uno sviluppo turistico sostenibile, rivolto agli amanti della natura e a chi come noi, è sempre alla ricerca dei piccoli-grandi valori da vivere in simbiosi col nostro amato territorio.