La Valle del Pavone e i suoi tesori |
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10.3 km, 04:13:52 |
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Galleria foto 30 immagini
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DESCRIZIONE La preziosa Valle del Pavone: straordinario anello di interesse storico, minerario e naturalistico. Torrente Pavone, Rocca Sillana, Vecchie Miniere di rame, Grotte Fiorentine. Per iniziare questo questo affascinante percorso di grande valore naturalistico intorno al torrente Pavone e a tutte le meraviglie che lo circondano, occorre lasciare l’auto sulla piazzola adiacente la strada provinciale 17, in prossimità del bivio per il borgo di Montecastelli Pisano, dopo aver superato le caratteristiche curve coperte scavate nella roccia (per chi proviene da S. Dalmazio). (Approf: Montecastelli) Qui troviamo anche i cartelli della segnaletica ufficiale e partiremo da una quota di 362 m slm iniziando a scendere per una vecchia carrareccia, in fondo alla quale, svoltando a sinistra possiamo imboccare il sentiero che costeggia una suggestiva falesia di roccia di calcare arenaceo, attrezzata per l'arrampicata e frequentata dagli amanti del free climbing. Continuando la nostra discesa, dopo appena 300 mt dalla partenza, svoltiamo a destra e costeggiando il bordo di un campo, entriamo in una pineta di pini impiantati, che sfidano da tempo l’ostilità di un terreno aspro e inospitale, formato per lo più da rocce ofiolitiche. Durante la discesa, gli ampi spazi di visuale concessi dalle piante, ci lasciano modo di ammirare la maestosità della Rocca Sillana, il massiccio fortilizio risalente al X secolo, che si affaccia dominando sull'aspra e selvaggia valle, caratterizzata da dirupi rocciosi e gole che serpeggiano lungo tutto il corso del Pavone. Si scorge anche la presenza di due residenze rurali:Vivaio e Le Cetine (che una volta ospitava gli uffici della miniera) rispettivamente arroccate una sulla sponda destra e l’altra sulla sponda sinistra, che come due guardiani, sembrano vigilare in silenzio il corso del torrente. Dopo circa un chilometro e molte soste per scattare ed osservare, si arriva sul greto del Pavone, in prossimità del Pozzo Verde o Pozzo delle Mandrie, presumibilmente chiamato così per il colore del riflesso delle sue acque e per l’antico utilizzo del lavaggio del bestiame. Una volta guadato il corso d’acqua, iniziamo a risalire il ripido sentiero che conduce ai piedi delle maestose pareti di calcare giallo ocra, scavate e modellate come vere sculture. (Data la non impeccabile segnatura del sentiero, si consiglia di seguire come riferimento il tracciato della linea elettrica più piccola, che ci porterà dritto all’intersezione di due sentieri ben distinti). Opzione prima: dal podere Vivaio, si può seguire un sentiero non segnalato ufficialmente, ma abbastanza battuto e molto suggestivo, imboccando sulla destra il viottolo pianeggiante che a mezza costa discende verso il Pavone fino al podere, regalandoci ad ogni passo l’emozione di un paesaggio straordinario di tutta la stretta vallATA. Giunti al podere, imbocchiamo la stradina bianca che mantenendo sempre la destra, all' incrocio successivo ci condurrà dritti alla strada comunale di Lanciaia e solo dopo poche decine di metri di asfalto, vedremo sulla destra l’indicazione per la Rocca Sillana. Da qui inizieremo a percorrere la ripida salita della strada bianca che ci porterà al percorso appositamente adibito per i visitatori del maestoso monumento. Opzione seconda: sentiero ufficiale con passaggio e visita ai resti dell'antica pieve di san Giovanni Battista, un singolare monumento religioso in stile romanico-normanno. Continuando ancora per la comunale di Lanciaia incontreremo sulla destra l’indicazione per la Rocca Sillana e la strada bianca in salita ci condurrà fino al percorso per i visitatori. (Approf: Rocca Sillana e Pieve S.Giovanni)
Giunti alla sommità a quota 530 m slm, la fatica e gli sforzi saranno sicuramente ripagati da una superba vista panoramica e, se programmata, da un' interessante visita al celebre monumento recentemente ristrutturato e coinvolto in numerose iniziative culturali che prevedono appuntamenti musicali o incontri con personaggi del mondo della letteratura, del giornalismo e della scienza. Una volta terminata la visita e ristorati dalla piacevole sosta, continueremo il nostro avvincente viaggio, discendendo fino a quota 219 mt dove scorre il torrente Pavone. Imboccheremo il sentiero in discesa dietro la Rocca, poco dopo i servizi igienici, passando sotto la grande porta Porta Volterrana, antico accesso posteriore alla fortezza, attraversando un fitto ed ombroso bosco di lecci e pini che ci accompagneranno per gran parte della discesa verso il corso d’acqua. Nel punto in cui il nostro sentiero in discesa, incrocia una vecchia strada carraia, svolteremo a destra percorrendola per alcune centinaia di metri. Ci soffermeremo doverosamente ad ammirare e fotografare la selvaggia, spettacolare valle scavata dal fiume con i suoi canaloni e le imponenti frane causate dall'erosione dei ripidi fianchi sassosi, custodi di preziosi minerali, come l'aragonite e l'idromagnesite.(Approf.: Aragonite e Idromagnesite ) A questo punto dobbiamo prestare molta attenzione per non sbagliare direzione alla diramazione successiva e dovremmo tenere la sinistra in leggera discesa, dopo un passaggio un po' più impegnativo. Discenderemo lungo un fresco bosco di lecci fino ad arrivare sul greto del fiume, attraversando il quale inizieremo a scorgere i resti dei numerosi edifici diroccati delle vecchie miniere di rame, che hanno reso questa zona preziosa e contesa, fino al XIX secolo, quando furono definitivamente chiuse per esaurimento del filone cuprifero. (Approf. Miniera del Pavone). Ultimata la visita ai ruderi del vecchio sito minerario, si dovrà iniziare di nuovo a risalire. Abbandoneremo il percorso ufficiale per poterci gustare ancora, angoli di suggestiva bellezza, perciò seguiremo il corso del torrente e un vecchio sentiero di cacciatori e boscaioli prestando bene attenzione poiché il percorso è privo di segnaletica. Seguiremo il greto del Pavone per circa 1 Km, stando attenti a individuare l’imbocco del viottolo sull’argine del torrente, in un punto preciso che si trova sulla destra dopo una grande ansa (coord 43°16’04,4”N 10°56’40” E). Si imbocca il sentiero entrando nel fitto bosco e nella solita pineta di pini stenti e caparbi, abbarbicati su un terreno aspro e ostile. Salendo, possiamo godere ancora di suggestivi scorci sulla profonda valle e, con un po' di fortuna potremmo avvistare anche gruppi di mufloni. Teniamo sempre la sinistra fino al punto in cui si scollina per immetterci in una carrareccia voltando verso destra e che in poche centinaia di metri ci condurrà nel grande 'Campo dei Tromboni', così chiamato perché all'inizio della primavera si ammanta di giallo per le fioriture che ci offrono questi bei fiori. Uno spettacolo da goderci in silenzio e con attenzione, perché non è raro poter scorgere gruppi di mufloni e caprioli al pascolo anche in pieno giorno. Continuando a costeggiare il margine dx del campo chiudiamo l’anello in prossimità delle pareti chiodate da cui abbiamo iniziato il percorso. Ma il viaggio non è ancora terminato!!! Ancora un po' di fatica, ripagata sicuramente dalle tante spettacolari sorprese che ci offre questa zona. Percorrendo di nuovo parte del sentiero vicino alle pareti di calcare, già percorso all’inizio dell’escursione, arriveremo a poche decine di metri sotto la seconda parete e, questa volta svolteremo a sinistra per un sentiero più ampio che diventerà una piccola strada. La percorriamo mantenendo la sx fino ad arrivare sulla provinciale proveniente da San Dalmazio, che attraverseremo, seguendo l'indicazione di un cartello della rete escursionistica comunale che ci indica le “Buche Fiorentine”.(Approf: Buche fiorentine) Ci inoltreremo nel bosco fitto facendo attenzione a seguire le segnature per arrivare in breve tempo di fronte alla prima “buca”, una sorta di cavità carsica dall’ingresso praticamente verticale, poco conosciuta proprio per la difficoltà di accedervi. La grotta nasconde al suo interno, una suggestiva e affascinante sorpresa, inconsueta scoperta per le nostre zone e lo spettacolo unico delle stalattiti e delle stalagmiti che sfilano in una lunga apertura. Continuando il percorso, salendo ancora qualche metro per il viottolo, troveremo il grande ingresso della seconda 'buca', molto più conosciuta e visitata perché più accessibile. Sarà sufficiente seguire una ripida discesa di ciottoli per raggiungere il suo interno ed ammirarne la sua maestosità, dove i sorprendenti giochi di luce, attenuano appena l'oscurità che custodisce nutrite colonie di pipistrelli pendenti dalle rocce. (RESTA BEN INTESO CHE L’ACCESSO A QUESTE DUE GROTTE, IN SPECIAL MODO ALLA PRIMA, COSTITUISCE UN CERTO RISCHIO ED E’ PER QUESTO CHE PER ENTRARVI SAREBBE MEGLIO ESSERE ACCOMPAGNATI DA PERSONE ESPERTE, OPPURE OCCORRERA' AVERE CONOSCENZA E ATTREZZATURA PER SPELEOLOGIA. E' CONSIGLIABILE NON INTRODURSI ALL’INTERNO SENZA QUESTI REQUISITI!!!!) Continuando ancora a seguire il viottolo a monte della seconda grotta, per poche decine di metri, in prossimità di un maestoso leccio, si inizia a scendere e subito ci troveremo davanti a un paesaggio surreale: una grande e profonda gola larga qualche decina di metri, con alte pareti praticamente verticali, dove in alcune ore del giorno filtra una luce, che attraversando le fronde della fitta vegetazione, crea effetti davvero straordinari. Si tratta di grandi formazioni rocciose costituite da calcare detritico, con presenza di minuscoli fossili lamellibranchi, echinidi e alghe. Le parete praticamente verticali, sono ricoperte da una vegetazione tipica degli ambienti umidi, con la presenza di bellissimi esemplari di felci (Asplenium scolopendrium). La grande forra, dagli abitanti della zona viene chiamata 'i Chiassoni'! Senza grandi rischi, possiamo tranquillamente scendere ed attraversare tutto il canyon, per poi uscire risalendo dalla parte opposta, da dove svoltando a sx arriveremo in un campo di olivi. Lo percorreremo costeggiando con attenzione il margine sinistro, risalendo fino ad incontrare la recinzione a monte ed il cancello di ingresso al vicino podere, che richiuderemo accuratamente. Superata la recinzione prenderemo la strada bianca che in leggera discesa in poche centinaia di metrici ricondurrà alla provinciale dove abbiamo parcheggiato la nostra auto.
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