DESCRIZIONE
Decidendo di fare un giro fuori da queslli tradizionali della Val di Cecina, abbiamo pensato di andare a percorrere un itinerario conosciuto ed apprezzato anche da diverse guide specializzate, che si trova nel comune di Montaione nei pressi del piccolo borgo di Iano.
Il percorso ad anello, si presenta molto semplice e privo di difficoltà e si sviluppa in poco più di una decina di km.
Noi, per comodità e per consiglio di un carissimo amico che abita da quelle parti, abbiamo iniziato la nostra escursione poco prima di San Vivaldo, parcheggiando l’auto nei pressi dell’ abitazione rurale denominata San Leonardo (43°30’42,2”N 10°54’03,6E), dove è anche apposto un apposito cartello esplicativo. Il nostro sentiero sarà contraddistinto dal numero 4, riportato scrupolosamente sui segni bianchi e rossi che ci accompagnano durante tutto il percorso. Anche se non ci sono grosse difficoltà di orientamento, sarà comunque opportuno prestare attenzione alla segnaleticai, dato che in tutta la zona sono presenti un’ infinità di stradine e di sentieri boschivi che si intersecano tra di loro.
Ci incammineremo sulla stradina sterrata che si presenta oltre una sbarra che scavalcheremo, iniziando fin da subito a scendere leggerment. Da qui a breve lambiremo una vecchia fonte ombreggiata da un enorme leccio secolare, per proseguire costeggiando una striscia di coltivo ai margini del bosco, sempre continuando il cammino in direzione O/SO.
Pressoché in assenza di dislivello giungeremo dopo aver percorso circa 2,2 km ad un grande piazzale di breccia bianca, adibito a parcheggio per i visitatori del santuario. Percorreremo la piccola e curata stradina bianca in leggera discesa a fianco del parcheggio, fino a passare davanti ad un’ area attrezzata per ristoro- picnic. Subito dopo, risalendo il percorso delimitato da una staccionata di legno, comparirà davanti a noi la graziosa e sobria chiesetta, incastonata tra le fronde di lecci rigogliosi.
Il piccolo edificio religioso, intitolato al culto dei Santi Andrea e Agata della Pietra, edificato come oratorio nel secolo IV°, venne arricchito in seguito con un pregevole dipinto raffigurante una Madonna col Bambino che tiene una mela, attribuito a Bartolo di Fredi allievo di Simone Martini. Realizzato nel XVI° secolo, su tavola 50x70, certamente proveniente dalla diruta 'Chiesa della Pietra'. L'edificio religioso più volte restaurato e ampliato, nel 1988 è stato consacrato a Santuario per la fervida devozione degli abitanti della zona verso la Madonna. Considerato di notevole valore, nel 2017 il quadro originale della Madonna della Pietra, venne collocato nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Volterra e l'anno successivo le devote popolazioni della zona, fecero realizzare una fedele copia del dipinto che venne collocato nel piccolo santuario.
Tutto intorno, sulla collinetta adiacente si scorgono tra la vegetazione i resti dell’antico castello e all’interno di quella che fu un tempo una cisterna, si può ammirare un curato presepe permanente.
Poco più avanti il salto roccioso della “Pietrina”, ci mostrerà un sorprendente e inaspettato affaccio sul panorama che domina sulla sconfinata armonia delle colline del Volterrano e della Valle dell’Era.
Tornando indietro, discendendo la piccola stradina in prossimità dell’area ristoro, svolteremo a sx per il piccolo sentiero in parte delimitato da una corda fissa, per poter visitare la conosciutissima “Falesia della Pietrina”, apprezzata dagli appassionati d’arrampicata che amano cimentarsi nella decina di vie a disposizione, disseminate sull’ampio e strapiombante costone di roccia, che riporta il nome e i gradi di difficoltà.
Questa roccia sedimentaria, piacevole da toccare e da vedere con il suo colore rosato cristallino è chiamata “Verrucano”, nome che deriva dal Monte Verruca (Monti Pisani), dove si trova in vasti affioramenti. Si tratta di un conglomerato molto compatto costituito da quarzo, feldspati, scisti, con cemento siliceo-ferruginoso, formatosi da 250 a 210 milioni di anni fa nel Permiano Superiore - Triassico Medio Superiore.
Ritornati all’ampio piazzale del parcheggio, svoltando a sx per la ripida strada asfaltata, inizieremo una lunga discesa sullo stretto nastro d’asfalto contornato da un bel bosco di essenze mediterranee dove predominano numerosi corbezzoli, particolarmente ricchi di frutti.
Scenderemo ancora e oltrepassato l’incrocio per l’abitato di Palagio, in prossimità di una curva a gomito nei pressi della Villa California, ci sorprenderà la vista di una bellissima pianta monumentale. Una gigantesca, vigorosa e millenaria Roverella (Quercus Pubescens), alta oltre 15 metri con un enorme tronco, la cui circonferenza sfiora i quattro metri. Continuiamo il cammino sotto vecchi alberi di meli che costeggiano la nostra strada, oltrepassando un interessante affioramento di rocce dai riflessi rossastri risalente al Carbonifero- Fossilifero, chiamato “Sorgente Acqua Rossa".
Queste formazioni risalenti al Paleozoico, sono rappresentate da scisti del Cabonifero, considerate le rocce mineralizzate più antiche della regione Toscana.
Poco dopo giungeremo sulla strada principale che porterebbe a sx a Villa Magna e a dx a Iano, piccolo e curato borgo che raggiungeremo in poco più di 1 km.
Il cammino sicuramente meno apprezzabile, da effettuare sulla strada asfaltata, sarà ampiamente ripagato dalle curiosità che ci offre questo piccolo paese che si snoda sulla stretta via con le sue casette di sapore medievale, fatte di mattoni e travertino, materiali di cui è ricca la zona.
Infatti tutta l’area intorno al borgo, è stata in passato di estrema importanza dal punto di vista geologico e minerario, come l’attività estrattiva del Cinabro, filoni di Onice, banchi di Travertino, cave di Marmo Verde Serpentino, Terre gialle ecc, che hanno arricchito queste zone fino agli anni ’80.
Uscendo dal paese continueremo nella stessa direzione, per ulteriori 500 metri, facendo attenzione sulla dx al piccolo cartello sentieristico che ci indica il proseguo del sentiero n4 del nostro anello. Iniziamo da subito a salire lungo stretta carrareccia nel mezzo al bosco, percorrendo il versante nordoccidentale del Poggio Spadone (425m), lambendo Pian delle Querci. Proseguiamo nella solita direzione, sempre stando attenti alla segnaletica ed al numero del percorso (4) e dopo un ulteriore chilometro, oltrepassato un bel castagneto, giungeremo alla strada asfaltata che conduce a San Vivaldo. Volteremo a dx e in poche centinaia di metri saremo alla nostra auto.
Con un po’ di tempo a disposizione, spostandoci con l’auto per un breve tratto, potremmo visitare San Vivaldo, un interessante complesso francescano fatto di piccoli templi e cappelle immerse tra il fitto dei boschi, dove la natura, la storia e la religione convivono in mistici equilibri. Il sito riconosciuto monumento nazionale, è chiamato “Gerusalemme di Toscana” perché riproduce in scala ridotta e con la stessa ubicazione astrale, i luoghi della Città Santa e della passione di Cristo, come ci ricordano i bei bassorilievi in terracotta policroma all’interno di ogni cappella.
Tutto è sorto nel IV°secolo, nei luoghi dove il beato Vivaldo Stricchi da San Gimignano, visse una vita da eremita e di preghiera rifugiato all’interno del tronco di un grande castagno. Dopo la sua morte infatti, nel posto del grande castagno, venne costruita una chiesetta che passò ai frati Francescani, i quali nel 1497 con l’aiuto della popolazione, edificarono un monastero. In seguito, dal 1500 al 1515 venne realizzato il “Sacro Monte” che contava una trentina di piccole cappelle. Oggi ne rimangono 17 e possono essere visitate, godendoci questi luoghi che sanno regalarci la serenità e la tranquillità di un’esperienza unica.
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